Quali sono i segni distintivi e le doti principali di una grande rock band? Sfasciare una stanza di un hotel? Drogarsi come William Burroughs fino a ottant’anni? Circondarsi di groupies anche se sei fidanzato con la stessa ragazza dai tempi del liceo? Entrare sul palco a torso nudo? Alzare il dito medio in una conferenza stampa per poi fare uno spot per una multinazionale di abbigliamento? No, niente di tutto questo. Le doti principali sono solo due: suonare molto bene e saper scrivere i pezzi. E’ la prima cosa che ho notato ascoltando la band italiana The Pillheads che gentilmente mi ha inviato in anteprima uno zip contenente il loro doppio album.
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Si, doppio album, perché sanno comporre e scrivere. Li avevo notati su facebook con un loro video con una canzone di cui mi aveva colpito il titolo e il testo: “Il libero pensiero è un disturbo neurologico che compare nell’infanzia e poi… scompare”. Sintesi perfetta che in una sola frase spiega il senso della democrazia in questa società malata di omologazione. “Oh…finalmente qualcuno che apre la finestra e si guarda intorno senza menarla con problemi sentimentali con il suo partner”, mi sono detto.
Così ho cominciato a indagare per conoscergli meglio. Suonano in tre con la formazione più classica ed essenziale possibile: batteria, basso, chitarra. Il frontman è il chitarrista e voce solista. Paolo Baltaro, per nostra fortuna non giovanissimo, perché di esperienze ne ha fatte tante e anche importanti. A Londra nel 2014 ha fondato la propria etichetta discografica Banksville Records. Due dischi da solista. Ha collaborato con Ian Paice, come chitarrista ha suonato con Colin Edwin dei Porcupine Tree e Angelo Bruschini dei Massive Attack nell’LP “Drunk” dei SWP. Ha prodotto “The rock is rolling again” per la leggenda del Rock’n’roll britannico Terry Dene che negli anni cinquanta e sessanta sfornò una serie interminabile di hit da classifica per la Decca.
Pillheads è un termine inglese che definisce “coloro che assumono ossessivamente farmaci senza averne una reale necessità”. Nasce da un’idea di Phil Strongman, collaboratore di Malcom McLaren e regista dei Sex Pistols, con cui i Pillheads hanno lavorato nel 2017. L’esperienza cinematografica si ripete l’anno successivo con la realizzazione della colonna sonora del film “La Tempête” di Ricky Mastro.
Finalmente una rock band che lavora, produce, fa esperienze internazionali senza fare la fila nei talent show.
Daniele Mignone, bassista e musicoterapista nasce ad Alessandria, si laurea al DAMS di Torino in critica musicale e frequenta il biennio specialistico jazz al conservatorio Paganini di Genova. A parte ciò ha il merito di non avere tatuaggi ovunque.
L’album “Digitare prima dei pasti” è un doppio vinile con gli stessi brani cantati in italiano e in lingua inglese. Prodotto a Berlino e a Londra. Il singolo: “Il mondo reale” ti prende al primo ascolto. Il testo inizia provocatoriamente citando i noti “cuori di panna” che ricorda un noto Jingle pubblicitario di una ditta di gelati. In realtà I cuori di panna “è la metafora degli imbonitori che spacciano abusivamente certezze al posto degli dei, metafora dei poteri alti, i quali, vedendosi spodestati, s’infuriano uccidendoli. Essendo queste certezze comunque un inganno ed essendo la realtà basata su di esse, il mondo reale non esiste, quindi tutto è solo il frutto di un’allucinazione”. Qui siamo nel mondo della psichedelia consapevole, di una poetica che sa tradurre e interpretare la Società e il Potere, senza tirar fuori slogan ideologici e propagandistici che usano gli stessi imbonitori che i Pillheads attaccano.
Raramente ho ascoltato una rock band italiana così interessante e musicalmente onesta, nel senso che le canzoni sono costruite in modo classico, stesure articolate ma tecnicamente perfette per essere incanalate nella memoria d’ascolto, suoni essenziali, nessun fronzolo da “chitarrista più veloce del west” e nessuna banalità da virtuosismo egocentrico.
Con The Pillheads si va sul sicuro e sul classico, nel senso più nobile del termine: cioè saper scrivere canzoni e saperle suonare, arrangiare e produrre in modo altamente professionale. Ma le nostre teste di pillole, hanno soprattutto il merito di farci pensare, di spostare la nostra attenzione dalle cazzate del web (altre pillole per tossici dell’ignoranza”) al mondo reale, che invece purtroppo, esiste sul serio. Spero che qualche major o etichetta discografica seria (perché ci sono persino quelle che si fanno pagare dagli artisti) si accorga di loro e gli faccia un contratto a vita. Nel frattempo seguiteli sulla rete. Consigliatissimi.
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