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lunedì, Maggio 13, 2024

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Annalisa Minetti, la guerriera implasmabile e dagli acuti fulminanti – INTERVISTA

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Ora e per sempre è la risposta dell’indistruttibile Annalisa Minetti al talent show di Rai Uno che l’ha messa a dura prova, sottoponendola alla forgia di icone di canto come Ornella Vanoni e Marcella Bella e al responso di un televoto ansioso di distruggerla dopo averla creata. Correva l‘anno 1998 quando – un pò alla Mahmood – si trasformò da aspirante cantante a nuova reginetta di Sanremo in un battito di ciglia. La duplice vittoria con “Senza te o con te” la catapultò dalle passerelle di Miss Italia allo showbiz a soli 21 anni. Da allora, nonostante l‘irreversibile blackout visivo di origine ereditaria, una vera e propria Wonder Woman.

Cantautrice, ma anche campionessa paralimpica, scrittrice e mamma di Fabio e Elèna Francesca, avuti rispettivamente dal calciatore napoletano Gennaro Esposito e dal fisioterapista barese Michele Panzarino. C’è chi si annulla e chi senza la facoltà della vista vive e si impone in più campi, senza retrocedere di un passo. Annalisa Minetti è, oggi più di ieri, un modello positivo da cui trarre esempio. Alle critiche di haters e colleghi ha reagito con uno sfogo ed un pianto per rinascere da se stessa e con una nuova consapevolezza, ovvero che nessuno può piacere a tutti, ma che ognuno ha la sua unicità. E lei è fiera di preservarne la propria: di donna-guerriero, dalla voce agrodolce e dagli acuti fulminanti. Niente e nessuno può scalfirla. Nemmeno il terz’ultimo posto della classifica finale di Ora o Mai Più, il talent salva-meteore vinto nella prima edizione da Lisa e in quest’ultima da Paolo Vallesi.

Pur rimanendo legata alla tradizione all’italiana, adora Mahmood e sogna Calcutta. Non a caso, ad un nuovo inedito firmato dal suo maestro di sempre Toto Cutugno, ha preferito dar voce a Roberta Carrese, cantautrice di nuova generazione lanciata da The Voice of Italy. Il suo nuovo singolo, il 20°, si intitola “Più in alto” ed è disponibile in radio e in digitale da lunedì 18 marzo. Successivamente, entro la primavera, uscirà anche il 5° album della sua carriera, supportato da Serena Basciani, la manager che dal 2004 ha messo in atto la sua rinascita, e prodotto da Stefano Tedeschi, compositore e chitarrista che l‘affianca nei suoi tour, dall’Italia al Canada. Aspira ad una nuova luce artistica Annalisa. Con il suo stile personalissimo e inscalfibile, da eterno diamante grezzo. E con il suo suono: un’onda di frequenze altissime destinata a infrangersi, sopra ad un cielo di nuvole, e a lasciare qualcosa di lei, nel bene o nel male.

minetti

INTERVISTA ad Annalisa Minetti

Amadeus è per la seconda volta alla conduzione di uno show Rai incentrato sul tuo rilancio musicale. Preferisci più la formula di Music Farm o quella di Ora o Mai Più? Cosa servì allora la tua partecipazione e cosa ti aspetti, invece, da questa?

Music Farm non poteva essere considerato un rilancio. Avevo 6 anni di carriera alle spalle, eravamo dentro con Marina Fiordaliso, Loredana Bertè, i Ricchi e Poveri, Riccardo Fogli… insomma buona parte di una fetta di musica italiana. Certo è che io, Silvia Salemi e Marco Armani, per esempio, ci siamo ritrovati a fare questo programma perché ci metteva di fronte ad un oggettivo fermo discografico e si poneva l’obiettivo di darci una nuova opportunità. Questo sì. Music Farm è stato un gioco, Ora O Mai Più è stata una montagna da scalare e non avrei mai pensato.

In merito alla formazione del cast dei concorrenti di Ora o Mai Più, Amadeus in un’intervista su Vanity Fair ha affermato: «La cosa più difficile è far capire loro che sono meteore quando sono convinte di non esserlo». A te dà fastidio l’appellativo o lo accetti serenamente?

Non ho sentito direttamente Ama dire questa cosa perciò non posso rispondere in modo preciso. Posso dire di che cosa abbiamo parlato quando mi hanno chiesto di partecipare. E in effetti io non mi sento una meteora, ma faccio sicuramente parte di una fetta di artisti che ha avuto una sola hit, e che quindi dopo un grande successo discografico non ha avuto modo di dare continuità e di rendere omogenea la propria carriera discografica. Non mi dà fastidio la parola “meteora” in sé, accostata al mio nome, no. Il discorso è diverso però se mi chiedi “Ti senti una meteora” e allora ti rispondo di no. Quando per 20 anni fai 40 concerti l’anno in piazza, sempre, senza mai saltare una stagione, è un po’ offensivo verso il pubblico che ti segue definirti “meteora”. Non mi sento una cantante affermata, non penso di avere vita musicalmente facile e so che la mia strada musicale dal 1999 in poi è stata ed è tuttora in salita. Ma la fatica non mi spaventa.

Antonella Arancio, talentuosissima meteora di Sanremo, ha polemizzato sul fatto che le sia stato impedito di fare un provino per Ora o Mai Più e che per il nuovo cast siano stati scelti cantanti che come te «partecipano abitualmente da anni ai principali programmi di punta di RaiUno». In una delle sue recenti interviste ha anche detto: «Trovo assurdo che la Rai non valorizzi i propri artisti. In questo senso è da ammirare Maria De Filippi. Lei è davvero capace di promuovere e lanciare gli artisti che escono dalle sue trasmissioni. E infatti molti dei cantanti usciti da Amici sono in gara a Sanremo. Al contrario, dei concorrenti della scorsa edizione di Ora o mai più non vi è traccia». Ha ragione?

Trovo questa polemica pretestuosa. Maria De Filippi fa un ottimo lavoro e lo fa a prescindere dalla casacca televisiva che indossa. Ora o Mai Più vuole provare un rilancio musicale di una serie di artisti diversi tra loro, ma lo fa comunque in tv, e risponde comunque alle regole della tv e degli ascolti, come tutti i programmi, e anche secondo queste regole vengono composti i cast. Quest’anno ci sono davvero delle complete e complesse personalità tra noi in “gara”. C’è il cantautore di razza che ricomincia da dove ha interrotto, la giovane stella che prova a ricominciare da sé dopo un inizio da baby star di un gruppo e tra questi ci sono anche io, che ho fatto della musica uno strumento di comunicazione. E per questo provo a riproporre la mia musica ed il mio messaggio anche attraverso uno quei pochi show di prima serata in cui ancora si canta davvero, dal vivo, con una meravigliosa orchestra, in mezzo a meravigliosi colleghi. Poi, al netto del parere de pubblico del web e di qualche detrattore seriale, se continuo in qualche modo ad esserci forse qualche merito ed un briciolo di talento lo avrò anche io… spero.

Pensi che Lisa vincendo la 1° edizione di “Ora O Mai Più” si sia presa anche una rivincita su di te che nel Sanremo del 1998 la battesti con un brano decisamente meno bello del suo? L’aggettivo che ha associato a te in una mia intervista è stato: «Simpatica». Non ti suona un po’ volutamente limitante? Tu con quale aggettivo ti definiresti e con quale, invece, definiresti Lisa?

Se Lisa ha preso quella opportunità come rivincita nei miei confronti non lo so. E se “Senza te o con te” era meno bella di “Sempre” non lo possiamo dire noi. “Sempre” era sicuramente un pezzo stupendo, però c’è da dire che “Senza te o con te” è rimasta nel cuore di tante persone per vent’anni e quando io la canto sento sempre quella stessa energia di 21 anni fa. La gente non è sempre poi così scema da amare sempre le cose più brutte, credo. Lisa io la definirei “brava”. Simpatica non lo so, non ho mai avuto il piacere di trascorrere tempo a scherzare con lei per poterlo dire, perciò non so neanche perché io risulti simpatica a lei, ne sono felice però. Se vuoi sapere invece, senza girarci intorno, se vivo la competizione con Lisa o con altre colleghe ti dico di no, davvero. È una cosa che negli anni non ho sviluppato e in ogni trasmissione di lunga serialità in cui sono stata ho stabilito rapporti buoni e continui con gran parte dei colleghi, uomini o donne. In particolar modo con le ultime due edizioni di Tale e Quale Show e con questa di Ora o Mai Più. Io, per quanto mi riguarda, amo definirmi resiliente.   

La seconda edizione di Ora o Mai Più ha, a sorpresa, un suo vincitore morale: Trottolino Amoroso. Gli attacchi a “Vattene amore” – a cui si sono dissociati solo Marcella e i Ricchi & Poveri – sono tornati indietro come un boomerang e l’hasthag #SiamoTuttiTrottolinoAmoroso è divenuto trend topic su Twitter. Come mai non hai preso le difese del brano e del suo autore Amedeo Minghi, pur avendo avuto l’onore di duettare con lui? Hanno fatto bene le sue figlie, Annesa e Alma, a pretendere le scuse e Scialpi a inveire contro Ornella Vanoni, la Rettore, i Pooh e l’intero programma tv? 

Ho chiamato Annesa la mattina stessa dopo la puntata. Ho chiesto scusa se per qualsiasi motivo la mia interpretazione avesse in qualche modo contribuito a dare un vestito peggiore al pezzo e ho dato tutta la mia solidarietà privatamente all’uomo, al padre e all’artista Minghi. Quando mi è stato chiesto, in diverse interviste, ho detto che sono rimasta quasi tramortita dal caso “Trottolino amoroso”. Detto questo, io sono stata in un cast di un programma che ha scelto come linea editoriale le scuse in diretta. Credo che cavalcare la polemica sarebbe stato strumentale e che la cosa migliore sia stata far tornare il maestro a chiarire là, dove si era creato l’equivoco, perché di equivoco si è trattato. Io posso dire che sono felice di averlo cantato, il resto è sotto gli occhi di tutti. Credo che alcuni coach siano involontariamente scivolati su una buccia di banana e che abbiano chiesto scusa.

Nella puntata riparatoria non sono mancate ulteriori pecche. È vero quel che ha detto Toto Cutugno, ovvero che Minghi pretende di essere chiamato Maestro? La figlia di Minghi, Alma, ha replicato così su Facebook: «A chiamare maestro mio padre fu Pippo Baudo anni e anni fa. Lui non si fa mai chiamare Maestro. Mai. Sono gli altri che lo chiamano così da sempre. Ma Pippo Baudo capisce moltissimo di musica, non è il primo arrivato. Quindi se lo ha chiamato così un motivo ci sarà no? Poi sapete, l’invidia e lo share fanno dire tante cose, moltissime cose, troppe cose. Cutugno hai detto una… str… cazz… bugia colossale. Aggiungo anche un aneddoto. Ad una serata non ricordo dove, mio padre incontrò il Maestro Morricone e quest’ultimo, rivolgendosi a mio padre gli disse: Buonasera Maestro! Mio padre imbarazzato davanti al genio e alla bravura di Morricone disse: No, no, è lei il Maestro non io!  E Morricone: No, no, è lei. Tra geni ci si riconosce! Tra mediocrità no».

Perdonami, in questa ulteriore polemica preferisco non scendere perché non penso che sia utile. In ogni caso, per come ho visto il Maestro e per come conosco l’educazione di Annesa, credo che sia un Signore, che lo sia stato in occasione dello spiacevole episodio e che abbia dimostrato indiscutibile onestà.

“Vattene amore” è un brano tutt’altro che semplice, sia per la ricca struttura musicale di Minghi sia per il testo altamente poetico di Pasquale Panella. Non a caso, a suo tempo, Mietta venne preferita a Ornella Vanoni per la difficoltà vocale e interpretativa. Non hai avuto paura del confronto con l’interprete originale e di scivolare, come già accadde in passato a Silvia Mezzanotte ad Amii Stewart, nell’effetto “Zecchino d’Oro”?

Sinceramente no. Sentivo la responsabilità di interpretare un brano che è nel cuore e nel costume del Paese. E sentivo forte l’imprinting ineluttabile di Daniela sul brano, perciò ho cercato di fare del mio meglio. Non è stata una delle mie prove migliori ma ce l’ho messa tutta, soprattutto per rispettare la versione originale.

Tra tutti i tuoi brani finiti nel cestino delle varie commissioni selezionatrici del Festival di Sanremo qual è quello più recente e qual è, invece, quello che avrebbe maggiormente meritato quel palco?

Mi dispiace tanto non aver portato “In volo”, il brano che ho scritto mentre preparavo le Olimpiadi di Londra. Il più recente e ultimo tentativo è stato con un brano molto intimo che si chiamava “Sarà domani” e che avevo scritto dopo un evento per me molto triste. Fu la più cocente esclusione, infatti ho poi scelto di non cantare più quel brano e non mi sono più presentata. Fu in occasione del primo Festival di Carlo Conti.

Quali sono i “promossi” e i “bocciati” di Sanremo 2019 secondo Annalisa Minetti?

Io promuovo Simone Cristicchi, Daniele Silvestri, Laredana Bertè e Mahmood. Boccio la reazione di Ultimo e musicalmente è molto lontano da me Achille Lauro.

Pensi che la polemica sul conflitto d’interessi del direttore artistico Claudio Baglioni, contrattualmente legato alla Sony Music e all’agenzia di booking Friends and Partners, sia stata esagerata o ingiustamente sottovalutata dalla Rai?

Credo che quel processo, fatto a lui e a loro, dovrebbe essere costante e meticoloso allo stesso modo per tutti i precedenti e i successivi. E credo che sia anche giusto vedere quali conflitti verso Claudio Baglioni e Ferdinando Salzano abbiano tutte le persone che hanno cavalcato l’onda di questo conflitto di interessi… se andiamo a fondo secondo me arriviamo a scoprire che c’è qualche dente avvelenato di troppo.

Mahmood ha raggiunto il tuo primato, vincendo contemporaneamente la categoria Giovani e la categoria Big dello stesso Festival. Per lui anche il Premio della critica Mia Martini e il Premio Jannacci per la “Miglior interpretazione”. Che ne pensi del suo exploit? Uno schiaffo all’Italia razzista e omofoba?

Per me lui e bravo, il pezzo è forte, meritava di vincere. Le polemiche che gli hanno costruito intorno non vanno considerate perché questo ragazzo è italiano, la sua canzone è bella e con chi dorme la notte sono fatti suoi.

Ultimo contesta un sistema di voto che, se fosse stato adottato nei Festival passati, avrebbe tolto il leoncino anche a tanti ex vincitori non amati dai critici musicali come te, Povia, Marco Carta, Valerio Scanu, Emma, i Modà e Il Volo. Pensi sia giusto ritornare, come hanno auspicato anche i politici più populisti come Matteo Salvini e Luigi Di Maio, alle vittorie decretate solo ed esclusivamente dal televoto?

Allora… ogni Festiva è a sé e la sua linea viene dettata dalla direzione artistica. Il mio Sanremo è stato molto popolare e io ho vinto perché sono capita nell’anno giusto per me, è stata fortuna. Questo non vuol dire però né che il pubblico abbia sempre ragione né che la giuria di esperti premi qualcosa che alla gente non piace. “Soldi” è primo ovunque. La gente ama questo brano e quindi questa giuria, questa sala stampa e parte di questo televoto hanno avuto ragione. Io a Ultimo dico solo che la signora Fiorella Mannoia ha perso contro “Occidentalis Karma” perché è stato un pezzo che ha stregato la gente e parte della critica, ed è andata in sala stampa a celebrare la vittoria di Francesco Gabbani. Ecco, Ultimo poteva prendere spunto. Per quanto riguarda il fenomeno giovani-big sono anni che i giovani della “cantera” di Carlo Conti mietono successi e per questo va dato atto a Carlo del lavoro che fa sia per la musica sia per la discografia sia per la tv in Italia. 

La petizione online di dare il premio alla carriera di Sanremo a Peppino Di Capri – che assieme a Toto Cutugno, Albano e Milva detiene il record di partecipazioni – è stata cestinata da Claudio Baglioni. Al suo posto ha preferito premiare un altro artista napoletano, Pino Daniele, che ha lasciato un vuoto incolmabile nella canzone italiana ma che a Sanremo ha partecipato solo una volta come ospite e solo una volta come autore, mai come concorrente. È giusto che Sanremo premi chi l’ha sempre snobbato e che allontani dal palco proprio gli artisti che hanno fatto la sua storia?

È giusto che Sanremo premi la musica italiana ed è giusto che il direttore artistico lo faccia portando la sua impronta. Lo ha fatto Pippo Baudo, lo ha fatto Gianmarco Mazzi, lo ha fatto Paolo Bonolis, lo ha fatto splendidamente Carlo Conti ed era giusto che lo facesse anche Claudio Baglioni.

A chi affideresti la direzione artistica di Sanremo 2020 e perché?    

Un nome solo: Carlo Conti. Per me è lui il futuro di Sanremo e della Rai. Perché è bravo come pochi, conosce la musica, la tv e la radio. Conosce le dinamiche televisive, conosce i tempi televisivi e allo stesso tempo rispetta tutti senza dimenticare il gusto del pubblico. Per me non solo dovrebbe tornare Carlo, ma dovrebbe farlo a tempo indeterminato.

Grazie a Toto Cutugno sei riuscita a tornare al Festival altre due volte: in gara con “Come noi nessuno al mondo” e come ospite con “Un falco chiuso in gabbia”. L’averlo ritrovato come coach ad “Ora O Mai Più” non è stato ripetitivo? Chi avresti preferito al suo posto?

È uno dei pensieri che ho fatto, in queste settimane difficili. Forse avere di fianco una figura nuova avrebbe rimescolato le carte davvero e mi avrebbe dato nuove sfide. Ciò non toglie che ho amato lavorare questi mesi di nuovo con Toto ed ho ritrovato la sua onestà, il suo affetto e la sua paterna complicità. Io avrei scelto la divina: Ornella Vanoni.

Stefano Borgia ha scritto la tua “Nell’ombra e nel sole”, ma anche “Le mamme” che hai cantato ad Ora o Mai Più in duetto con il tuo coach Toto Cutugno. Ha fatto bene a pretendere che dopo trent’anni Toto Cutugno smettesse di attribuirla solo a se stesso?

Credo che Toto non lo abbia fatto per togliere qualcosa a Stefano, anche perché come ha detto giustamente lui il pezzo è depositato con doppia firma. Credo che Stefano abbia fatto bene ma Toto era decisamente pacifico. Ti dirò… avevamo anche chiesto di farmi fare un duetto con Stefano Borgia ad Ora o Mai Più per interpretare insieme il brano che lui ha scritto per Mina, “Portati via”, perciò figurati se Toto può avere qualche problema a riconoscergli la co-paternità del pezzo.

Tra gli autori dei tuoi brani, oltre a Stefano Borgia e Toto Cutugno, anche i Pooh, Ron, Biagio Antonacci, Eros Ramazzotti, Enrico Ruggeri, Massimo Luca, Kaballà, Mariella Nava e Grazia Di Michele. Qual è il brano che più ti ha valorizzato fino ad ora e l’autore che vorresti aggiungere alla tua discografia?

Oggi amo molto Calcutta, credo che scriva davvero da Dio. Il brano che più mi ha valorizzato non te lo posso proprio dire, ho avuto la fortuna di interpretare brani scritti per me d questi mostri ed ognuno di loro mi ha lasciato un pezzo di vita.

Crediti Cover “Più in alto” di Alessandra Paravano

Ora O Mai Più sta mettendo in gioco il tuo rilancio discografico. Com’è stata la scelta dell’inedito, “Più in alto”, e quali fattori l’hanno determinata?

Quando abbiamo parlato dell’inedito è arrivato davvero tanto materiale. Ma io in questo periodo ho lavorato molto, ho scritto, ho passato mesi e mesi in studio. La mia vita da musicista ha preso una direzione tale per cui farmi dare un brano ‘x’ e metterci la voce sarebbe stato davvero un delitto. Perciò ho scelto di fermarmi su un brano di Roberta Carrese, una giovane cantautrice che ha collaborato per breve tempo con il mio team. Ascoltavo questo brano e sentivo che venivo raccontata, come per magia. Perciò ho chiesto alla mia manager di poter provare a farlo mio, cucirmelo addosso, e quando l’ho indossato ho scoperto che era come se fosse nato sempre per me. Ogni volta che lo canto o lo sento io sento la magia. “Più in alto” è stato un piccolo miracolo.

“Dove il cuore batte” è il singolo che ha preceduto il tuo nuovo lavoro. L’album intero lo hai posticipato per “Ora o mai più”? Puoi darci qualche anticipazione?

Esattamente. Adesso avremo l’uscita del singolo e in primavera finalmente l’album. Sarà un album che parlerà dell’importanza dell’altro, perciò ci saranno dei duetti speciali. Uscirà insieme al mio nuovo libro ed insieme alla presentazione di un grande evento sportivo. Tutto ricomincerà da qui. Ora e per sempre.

Il tuo personalissimo modo di cantare divide: o lo si ama o lo si odia. Le critiche che ti hanno rivolto tutti i coach, compreso Toto Cutugno, le hai trovate costruttive? O pensi che il demolirti in toto per stravolgere il tuo approccio vocale e interpretativo ti abbia solo resa più debole al televoto?

Credo che io divida, sì. Non è una cosa che amo ma mai come ora ho capito che è proprio così. Allora: non mi importa di aver mancato il plebiscito al televoto e non credo sia dipeso da quei giudizi. Credo piuttosto che io sia uscita per quella che sono in 2/3 esibizioni al massimo e questo ha messo un diaframma tra me e la totale buona riuscita dell’operazione Ora o Mai Più.

Non ti ha infastidito sentirti dire da Ornella Vanoni che nelle note alte sei stridula, che dovresti prendere esempio da Barbra Streisand e che Silvia Salemi è non solo la miglior voce, ma anche l’unica vera interprete dell’edizione?

No, non mi ha dato fastidio. Ha ragione la Vanoni quando dice che non puoi esporti al giudizio e poi rifiutare il giudizio. Io accetto tutto, ma questo non vuol dire che sono d’accordo. Lei dopo l’esibizione di “Almeno tu nell’universo” mi ha detto delle cose belle e questo vuol dire molto per me, per una ragione: perché quella è stata la prima esibizione di Annalisa Minetti in Annalisa Minetti. Le altre erano inficiate da problemi tecnici, tonalità ardite, stati d’animo complicati. Silvia è una meravigliosa interprete, il paragone con lei non mi offende, siamo da sempre amiche e colleghe di mille battaglie musicali, il confronto c’è da sempre. A volte ha valorizzato più me, a volte lei. Barbra Streisand come paragone poi mi sembra un must, tutte dovremmo aspirare ad avere quella classe… quindi non ci vedo nulla di offensivo.

C’è chi dice che la tua condizione da non-vedente ti ha agevolato nella vittoria di Sanremo 98 e che successivamente è emersa una spocchia caratteriale che ti ha penalizzato. Pensi che la voglia di riscatto personale e la grande forza e spirito d’animo che hai nell’affrontare la quotidianità abbia influito nell’alterare l’immagine che gli altri possono percepire di te o, come dici tu, tale percezione è legata al fatto che la gente si dimentica del tuo stato?

C’è da chiarire una cosa su quel che ho detto. Quando avete visto quello sfogo rispondevo a delle specifiche domande sul televoto e sui commenti della pagina Facebook della trasmissione. Però quello dicevo: “Non dimenticate che non vedo”. Se mi accusate di non guardare chi canta con me, se mi accusate di non leggere bene le parole, se mi accusate di essere poco interattiva con le telecamere allora vi dico “Oh ragazzi, non ve lo dimenticate che io non vedo” e che a differenza di miei colleghi cantanti non vedenti, io non sto salendo per cantare e scendere dal palco andando via. Sto partecipando ad uno show (una gara se vuoi) con 3 ore di diretta, in cui sono dentro uno spazio che non ho mai visto, con intorno persone che non ho mai visto e non sapendo cosa succede se qualcuno non me lo dice. E questo è un discorso. Nulla ha questo a che vedere come cantante, posso piacere o non piacere. In quello sono come tutti i cantanti. Ho vinto Sanremo io, lo ha vinto Aleandro Baldi, lo ha vinto Andrea Bocelli. E lo ha vinto Giorgia, lo ha vinto Elisa, lo hanno vinto i Jalisse, Gabbani, gli Avion Travel. Io non ho nessuna spocchia, ho un carattere e come tutti quelli che sono un po’ più esposti, tra social e tv, posso piacere o risultare indisponente. Non dimentichiamoci anche che da vent’anni io ho anche un mio pubblico e che quotidianamente ho tante persone che mi seguono e mi vogliono bene, mi incoraggiano sportivamente e artisticamente. Non so chi pesi di più sulla bilancia, se gli haters o i supporter, ma esistono entrambi grazie a Dio.

La componente reality dei tre programmi tv a cui hai partecipato (Music Farm, Tale e Quale Show e Ora O Mai Più) è riuscita a mettere in luce la vera Annalisa?

Sì. Sempre. Non c’è qualcosa di me che non sia uscito in questi tre programmi. Addirittura a Tale e Quale ho anche portato avanti la mia seconda gravidanza, più reale di così! (Sorride, ndr)

Prova a descriverti attraverso un’immagine che hai depositato nella tua memoria.

La strada che ho percorso per arrivare all’altare da Michele. Una lunga strada, sotto braccio a mio padre, verso la felicità. È tutta la mia vita questo.

minetti

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