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David di Donatello 2024: Diodato, Subsonica e Giorgio Moroder, quando la musica si fa cinema

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Per i David di Donatello numero 69 è “Mio Capitano” di Matteo Garrone il miglior film. Paola Cortellesi miglior attrice e regista esordiente, Michele Riondino miglior attore. Le sfide in musica vinte da Diodato e Subsonica. A Giorgio Moroder il David alla carriera e l’omaggio di Giorgia. La sorpresa? Alessia Marcuzzi alla conduzione.
Ripercorriamo la cerimonia di premiazione con un occhio attento ai film e un orecchio, anzi due, alle colonne sonore.

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La notte dei David di Donatello 2024, andata in scena venerdì 3 maggio nel cuore di Roma, dallo Studio 5 di Cinecittà, dove Federico Fellini ha fatto storia, è stata un tripudio di brillantezza cinematografica e di visioni musicali. Tra premi, esibizioni, emozioni e polemiche, l’evento – guidato da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi – ha celebrato il meglio delle produzioni cinematografiche dell’anno scorso.   

Nel cinema la musica è come il condimento di una ricetta perfetta: essenziale per dare sapore ed emozione ad ogni pellicola. E così, riavvolgiamo il nastro dei David 2024 partendo dai premi che celebrano questa sinergia tra suono e immagine. 

Una sinergia che diventa potente se viene orchestrata da un musicista, compositore e produttore discografico come Giorgio Moroder. È a lui che è stato consegnato il David alla carriera. Innovativo e influente, come ricordato da Sergio Mattarella nella cerimonia di presentazione al Quirinale, ha lasciato un’impronta indelebile nell’industria cinematografica, vincendo tre Oscar, quattro Golden Globe e due Grammy. Il suo contributo nella creazione di colonne sonore è stato straordinario. Tra le sue innumerevoli e celebri composizioni anche tante hit immortali di Donna Summer e il brano Take My Breath Away per il film Top Gun, che lo stesso artista di Ortisei, rispondendo alla domanda posta da Alessia Marcuzzi, ha citato come quello che sin da subito gli è apparso vincente. 

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Passiamo ora alla stretta attualità con i compositori di oggi. Il primo a vincere è stato Diodato, nome che fa vibrare il cantautorato di oggi e annienta la tesi ‘non ci sono più le canzoni di una volta’. L’intenso Antonio Diodato ha portato a casa per la seconda volta il David per la “Migliore Canzone Originale” con La mia terra, tema del film Palazzina Laf di Michele Riondino inserito nel suo album Così speciale. La canzone rappresenta la resistenza in un quadro dinamico che dipinge la vita in un deserto. Le sonorità pugliesi si intrecciano alla voce empatica e ai contrasti di un testo che materializza un “campo minato, dove sbocciano fiori bellissimi”.

«Dedico questo premio alla mia Taranto e a tutti i tarantini: a quelli che non ci sono più e a quelli che credono che un futuro è possibile. Taranto è una città che soffre, ma colgo l’occasione per invitare tutti a venire a vedere quanto è bella», ha dichiarato con fervore il cantautore pugliese, contento di ricevere il premio dalle mani di una diva della canzone come Giorgia, avvolta in un elegante abito rosso che si armonizzava alla perfezione con la luminosità della statuetta. 

A trionfare nella categoria “Miglior Composizione” i sempre sorprendenti Subsonica per la colonna sonora di Adagio di Stefano Sollima, il cui omonimo brano chiude il loro album Realtà aumentata e apre, con un’atmosfera oscura in crescendo, a nuove prospettive musicali. La vittoria li ha lasciati senza parole, ma non senza gratitudine. Samuel Romano, voce della band, ha colto l’occasione per dedicare il premio al loro primo mentore e sostenitore, Ferruccio Casacci, un vero trascinatore che ha plasmato il loro destino.  

«Il primo che nomino è Ferruccio Casacci, attore, regista e doppiatore, il papà di Max, che nel 1995 ci ha fornito questa stanzetta in cui abbiamo costruito la nostra prima sala prove e c’erano buttate per terra pellicole e centinaia di colonne sonore, forse anche per quello oggi siamo qua» ha rivelato l’artista torinese con la voce rotta dall’emozione e in mise elegantissima.  

Non è mancato un tocco di nostalgia: Alessia Marcuzzi, visibilmente orgogliosa, ha fatto presente a tutti che li aveva già premiati per Tutti i miei sbagli, cult del Sanremo del 2000, quando la musica era ancora pura bellezza e non regnava Amadeus e il suo pop spacca classifiche.  

La serata si è evoluta in quadri musicali caleidoscopici, con quattro performance curate e coreografate da Luca Tommassini in chiave pop. Mahmood ha calato la sua forza estetica in uno scenario dedicato a Federico Fellini con la sua hit multiplatino Tuta Gold, mentre Irama ha sfoderato il cuore, trasponendo il suo brano Ovunque sarai in un ricordo di tutti gli attori scomparsi nel 2024, da Francesco Nuti a Sandra Milo. E se Giorgia ha dominato il palco con la sua potente voce, eseguendo I feel love in un tributo, vis-à-vis, a Giorgio Moroder, che ha elogiato il suo talento e l’arrangiamento proposto, Malika Ayane ha puntato sulla classe, celebrando la coppia Marcello Mastroianni-Sophia Loren sulle note di What a wonderful world.  

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La competizione tra i registi è stata più serrata del solito e ha premiato le tematiche che toccano le corde più sensibili del nostro Paese, minacciato dai venti distruttivi dell’estrema destra che soffiano con violenza dall’abisso dell’ignoranza e del passato più cupo. I registi hanno risposto con opere che cercano di illuminare anche il più oscuro degli angoli, sperando di guidare il pubblico verso una visione più inclusiva e compassionevole del mondo. 

Matteo Garrone si è imbarcato nell’odissea contemporanea dei migranti con Io Capitano, afferrando ben 7 David, compreso quello per il “Miglior Film”, mentre Paola Cortellesi con C’è Ancora Domani ne ha sollevati 6, tra cui “Miglior Attrice” e “Miglior Regista Esordiente”, smaltando l’evento di girl power. Peccato per l’assenza di Petra Magoni, il cui contributo con la cover di Nessuno ha impreziosito la colonna sonora del film, significativo nel ricordarci l’emancipazione storica delle donne e il valore della partecipazione al voto.

6 statuette anche per Marco Bellocchio e il suo Rapito e ben 3 per Michele Riondino – vera rivelazione della 69ª edizione del concorso – con il suo film d’esordio Palazzina Laf: a lui il premio “Migliore Attore”, a Elio Germano il David “Miglior Attore Non Protagonista” e a Diodato, come già detto, il David “Migliore Canzone Originale”.

E se il David Speciale 2024 è stato consegnato a Vincenzo Mollica, storica colonna della cronaca musicale e dello spettacolo, l’attesa si è man mano trasforma in delusione per la bravissima Alice Rohrwacher, che non ha portato a casa nessun premio nonostante le 13 candidature per La Chimera. Sconfitti anche Nanni Moretti con Il sol dell’avvenire, e Giuseppe Fiorello, Giacomo Abbruzzese e Micaela Ramazzotti al loro brillantissimo debutto da registi, rispettivamente con Stranizza d’amuri, Disco Boy e Felicità. Tutti film da vedere e, nel caso del film a tematica gay, Stranizza d’amuri, anche da sentire. Giovanni Caccamo, autore e interprete della splendida colonna sonora, avrebbe meritato quanto meno una nomination.

Durante la cerimonia, Sergio Ballo – premiato come “Miglior costumista” per il film Rapito – ha criticato apertamente la decisione di assegnare i premi cosiddetti “minori”, per mano di Fabrizio Biggio, in luoghi separati dal palco principale dell’evento e ha accusato l’Europa di antisemitismo. A precederlo nelle polemiche, un mese prima della diretta televisiva su Rai 1, il giornalista Alberto Dandolo, che ha fatto gridare all’ennesimo scandalo di TeleMeloni con un’indiscrezione riguardante la conduttrice Geppi Cucciari, sostenendo che fosse stata bloccata da “alte sfere della politica” a causa dei suoi precedenti sfottò al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. 

Sul lato conduzione, Alessia Marcuzzi, al suo debutto sul palco dei David, si è rivelata all’altezza della situazione, distinguendosi con la sua preparazione e la sua affinità con il mondo del cinema. Affiancandosi perfettamente al veterano Carlo Conti, è riuscita a bilanciare le mancanze del collega, impeccabile come cerimoniere ma poco centrato e coinvolto. 

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Per i David 2025 proporrei l’idea di un terzetto tutto al femminile con Alessia Marcuzzi, Serena Bortone – sempre se non abbandonerà la nave Rai prima dell’affondo finale – e Geppi Cucciari al posto di Fabrizio Biggio. Ma chissà se Biggio sarà d’accordo! 

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HIT NON HIT (dalla musica pop al jazz) – BLOG & PRESS di Ugo Stomeo

 

 

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