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mercoledì, Luglio 3, 2024

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Morgan e il Ruttosound del primo maggio

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Ogni anno alla festa della birra di Reggiolo (comune emiliano) si tiene da oltre vent’anni il “Ruttosound”, una manifestazione di rutti live. Un autentico contest dei migliori ruttatori del mondo. Gente che ha nomi simili ai rapper nostrani: Ruttovibe, Ruttarello, La La Kate e tanti altri. Il festival raccoglie una media di 5000 persone a ogni edizione.

Morgan al “Concertone” del 1 Maggio, come sempre geniale e provocatorio, ha eseguito un suo inedito in uscita per la Warner, titolato: “Rutti”, laddove l’autore traccia un sottile ma evidente fil rouge tra l’attuale canzone pop pubblicata dalla discografia e il rutto, la cui definizione riconosciuta è:

Emissione brusca e rumorosa dalla bocca di aria che risale dallo stomaco, considerata atto d’ indecenza e di volgarità. In termini medici, il rutto è un riflesso naturale all’indigestione di aria mentre si mangia, si beve o si fuma”.

In realtà i rutti descritti da Morgan sono le emissioni pop discografiche che hanno avuto una ricca rappresentanza al Concerto del 1 Maggio, svoltosi ieri a Roma. Per chi non l’avesse capito bastava sintonizzarsi per qualche minuto sulla diretta Rai per ascoltare decine di volte l’urlo ossessivo che si ripeteva dal palco: “Romaaaaaaaa, sù le mani”.

Il Ruttosound è ormai pandemico. Come un virus che si trasforma in infinite varianti, cambia nome e identità, continuando a contagiare le masse. Questo Ruttosound è ben descritto nella strofa più significativa del testo di Morgan :

Si chiama musica, cosa magnifica, che qui confondono con la classifica/ e non si accorgono quasi del tutto/ anzi diciamo, proprio di brutto / che il gergo è campo di nobili costrutti/ ma qui si esagera pubblicando i rutti”.

Ma c’è un aspetto ancor più grave della bassa qualità di queste canzoni, che Morgan ha evidenziato. Cosa intendono per musica i media tv e il pubblico? Solo esclusivamente canzoni pop, condite con qualche messaggino politically correct, tanto per essere trend e il più conformisti possibile. La musica strumentale, intesa tradizionalmente come Musica con la M maiuscola non esiste. Domina la canzonetta Pop, intrisa di tutti quei condizionamenti che Fabrizio De Andrè chiamava “i lacci della canzone”, vale a dire: la brevità, il ritornello a tormentone, l’assenza di assolo o di introduzioni musicali, il testo e la melodia orecchiabili, la bassa qualità sonora da Spotify, l’arrangiamento esile, l’uso compulsivo di autotune, etc. Tutto questo è dominante.

La Musica è totalmente oscurata, resa ostaggio della canzone Pop. Questo spiega come ormai non ci sia alcuna differenza stilistica e artistica tra il Concerto del 1 Maggio, Amici, X Factor e Sanremo. I personaggi invitati (chiamiamoli così per favore, anziché artisti) sono cantanti pop che passano con disinvoltura tra una manifestazione e l’altra legati dagli stessi identici lacci. Per alcuni di questi, la musica fa addirittura paura. Si vedono ragazzi che suonano le chitarre elettriche come fossero dei flautini dolci che suonano i bambini alle elementari, tanto e giustamente odiati da Ennio Morricone che propose di eliminarli dotando le scuole di pianoforti. Una ragazza al termine della sua esibizione (non ricordo il nome, per fortuna) ha candidamente confessato al microfono:

“Scusate, non so per quale motivo, ma la mia chitarra è scordata, così non l’ho suonata”.

Sublime. Una aspetta 5 o 6 ore per entrare sul palco e suonare e poi ci va con la chitarra scordata. Lo strumento musicale conta meno del saluto: “Ciao Romaaaaaaa”.

Ora, è ovvio che non si pretende che la musica strumentale goda di un ampio spazio in queste manifestazioni canore popolari, ma Santo Dio, escluderla del tutto, ignorarla e persino censurarla è un fatto e misfatto insieme. Se almeno si dedicasse alla musica strumentale, uno o più momenti da 5 minuti l’uno, il pubblico giovanile comincerebbe a considerarla non più come “roba di nicchia” (termine detestabile) ma un valore. Perché dà così fastidio la Musica ai tanti direttori artistici e discografici ai quali Battiato augurava di andare in pensione in “Up Patriots to Arms”?

Credo che Morgan l’abbia chiarito esplicitamente nel testo della sua “Rutti”. La musica pop ormai ha un senso solo se la si rappresenta come prodotto commerciale da usa e getta, veicolo per rappresentare altro, come nuggets di pollo e patatine fritte per poi emettere una valanga di rutti. Dio ci salvi dal Ruttosound Pop.

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