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giovedì, Maggio 16, 2024

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MINA: “Maeba” è un abbraccio caloroso e ben riuscito tra presente e futuro – RECENSIONE

Mina è uscita con il suo nuovo album in studio Maeba, prodotto dal figlio Massimiliano Pani per l’etichetta Pdu, e distribuito dalla Sony Music.

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La logica vorrebbe che io vi parlassi del nuovo album di Mina, quel monolite alieno che da qualche giorno ha invaso i pensieri di fan e non, generando reazioni da “cani pavloviani”. Ma parlare dei monoliti non è affatto facile e io non ho la forza creativa e immaginifica di Stanley Kubrick. Ecco perché, sento il bisogno di buttare giù due righe introduttive necessarie a spiegare che qua non si parlerà di musica, ma di cuore, neanche fossi un cardiochirurgo.

Mina è Mina (leggi intervista all’artista) – e con questo assunto inattaccabile (ancora, il monolite) alla Baudo, già potrei chiudere – la sua voce è stata studiata, analizzata, vissuta e sezionata, in articoli e libri delle più varie estrazioni, ma nessuno è mai riuscito a descriverne fino in fondo, le potenzialità. Perché quella di Mina non è solo una voce, è un delitto perpetrato ai danni delle colleghe, è un nonsoche che parte direttamente da dentro e dentro arriva. Dal suo dentro di enorme interprete, al nostro di esaltati fruitori. Roba da iniziati, insomma. Roba d’altri tempi.

Ma veniamo a noi e guardiamoli in faccia questi tempi. I nostri, intendo, non i suoi.

Ci lamentiamo continuamente dell’artificio cui veniamo obbligati, della mancanza di amore, di pathos, di eros, di qualcosa cioè, che ci fa scombinare i piani, inclinare i quadri, soffocare il sangue. Qualcosa che abbia il buon gusto di risvegliarci dal torpore e arrivarci dritta dritta all’anima.

“Maeba” (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo) ci riesce? È troppo presto per dirlo, ma il suo intento è quello, le armi che usa sono atte a quello scopo e il fatto che si muova su più registri, saltellando leggiadramente tra il funky, il rhythm’n’blues e il jazz, con arrangiamenti diversi e ben curati, dall’acustica di “Volevo scriverti da tanto”, ai suoni più contemporanei e elettronici de “Un soffio”, curati dallo stesso autore e di cui parleremo più avanti, ne sono testimonianza.

Già il fatto che il primo singolo scelto per promuovere il lavoro, sia cosi delicato, così impalpabile, con la chitarra acustica quasi sussurrata e poco altro in più a raccontare un’assenza, è esemplare.

mina

Leggo, in giro, critiche dirette alla troppa classicità e io, dal niente da cui scrivo, con la libertà che mi viene concessa, con la giusta distanza dalle mie riflessioni, mi faccio qualche nemico e dico che oggi, così sommersi dalla plastica, sentirci sbattere in faccia sentimenti e suoni veri, crea un effetto straniante. Per cui, plauso alla scelta e avanti così.

Che poi, criticare Mina, alla soglia dei settantotto anni e dei 72 album, con la consapevolezza che è l’unica a scegliere i brani in base al gusto personale e non ai meccanismi logori della discografia, indifferente ai nomi altisonanti e alle raccomandazioni, lo trovo fuori luogo.

Certo, tutti ci aspetteremmo quel qualcosa in più, quel guizzo d’artista che la consacri definitivamente e la smarchi dal pop (io, ad esempio, vorrei sentirla nuda e cruda, alla Cash, ma sarebbe bello anche un album sperimentale, innovativo, alla Bjork), ma perché Mina dovrebbe ascoltare le mie richieste e non quelle che le dettano i suoi gusti e i gusti dei suoi fan più affezionati? Oltretutto, con la consapevolezza che ciò che dona a quei fan, è comunque roba di alto livello.

Non tutto è perfettamente a fuoco, o meglio, non tutto rispecchia i gusti di chi scrive.

La cover di “Last Christmas”, ad esempio, pur con radici ben piantate nel jazz, e quindi lontana mille miglia dall’originale, ha l’aria del mero esercizio di stile. Diverso discorso, invece, per l’altra cover, ovvero la riproposta, in una chiave molto vicina a quelle che erano le origini da cui è nato il rock’n’roll, di “Heartbreak hotel” di Elvis Presley.

Ma parlavamo di scelte, e quindi di autori. Anche in “Maeba”, come in tutti i suoi lavori precedenti, troviamo nomi riconosciuti e spendibili (Paolo Limiti su tutti, alle prese con il testo di “Il mio amore disperato”, di Alberto Anelli, bella anche se di fattura forse un po’ datata), come Marco Ciappelli (“Argini”), Giorgio Calabrese (“Al di là del fiume”) e addirittura Paolo Conte (“‘A minestrina”, ma di lui già ricordiamo in passato “Miele su miele”), affiancati a autori meno conosciuti, anche se più o meno, già alla sua corte. Tra questi, un posto d’onore va a Franco Serafini, che firma ben tre brani e che introduce all’arte la figlia, firmataria del testo della bella “Troppe note”.

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Citazione a parte per “Il tuo arredamento” (vedi il video sopra), scritta dal napoletano Zorama, ovvero Mariano Rongo, componente del trio di rock teatrale LeMUVAZò, meravigliosamente arrangiata dal fido Serafini e per lo splendido lavoro operato su “Un soffio”, forse il brano meno mazziniano e più originale, scritto da Davide “Boosta” Di Leo, già conosciuto per la sua permanenza nei Subsonica e dallo scrittore Luca Ragagnin.

“Un soffio” potrebbe essere, collegandomi con ciò di cui parlavo sopra, un punto di partenza per la Mina di domani, un abbraccio caloroso e ben riuscito tra presente e futuro, in un linguaggio che potrebbe unire e far scoprire questa immensa artista alle nuove generazioni.

Lavoro di gran classe, quindi, che dimostrerà il suo valore con il passare del tempo, un classico in scia con ciò che Mina ci ha sempre proposto, ben suonato dagli ottimi musicisti coinvolti e ben progettato dal condottiero Massimiliano Pani che, come sempre, veste la madre con gli abiti dalle stoffe più pregi.

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Cover dell’album

TRACKLIST di MAEBA – MINA

Volevo scriverti da tanto (Maria Francesca Pulli – Moreno Ferrara)
Il Mio amore disperato (Paolo Limiti – Alberto Anelli)
Ti meriti l’inferno (Federico Spagnoli)
Il Tuo arredamento (Zorama Mariano Rongo)
Argini (Marco Ciappelli, Francesco Sighieri – Emanule Fontana, Marco Ciappelli, Francesco Sighieri)
Last Christmas (George Michael) – COVER
‘A Minestrina feat Paolo Conte ( Paolo Conte)
Heartbreak Hotel (Max Axton – Elvis Presley, Tommy Durden) – COVER
Al di là del fiume (Giorgio Calabrese – Franco Serafini)
Troppe note (Viola Serafini – Franco Serafini)
Ci vuole un po’ di R’N’R’ (Andrea Mingardi – Maurizio Tirelli, Andrea Mingardi)
Un Soffio feat Boosta (Luca Ragazzini – Davide Dileo “Boosta”)
Another day of sun – Ghost track 

Il disco (per l’etichetta Pdu, e distribuiti dalla Sony Music) ,è disponibile in 3 versioni, CD digipack, edizione limitata Vinile black (1500 pezzi) e esclusiva Amazon Vinile picture (500 pezzi).

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