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venerdì, Luglio 26, 2024

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Maurizio Meli, patron del Premio Lucio Dalla – INTERVISTA

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Con la vittoria del cantautore veneziano Bruno Sponchia è calato il sipario sulla settima edizione dell’unico vero Premio in omaggio all’indimenticabile Lucio Dalla.

La 3 giorni del Premio Lucio Dalla 2019 ha tenuto col fiato sospeso, tra grandi sessioni di lavoro da parte dello staff e degli artisti in concorso, fino alla premiazione del brano vincitore intitolato “La presenza”. Il secondo posto è andato agli Alibi, gruppo di San Marino composto da Enrico Evangelisti (voce e tastiera), Alessandro Zonzini (chitarra), Riccardo Gasperoni (basso) e Leonardo Canghiari (batteria e percussioni). Il leccese Simone Perrone, in arte Blumosso, si è dovuto accontentare del terzo posto con “Considerazioni sulla vita” nonostante i favori della critica musicale (clicca qui per leggere la recensione dell’album “Un Baule di personalità multiple”). Il Premio della Critica se l’è aggiudicato il torinese Massimiliano Manuguerra con “Immaginare”.  Sono stati inoltre premiati per l’accesso alla Vetrina di Premio Lucio Dalla a Sanremo 2020 Stefal Damiani di La Spezia, Anna Nani di Rovigo e Valentino Prato di Napoli. Ulteriori riconoscimenti: il “Premio Speciale Licei Musicali Italiani 2019” alla pianista magentina Maria Chiara Cascone e la menzione per il giovane scrittore romano Homar Iafisco che ha presentato il libro “Contro Asmodeo”.

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Io e Topolina festeggiamo la vittoria del premio Lucio Dalla. Mentre partecipavo al premio pensavo ad una sua frase presa dal brano 'Canzone' : "Canzone, cercala se puoi, dille che non mi perda mai, vai per le strade fra la gente". La cosa più bella per un artista è proprio quella di arrivare alla gente. Ogni vittoria così come ogni sconfitta ha la grandezza delle persone con cui ti confronti. Una gran parte del valore di questa vittoria viene dalla presenza di @blumosso e Massimiliano Manoguerra, artisti che mi hanno particolarmente raggiunto, e nei loro confronti sarebbe stata onorevole anche una sconfitta. Voglio ringraziare tutto lo staff del premio Lucio Dalla, in particolar modo Maurizio Meli e tutti i partecipanti. Grazie a tutti, un abbraccio PS: dedico questa vittoria a @nvcnt che da molto forse troppo tempo mi sopporta e mi supporta. #musica #canzonedautore #premo #luciodalla #canzone #musicadalvivo #musicaleggera #musicaitaliana #cantautore

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A decretare la classifica finale sono stati: Rolando D’Angeli, tra i più importanti produttori discografici italiani e presidente di giuria, Massimo Abbate, presidente del Festival di Napoli, Nicola Vizzini del Premio Renato Rascel e Alfonso Stagno, noto produttore tv nazionale. La commissione interna e la giuria della finalissima del 19 Ottobre all’Auditorium Santa Chiara di Roma si sono dichiarate imbarazzate per Il generale livello di qualità, tant’è che lo scarto di voti tra una posizione e l’altra della classifica finale è stato minimo. Il patron Maurizio Meli – che porta avanti come una sorta di missione il progetto artistico in omaggio al grande Maestro e Poeta scomparso – si è auspicato di riuscire ad estendere da 3 a 4 giorni la prossima ottava edizione, programmata per Ottobre 2020. Di seguito la mia intervista per scoprire di più.

INTERVISTA a MAURIZIO MELI

Maurizio cosa l’ha spinta a fondare il Premio Lucio Dalla e qual è il bilancio di questi primi 7 anni di vita?

L’amore e l’amicizia decennale con Lucio fin da tenera età. Per spiegare poi tutti gli intrecci dovrei scrivere un libro contenitore dal 1975 ad oggi. Il bilancio è sicuramente positivo se consideriamo atteggiamenti ostili dei media nazionali e altri soggetti poco corretti. Io e il mio staff, unitamente a tantissimi artisti, ci sentiamo come in una grande famiglia e interagiamo per vari motivi, pareri, consigli e condivisioni professionali come fossimo un’associazione di fatto. Quindi il bilancio umano e professionale è assolutamente positivo.

Chi ti piace ricordare di tutti i vincitori di queste 7 edizioni?

Tra i vari vincitori di varie categorie un cenno di ulteriore merito per l’amicizia mantenuta nel corso degli anni va a Walter Piva, William Manera, Antonello Frongia, Rosario Le Piane, Francesco Mecco Villani, Giovanni Artegiani , Andrea Lelli, Stefano Del Rosso, Giorgio Spinelli, Franco Calvia, Giovanni Artegiani e vari altri. E poi ci sono gli artisti di quest’anno dal vincitore Bruno Sponchia agli Alibi e Blumosso (Simone Perrone) passando per la critica a Massimiliano Manuguerra e i premiati alla vetrina del Premio a Sanremo 2020 Stefal Damiani, Anna Nani e Valentino Prato. Tutti cantutori di nicchia ma di grande spessore.

Il settimo vincitore a mio parere sarebbe dovuto essere Blumosso, uno dei cantautori indie più talentuosi e più ispirati da Lucio. Ha gareggiato con un vero e proprio gioiello pop: “Considerazioni sulla vita”. Come si sono svolte le selezioni e chi ha decretato il vincitore del prestigioso Premio?

Tu sei un grande tifoso di Blumosso e lo sono anche io. Non lo dico per la circostanza del caso ma la scorsa notte mi sono vegliato con la sua canzone in testa in una pausa notturna. Blumosso è cantautore e profondo menestrello. Meritterebbe porte aperte oltre le quali non posso andare ma certamente è di grande valore. E il mercato dovrebbe davvero accorgersi di lui. Io e il Premio siamo dei canali comunicativi soprattutto per stimolare la curiosità dei vertici discografici nazionali. Abbiamo fatto un buon lavoro di laboratorio laddove gli artisti si sono distinti per il proprio valore. Per effetto poi di rinunce dell’ultimo momento il numero si è ridotto consentendo a me e la commissione interna di non escludere nessuno dalla serata di finalissima sul palco del Santa Chiara. Il resto l’ha fatto la giuria di turno presieduta dal grande produttore discografico Rolando D’Angeli e composta da importanti personaggi come Massimo Abate (presidente del Festival di Napoli), Vizzinni del Premio Rascel, Alfonso Stagno produttore televisivo nazionale, Manuel Auteri e Andrea Lelli della commissione interna. Insomma una super giuria di qualità e professionalità.

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Quindi il livello dei concorrenti che si sono sfidati all’Auditorium Santa Chiara di Roma è stato buono? Sono stati assegnati altri premi, oltre a quello per il Primo Posto?

Il Premio cresce di anno in anno e con esso il livello di qualità. Noi della commissione interna eravamo mesi che ci dicevamo che la giuria di Finalissima sarebbe stata imbarazzata e questo è successo per effetto del generale alto livello dei brani in concorso candidati e delle risicatissime differenze tra le valutazioni. Oltre al 1° classificato Bruno Sponchia c’è anche Blumosso come accennato prima. Un cenno particolare lo rivolgo a Massimiliano Manuguerra che si è strameritato il Premio della critica per il quale c’è stato il parere favorevole unanime.

Tra tutti i cantanti emergenti che hanno partecipato al Premio Lucio Dalla, chi, più di tutti, meriterebbe un posto al prossimo Sanremo Giovani?

Tutti i giovani a pari merito. Perdonami però se ti dico che non credo a questa piattaforma quale maggior realtà per far emergere i veri talenti. Anzi, spesso rischia di diventare una trappola per tanti aspetti. Ho visto molti giovani illudersi, pensare di essere arrivati e addirittura smettere l’attività artistica per delusione da esclusione. Mi piacciono i concorsi seri non i tritacarne.

Io ho un ricordo bellissimo di Lucio. Incontrato per caso in via D’Azeglio a Bologna mi parlò con un’attenzione che mi sorprese. Mi face pure i complimenti. Lui a me! Era in compagnia del suo compagno, Marco Alemanno. Ha mai invitato Marco a presenziare al Premio? Qual è la sua opinione in merito alla sua mancata eredità e alla gestione del patrimonio da parte dei parenti di Lucio?

Non entro nelle questioni dell’asse ereditario di Lucio. A me piace portare avanti un certo discorso a prescindere dalle questioni dell’eredità di Lucio Dalla. La legge ha parlato chiaro su certi punti e Marco Alemanno non rientrava in certi diritti. Non ci sono entrati manco certi parenti diretti per mancati aggiornamenti di un preciso decreto reggio vergognoso. Ma non sta a me sottolineare certe realtà giurisprudenziali del diritto italiano. Per dirti la verità ho tentato per due volte di invitare Marco ma mi è stato detto, per vie indirette, che lui non voleva rappresentare la figura sua legata a Lucio. Per cui non insistetti e lasciai perdere nel rispetto dei suoi sentimenti.

Qual è la canzone di Lucio che più ama e perché?

(Ride, ndr) A un vero dalliano non si può porre una domanda simile… c’è un assoluto filo conduttore che ti porta ad amare Lucio Dalla. Non puoi innamorarti di una sola canzone. Ti innamori della sua voce in primis e dell’alto contenuto dei suoi testi e delle sue musiche.
Un esempio per tutti: brani come “Ulisse coperto di sale”, “E non andar più via”, “Anidride Solforosa” e tutto il proprio background con altre canzoni sono un assoluto motivo per seguirlo e parliamo tra la fine degli anni ’60 e metà anni ’70. La tragedia degli inotipisti (categoria umana preventivamente e furbescamente creata da Lucio in “Com’è profondo il mare”) siamo tutti noi se ci pensi bene. Tornando al senso principale della domanda rispondo che Lucio lo ami a prescindere da “Stella di mare”, “Anidride solforosa”, “Futura”, “Tango” o “Siamo Dei”. Se lo ami davvero non badi alle hit radiofoniche o televisive. Lo ami e basta e questo è il segreto di Lucio Dalla. Ogni sua canzone la porto in cuor mio perché maestra di vita o perché maledettamente veritiera della quotidianità vissuta in cui tutti ci rispecchiamo. Questa era la genialità di Lucio a prescindere da una canzone all’altra.

E la cover migliore che è stata eseguita fino ad ora?

Qui mi fai fare il cattivo che non sono. Lucio era e rimane unico. I coveristi bisogna sempre capirli. Nessuno è in grado di interpretarlo nel miglior modo umano e artistico più etico e profondo. Fare cover di Lucio Dalla significa avere una profonda conoscenza di Lucio come persona in primis. Il resto è fuffa. Al Premio non sonno ammesse cover come da regolamento ufficiale.

Su questo mi trovo in totale disaccordo. Mi viene in mente “Caruso” nelle versioni di voci del nostro patrimonio nazionale come Mina [Qui l’audio del brano incluso nell’album “Ti conosco mascherina” del 1990], Milva [Qui l’esibizione con l’Orchestra Sinfonica di Varsavia], Anna Oxa, che ebbe modo anche di cantarla assieme a lui [Qui il duetto], e Mietta, a cui tra l’altro propose il ruolo da protagonista nel musical “Tosca Amore Disperato” [Qui l’esibizione con il pianista jazz Dado Moroni]. Hanno saputo ricantarla con una magia nuova e preziosa, anche se forse non lo conoscevano bene come un Ron o come una Fiorella Mannoia che l’ha incisa in una versione nettamente inferiore alle colleghe citate nel suo intero album tributo “A te”. Per non parlare del suo duetto imbarazzante con Alessandra Amoroso in “La sera dei miracoli” che sembra mettere in luce l’intento meramente commerciale dell’operazione. 

Cerco di spiegarmi meglio. Lo dico con la cultura di pianista e cantante di pianobar esercitata per oltre 30 anni fin da giovanissima età. E qui difendo la categoria quale vero termometro delle linee di esecuzione dei brani più richiesti o proposti al pubblico a seconda delle caratteristiche di ogni singolo artista live in tutto il tessuto musicale nazionale per cui da riscontro dei programmi Siae da noi sottoscritti ad ogni evento. “Caruso” è un brano sdoganato fino alla nausea come “La canzone del sole” di Battisti. Discuto le operazioni meramente discografiche. Tutte belle voci e di grande calibro e su questo non discuto. Stimo e apprezzo la Mannoia per quanto realizzato nella sua carriera, non a caso è stata una mia punta di diamante nelle mie serate. Non mi si faccia una colpa se non riesco ad apprezzarla con l’album cover dedicato a Lucio. Non mi piace. Lo dico col senno di poi rischiando anche forti critiche ma questo è il mio pensiero chiedendomi anche come mai non c’è mai stata collaborazione tra loro come successo con Mina con “Amore Disperato” e altre storiche collaborazioni come con Tosca. Ron non si discute e ci mancherebbe. Io vedo questo atteggiamento poco edificante davvero e di cui il vero pubblico estimatore di Lucio Dalla saprà sapientemente farsene una ragione senza condizionamenti da nomi altisonanti. Concludo questa risposta dicendo che si può prendere in giro la massa per un certo limitato periodo ma le cose importanti e vere rimangono e faranno sempre parte della storia umana e artistica di “Un uomo come me”. Ecco perché dicevo che tutto il resto è fuffa e nel senso nobile del termine.

Io, per ricordare Lucio, ho ideato “Lucio Dalla in jazz”, uno spettacolo musicale che punta solo sul valore artistico ed emozionale con il chitarrista, compositore e arrangiatore Andrea Dessì e Dajana, voce con cui lo stesso Dalla duettò in “Sei come sei”. Te li propongo come ospiti per l’ottava edizione!

Per ciò che concerne la sfera jazz posso dire che la scelta di creare situazioni discografiche o live con questa chiave interpretativa, quindi rimodulando arrangiamenti che spesso nascono da sane improvvisazioni, è assolutamente positiva e riservata a pochi virtuosi. Qualunque chiave jazz di opere musicali pop (mi piacerebbe vederne qualcuna sinfonica come succede con l’heavy metal spesso) è sinonimo di ricerca interiore per uscire dai canoni. Un esempio su tutti proprio di Lucio è “You’ve got a friend” di James Taylor pubblicato nel Q-disk del 1982 (“Telefonami tra 20 anni”) in piena sfida discografica con Francesco De Gregori col mini LP de “La Donna Cannone”. Sappiamo bene quanto Lucio amava il jazz ma pochissimi sanno perché alla stessa maniera lo odiava. E questo suo dimenarsi tra cose che lo emozionavano e altre no che salta fuori il suo pop intelligente e sempre in linea con il pensiero della gente. Se Celentano è rock Dalla è pop. E il pop raccoglie il pensiero più collettivo della gente (ascoltate bene “Com’è profondo il mare”) e coinvolge più o meno tutti e di diverse generazioni mentre il rock rischia sempre di annicchiarsi in bolle popolari che col tempo tendono a ridimensionarsi assai. Vedasi proprio i casi di Battisti e Celentano per citare i due nomi forse più rappresentativi. Ma ci sarebbe da dire tanto, anzi tantissimo, su questo argomento e mi fermo qui. Aggiungo solo una cosa: se io col Premio Lucio Dalla ho scatenato una guerra di interessi per cui tante cose vengono fatte pro-Lucio per oscurarmi allora posso dire di aver raggiunto uno dei miei obiettivi nel non permettere ad alcuno di oscurare Lucio Dalla così come è successo per Battisti. Magari parliamo in un altro articolo di ciò che ho subito in questi 7 anni da parte degli eredi Dalla nella figura dell’amministratrice universale dell’asse ereditario. Mi piacciono le sfide e soprattutto quando stano dai miei sfidanti tutta la disonestà intellettuale e illegale. Perché purtroppo li viviamo nella realtà i cretini di ogni età.

L’8^ edizione è molto lontana e inizierò a lavorarci appena conclusa la Vetrina nazionale di Premio Lucio Dalla a Sanremo 2020 prevista per il 7 Febbraio in centro città. Tutte le proposte a beneficio del Premio sono ben accette, ma credimi sono già tante e anche lì, io e commissione interna, sarò arbitro per selezionare il meglio in ogni senso in linea con la moralità del Premio a Lucio dedicato. È un Premio per sole persone speciali quello che ho fondato per ringraziare Lucio. E il Premio viaggia secondo le fisime e le estroversioni che Lucio mi ha insegnato fin da bambino. Questo è Premio Lucio Dalla. Questo sono io per Lucio.

Lucio Dalla aveva una sensibilità spiccata per le cantanti donne, come tutti gli omosessuali del resto. Ne ha lanciate e tutelate tante: Roberta Giallo, Iskra Menarini, Irene Fargo, Manuela Zanier, Tosca, Dajana, giusto per citarne alcune. Tutte clamorosamente brave. Anche il Premio a suo nome ha un’attenzione particolare verso i talenti femminili?

Mi permetto di dire che Lucio non badava al sesso ma all’intellettualità della persona che gli capitava a caso davanti. Tra i nomi hai dimenticato la grande Angela Baraldi. Il suo emisfero professionale era circondato esclusivamente da figure maschili e il motivo sarebbe da chiedere alla persona a lui più vicina in assoluto nell’arco di decenni. Credo che Lucio abbia sempre ricercato una figura femminile per non staccarsi dalla sua amatissima mamma. E credo che non abbia trovato nessuna donna che lo soddisfacesse in tal senso. Era così eclettico e misterioso che davvero non riesco a rispondere a una domanda simile. Una cosa posso dire però: Lucio era sempre alla ricerca di personaggi come gli angeli senza sesso. La quota rosa al Premio è sempre stata rispettata e sponsorizzata da me ma devo attenermi al regolamento e ai pareri delle giurie di turno. Speravo tanto di tingere di rosa questa edizione ma dobbiamo rimandare questa speranza. Gli omosessuali, come esplichi nella domanda, non facevano parte della vita di Lucio se non nel suo emisfero personale. E non voglio entrare nell’intimità della persona. Non sarebbe giusto.

Attualmente Dalla è in rotazione radio con “Forse che sì, forse che no” in duetto con Mango e con la studio version di “Angeli”, inserita nella Legacy edition dell’album “Lucio Dalla” del 1979. Che ne pensi di queste due iniziative realizzate rispettivamente dalla Warner Music e dalla Sony Music?

Lucio e Mango sono sempre stati in perfetta sintonia umana e artistica. Ribadisco questa concettualità del carattere di Lucio. Quando lui s’imbatteva in personaggi che gli davano in maniera disinteressata questa onestà intellettuale allora Lucio sposava le idee, le generava e le realizzava. Pino Mango era una persona molto umile e credo anche molto timida che si faceva aiutare dal caro fratello Armando per il suo management. Ci hanno lasciato uno subito dopo l’altro creando un vuoto che ancora oggi piangiamo. Il primo vero successo nazionale di Mango, mi assolva la memoria, è proprio “Bella D’Estate” del 1985 scrtta a 4 mani con Lucio. Credo che dopo l’esperienza col poeta Roversi, Lucio ricercava una forte dimensione con un mondo che poco ha a che fare con la vita di città. Il mare. La musicalità misteriosa degli abissi e la ricerca delle origini della vita terrestre dopo la presa di coscienza del fenomeno industriale, dei sindacati, dei relitti umani urbani e quelli di partito. Tutti elementi che troviamo nell’era bis del Dalla cantautore e anche uomo. Lucio trova in Mango delle sonorità e dei testi perfetti per soddisfare la sua sete di arricchimento personale. Cosa che nessuno era riuscito fino a metà anni ’80. Trovò in Pino Mango quella mediterraneità che non gli aveva dato la sua amata Bologna. Desideri e sogni occulti di bambino vissuti a suo modo a Manfredonia durante le stagioni di lavoro dell’amatissima mamma. Non proseguo se no dovremmo scrivere un libro su queste dinamiche.

Per ciò che concerne la questione del brano “Angeli”, è assolutamente inesatto dire, e farlo passare per un brano inedito, considerato che lo conosco benissimo da prima che uscisse l’LP “Dalla” (quello contenente poi “Futura”). Andate a frugare nelle teche Rai se non mi credete. Quindi il brano “Angeli” non è per nulla inedito anche se di fatto non entrò mai in una pista di vinile come non lo fu anche “Lunedì Cinema” il rotocalco Rai delle anticipazioni cinematografiche dell’epoca.  Che adesso “Angeli” la vogliano far passare come una canzone inedita la vedo davvero come un’operazione di mercato e nient’altro. Infatti il brano è stato messo a disposizione di una multinazionale discografica. Chissà … chissà … domani.

Qual è l’augurio che farebbe al suo Festival?

Intanto non chiamiamolo Festival. Il Premio in omaggio a Lucio Dalla non può essere visto come Festival o come contest musicale. Premio Lucio Dalla è una realtà e un riferimento preciso che prosegue il proprio iter a favore di artisti cantautorali virtuosi di qualsasi età con un preciso spirito e chiari obiettivi. Tutti gli artisti che vi hanno aderito nel corso degli anni dicono unanimemente che al Premio si sentono considerati come persone e non come numeri come succede in altre realtà nazionali simili. Se mi dovessi accorgere di una cosa del genere chiuderei il Premio o lo riporterei immediatamente alla sua dimensione naturale e originale. Ribadisco che non mi piacciono i tritacarne. Pensa che la 2^ edizione la portai avanti con solo 8 artisti e fu un’esperienza ancora più emozionante quasi da cantina cantautorale come spesso succedeva negli anni ’70. Un esempio per tutti quando i cantautori si riunivano al Folk Studio di Roma. Premio Lucio Dalla cammina con le gambe degli artisti che credono in se stessi e della stampa incondizionata. L’augurio più bello è l’alito degli artisti che si propongono al Premio. Ognuno con le proprie fisime, i propri interessi (com’è giusto che sia), pregi e difetti. Per questo motivo non possono essere dei numeri davanti a me e alla commissione interna. Perché se vuoi capire davvero lo spessore degli artisti non puoi fare a meno di scendere in profondità con loro. Tutti gli artisti di quest’anno mi hanno invitato ad estendere a 4 giorni il tutto per il prossimo anno perché 3 sono troppo pochi per assorbire completamente quanto di entusiasmante può darti questa esperienza. Quindi stiamo valutando seriamente questa ipotesi nata in primis da me in silenzio nei mesi scorsi e confermata dagli artisti durante le varie sessioni di lavoro di questa edizione. Rivediamoci dunque a Roma 2020 e forse con la nuova “Classica” 4 Giorni.

PREMIO LUCIO DALLA

PREMIO DALLA 2019 | CLASSIFIC FINALE

1° posto: BRUNO SPONCHIA – “La presenza”

2° posto: ALIBI – “Ombre”

3° posto: BLUMOSSO – “Considerazioni sulla vita”

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