Quello che ha un talento così grande è il talento stesso, indubbiamente; quello che ANCORA non ha del tutto è un supporto artistico-musicale degno con cui far definitivamente emergere, proprio, uno strabordante talento, fin ora “costretto” in qualcosa non all’altezza.
Dura la vita di chi è esposto, dura la vita da pop star di successo per chi deve fare i conti, poi, con quello che cova nei propri “lombi artistici” e trovare compromessi, dura la vita di chi ha tanto talento e deve trovare la strada giusta per farlo emergere attraverso il campo minato del mainstream, soprattutto quello legato alla discografia italiana. Perchè Marco Mengoni, è bene dirlo subito a scanso di equivoci, non è solo questo, NON è SOLO QUESTO ALBUM. Lui è MOLTO di più.
Per cui, dura la vita di un Marco Mengoni, costretto a cantare anche cose che poco lo rappresentano in termini di cifra artistica. La lunga via della crescita artistica passa anche attraverso un percorso in cui bisogna fare i conti con un “GAP” che rappresenta la differenza tra quello che potrebbe indiscutibilmente essere e quello che invece mostra essere oggi. Ma c’è sempre tempo, si spera, di essere all’altezza domani, all’altezza di quello che si percepisce inequivocabilmente che c’è, senza ma e senza se!
E il problema continua ad essere, comunque, il repertorio e la produzione! Se l’artista non fosse Marco Mengoni l’album in oggetto sarebbe anche un album discreto, ovviamente riferito al panorama musicale italiano. Ma dato che, in questo frangente, si tratta di Mengoni e del suo ENORME talento, date le grandi aspettative, l’album non è all’altezza, il “discreto” con lui è un tantino avvilente, non gli rende giustizia.
Ovvio che ci sono dei brani interessanti nell’album, primo tra tutti quello di Sia. Ma il Mengoni che si vede e ascolta nei Live è una identità diversa da quella che emerge oggi dalle sue ultime produzioni, una dicotomia tra due identità che viaggiano a velocità diverse e su due mondi paralleli e a volte nemmeno simultanei.
Questo secondo capitolo del progetto “Parole in circolo”, dal titolo “Le cose che non ho“, in linee generali continua il percorso iniziato a gennaio scorso, e da esso non si distacca molto, rimanendo fedele al concetto di una sorta di playlist in divenire, senza soluzione di continuità.
L’album, realizzato tra Milano e Los Angeles, consta di 11 tracce e anticipato dall’ormai noto singolo “Ti ho voluto bene veramente” che ricalca le linee del bellissimo brano “Guerriero”.
TRACKLIST:
-Ricorderai l’amore
-Ti ho voluto bene veramente
-Ad occhi chiusi
-Resti indifferente
-Parole in circolo
-La nostra estate
-Solo due satelliti
-Rock bottom
-Le cose che non ho
-Dove siamo
-Nemmeno un grammo
Se dovessimo trovare un comune denominatore tra i due album, si può tranquillamente dire che questi è la “PAROLA”, parola come ricerca di un linguaggio e di una comunicatività che racconti la sfera introspettiva e gli stati emozionali di un essere umano, oltre a una ricerca anche stilistica relativa alla stesura dei testi, che segna una sorta di crescita artistica come “autore” di testi di Mengoni. E in questo nulla da eccepire, perchè, sia nel primo capitolo, che nel secondo, ci sono dei momenti davvero interessanti, dei testi che esigono rispetto.
In questo secondo step la voce viene usata non come “mezzo virtuoso”, ma come fosse uno “strumento”, che si incastra alla perfezione nel contesto degli arrangiamenti. Inoltre, questa parte del progetto è forse (e anche senza il “forse”) meno “ballad” ma più “elettronico” rispetto alla prima parte. Ma questo non vuol’essere un appunto, anzi. Secondo chi scrive Marco avrebbe potuto, se non dovuto, azzardare di più, perchè nessuno più di lui, e della sua voce, oggi, in Italia, potrebbe gestire situazioni “elettro” anche più elaborate!
Il pezzo più interessante dell’album, oltre a quello di Sia, è indubbiamente “Ricorderai l’amore“, brano che propone un Mengoni in grandissima forma dal punto di vista vocale, un Mengoni che con le corde vocali può fare, e fa, quello che in pochi riescono, soprattutto sui registri alti. Bella anche la sezione ritmica serrata, che non lascia scampo.
Interessantissima anche la traccia “Nemmeno un grammo“, anche questa con una sezione ritmica incalzante, che si avvale di un gioco di suoni, non indifferente, che ruotano, inizialmente, attorno ad un pianoforte e una campionatura di cori realizzata con la stessa voce di Mengoni, che a tratti si sdoppia e che, ad un certo punto, si cimenta anche in un rap/hip hop.
Importante soffermarsi anche sulla traccia “Ad occhi chiusi” (scritta da Marco con Ermal Meta, Matt Simons e Andrew Allen) perchè, nella sua realizzazione, ha visto la collaborazione del grande trombettista Marco Tamburini, scomparso purtroppo lo scorso maggio in un incidente stradale a Bologna.
La traccia di “Parole in circolo” si candida a canzone “simbolo/manifesto” di questo album, un po’ come quello che fu per “Esseri Umani” per l’album precedente. Qui il testo, che è il punto fulcro di tutta la canzone, la fa decisamente da padrona.
Per la traccia “Solo due satelliti“, che porta la firma di Giuliano Sangiorgi, e dal sapore decisamente “Negramaro”, c’è poco da dire. A parte l’inciso, che potrebbe essere accettabile, il resto della canzone sembra qualcosa di già sentito, tra le cose già scritte dal Giuliano nazionale. Peccato!
Una nota particolare lo merita l’inciso della traccia “Le cose che non ho“, molto Mengoniano, bellissimo, che non lascia indifferenti e che è sicuramente la cosa migliore dell’intero album.
In sunto, per essere davvero obiettivi, mi sento solo di esprimere la speranza che, dopo questa esperienza di una produzione Canoviana in due step, Marco, la prossima volta, si affranchi dal grande LIMITE che comporta essere prodotti da un produttore NON produttore (magari un ottimo tecnico del suono), bravo nello studiare e semmai riprodurre suoni e mood originati altrove, ma che di propria creatività non ha nulla, che non può insegnare nulla artisticamente, che non garantisce nessuna diversificazione, nessuna novità, nessun spiraglio di credibilità e originalità.
Confido nell’intelligenza di Marco per i prossimi lavori, perchè sarebbe davvero un peccato sprecare un grande potenziale come il suo per cose di ordinaria amministrazione. Lui può tanto ma tanto di più, perchè lui è un diamante puro, e sarebbe ora di trovare il modo di farlo brillare nella sua totale interezza.
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