Quando Stefano Coletta, l’ex direttore del prime time della Rai, decise di adattare il format “The Voice” a “The Voice Senior” affidandolo al target di Rai uno, che è over 70, ne compresi solo il senso editoriale, ma non quello artistico.
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Allora “The Voice” su Rai 2 era il concorrente di “X Factor” per cui non compresi perché la Rai dovesse abbandonare ulteriormente il target giovanile soprattutto nell’ambito musicale, già fin troppo trascurato dalla Rai, Sanremo a parte. Visto i risultati, devo ammettere che l’operazione di Coletta è stata funzionale anche sotto il profilo artistico.
“The Voice Senior” rispetto dei soliti talent show, dove i giovani esecutori vengono usati come numeri di scontrini da supermarket, offre una possibilità a quei cantanti dimenticati troppo in fretta dal pubblico generalista. Certo non tutti sono vecchie glorie, come Bernardo Lanzetti ( PFM ) o Aida Cooper ( la vocalist delle Bertè ), la maggior parte sono ex professionisti, o cantanti di piano bar, o musicisti che hanno cambiato mestiere per varie necessità.
Ma hanno tutti una cosa in comune: il mestiere. Non ci sono fenomeni da baraccone, cantanti “usa e getta” che eseguono stupidaggini come “Carote”. Tranne rare eccezioni sanno tutti cantare o suonare il piano o la chitarra, sanno tenere la scena e hanno il merito di scegliere belle canzoni.
“The Voice Senior” a prima vista potrebbe sembrare un po’ patetico, invece risulta più onesto di un qualsiasi altro talent show. Qui non si promette una fantomatica carriera discografica o artistica, per il semplice fatto che l’età media dei partecipanti è superiore ai 60 anni. Si offre solo una possibilità di esprimere il proprio talento senza l’ansia da risultato.
Infatti le lacrime, le commozioni o le polemiche, sono rarissime. Quello che traspare è la sincerità, una buona occasione per ricordare al pubblico, che l’Italia è un Paese popolato da gente talentuosa, troppo spesso dimenticata o costretta a fare altro per poter campare dignitosamente.
Abbiamo visto pensionati, impiegati, commercialisti, camerieri, persino un poliziotto in pensione, che avrebbero voluto essere cantanti o musicisti per sempre, ma non ci sono riusciti per vari motivi, tranne che per mancanza di talento. In questa edizione il livello è sicuramente alto. Tre su tutti a mio modesto avviso: Mario Rosini (professionista) del team di Arisa, Sonia del team di Clementino e soprattutto Vittorio Centrone, alias Lemuri il Visionario del team Bertè.
Il più rock di tutti, il più elegante, il più forte come immagine, con una lunga esperienza professionale alle spalle. Lemuri il Visionario ha partecipato a tante rassegne e concorsi musicali, da “Musicultura” a ”Rock Targato Italia” passando per “L’isola che non c’era”. Tutte le volte si è piazzato nei primi posti portandosi a casa riconoscimenti e targhe, ma non ha mai vinto. Forse questa volta ce la fa, sempre che in finale porti una canzone che lo rappresenti idealmente. La Bertè se ne è innamorata dalla prima puntata, al punto da gridargli “E’ una vita che ti aspetto”.
E non credo che sia l’unica, perché Vittorio si è creato un suo alter ego (Lemuri), un personaggio di fantasia che mancava in Italia dagli anni settanta. Elegante, con profondi occhi blu, al punto di mettersene un terzo in fronte, di background rock (era nel Great Complotto Punk di Pordenone), ma anche cantautore e interprete di brani pop con una produzione accuratissima.
Musicista serio colto, umile e preparato. Un giorno mi telefonò chiedendomi un parere su “The Voice Senior” perché si stava iscrivendo ai casting. Lo sconsigliai perché a mio avviso, uno come lui ha sicuramente un futuro artistico, e quel contesto di “vecchie glorie” non lo avrebbe giovato più di tanto, se non per fare qualche concerto in più.
Mi sbagliavo. Lemuri è entrato nel programma in punta di piedi e dopo aver eseguito “Heroes” di Bowie e “The Power of Love” dei Frankie Goes to Hollywood è entrato a gran voce in finale, senza affidarsi alle hit della Pausini, Battisti o di qualche gloria sanremese.
Lemuri a The Voice Senior e in particolare su Rai Uno, sembra un marziano, ma è pur vero che se si fosse iscritto a “ XFactor” non l’avrebbero preso, per il fatto di non essere più un giovane di belle speranze ma un eccellente artista della terza età. Idem tutti gli altri partecipanti.
Il che fa riflettere su un dato. In questo Paese i giovani vengono mandati allo sbaraglio, messi in fila come clienti di un centro commerciale a cui si promette successo, popolarità e denaro. Parallelamente, gli “anziani” vengono messi da parte, perché non hanno più sogni da inseguire, sono un costo per lo Stato, consumano molto meno rispetto agli altri.
Di fatto entrambe le generazioni sono messe da parte. E’ la visione di una Società immobilizzata, in cui la meritocrazia e il talento contano sempre meno. Tutto sommato “ The Voice Senior” è piccolo tentativo per ricordare a questo Paese che chi ha 60 anni merita almeno rispetto e considerazione o perlomeno la possibilità di fare nella vita quello che si sogna di fare. E scusate se è poco.
Detto questo auguro a Lemuri il Visionario di stravincere, per poter produrre il miglior album della sua lunga carriera. Non sarebbe un sogno americano, ma il minimo che gli spetta.
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