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giovedì, Novembre 30, 2023

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Ora BASTA… o mai più – Il nuovo format musicale su Rai 1 è il più brutto di sempre

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Il “BASTA” va inserito obbligatoriamente nel titolo del format musicale più brutto di sempre. L’anno scorso avevo visto una puntata di questo format estero, non chiedetemi se spagnolo o filippino, tanto ormai siamo esperti di import televisivo di infimo livello proveniente da ogni angolo del pianeta.

Eppure la puntata che avevo visto mi aveva fatto ridere, forse perché non conoscevo i cantanti partecipanti, ma nel suo orrore (citazione di Marlon Brando nei panni del colonnello Kurt) c’era qualcosa di estremamente comico, magari involontario, ma piacevole. Invece noi italiani prendiamo maledettamente sul serio anche la tv, per cui eccoli lì i giurati zombie divisi tra streghe dell’orrore come la Bertè e Patty Pravo sempre più somiglianti a Ozzy Ousbourne e Iggy Pop e i bravi ragazzi coi capelli bianchi, Michele Zarrillo e Red Canzian, educati come le voci di Trenitalia quando annunciano ritardi di tre ore aggiungendo “Ci scusiamo per il disagio”.

Ed eccole lì anche le meteore canore con la scorta degli inediti che nessuno comprerà mai. Anche loro hanno passato i cinquant’anni. Chi aveva i capelli come Armani ora è pelato come una scatola di pomodori. La Valeria Rossi passata alla storiella della canzone per un tormentone estivo orrendo, sembra ci creda ancora, infatti nasconde l’incazzatura per il basso punteggio ottenuto. Il colpo gobbo di questo vituperato show sono i Jalisse. Ma scusate la mia ignoranza. Fanno ancora serate? Io un manifesto loro, anche nella più nascosta provincia, non l’ho mai visto, neanche alla sagra del gnocco fritto. Lei però gnocca lo è ancora e si dà un gran da fare a dimostrare che ha voce e che i fiumi di parole sono stati un incidente di percorso.

Ma siamo seri…. questi qui, tra giudici e concorrenti, non sono tutti colleghi? Come fai a farti giudicare dai colleghi? Ok in un ufficio qualsiasi o alle Poste è normale, ma in uno show del sabato sera è davvero umiliante. Sembra una partita a calcio tra sfigati e chi campa ancora di Siae. Tra precari e assunti a tempo indeterminato. Di spaventoso c’è tutto: la gara, le aspettative, la scenografia, il pubblico, le giacche con le paillettes (esistono ancora ?), gli arrangiamenti, i suoni più vecchi del bisnonno di Mattarella, e poi la conduzione di Amadeus che almeno musicalmente, dovrebbe decidere di cambiare nome seguendo l’esempio di Jovanotti.

Amadeus alla fine, prima della proclamazione del vincitore, ringrazia tutti… persino il direttore di rete e il direttore generale, manco fosse a una convention della Rai. Ma santo cielo… l’avete mai visto fare a Walter Chiari? A Corrado? A Raimondo Vianello? C’è bisogno di ringraziare chi ti paga davanti alle telecamere? No, però Amadeus lo fa sgranando i suoi occhioni compiaciuti.

E vabbè dai è normale, direte voi. Certo. E’ proprio questa normalità che ci costringe ad accettare tutto, persino i capelli celesti della Bertè e la fisiognomica di Patty Pravo con il naso alla Michael Jackson, gli occhi di un Manga, le labbra e i capelli di Donatella Versace e la fronte di marmo di Carrara. E vabbè, stai a vedè il capello, direte voi. In effetti i capelli li vedo… ma quelli più normali sono quelli che sono caduti. Quelli della Berti hanno un colore misto tra il sanguinaccio e il rame dei binari che hanno trovato sottoterra alla stazione ferroviaria di Colico. Quelli di Red Canzian sono un mistero come il segreto di Fatima. Una volta gli chiesi. “Ma come fai ad avere ancora così tanti capelli?”. E lui gentilmente mi rispose: “Li curo molto”. Bravo davvero, come bravo è ancora Fausto Leali, uno che non se la tirerebbe neanche se Trump lo invitasse alla Casa Bianca.

Ma look a parte quello che fa diventare questo show come il film di Romero, “La notte dei morti viventi”, è il trattamento riservato alla musica. Ma perché dev’essere sempre una vittima sacrificale? Cosa hanno fatto di male i grandi maestri della musica italiana, dall’Ottocento a oggi, per vederla sfruttata in questo modo? Neanche le pentole e i materassi ricevono in tv un trattamento così umiliante come le canzoni, che frame dopo frame, in quel contesto da film horror, non sono più canzoni, ma brandelli di ugole, dita mozzate, lingue tagliate, moncherini musicali… è già perché gli inediti di regola, devono durare un minuto e mezzo circa, sennò rompono i coglioni.
Che grande idea… quindi la stesura com’è? Semplice, una strofa e un ritornello ripetuto fino allo scadere del tempo.

Canzoni bonsai direbbe Iacchetti, ma lui aveva il merito e la genialità di farle durare 20 secondi al massimo, questi invece ci credono sul serio. Vi immaginate un idraulico che si sente dire dal cliente: “Senta quel tubo dello scarico me lo fa più corto di 60 centimetri?”. “E ma così non arriva al muro”. E il cliente: “Si ma va di moda, fa format”.

Ora o mai più” però un merito ce l’ha. La musica in tv ha toccato il fondo. Più in basso di così, non si può che risalire faticosamente, fino alla cima, dove finalmente si potrà cantare “Sono fuori dal tunnel”. Però nell’attesa arriverà un altro format musicale. Un contest coreano, in cui dei tutor medium, faranno cantare dei musicisti defunti tramite seduta spiritica. Agli eliminati, verrà cambiata la pagina wikipedia.

Il vincitore invece avrà diritto a un nuovo tour di successi, tramite un ologramma che proietterà sul palco la sua immagine da vivo, non dal vivo, da vivo. Buona visione. Ah dimenticavo… la regia sarà di Dario Argento.

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