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venerdì, Luglio 26, 2024

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FLAVIO FERRI, L’ALCHIMISTA SONORO

Per la rubrica “Il TROVAROBErto”, ricevo in assoluta anteprima l’ultimo album di Flavio Ferri “Testimone di passaggio” ed è un’autentica sfida.

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Lui stesso lo definisce ironicamente “un po’ peso”, ma è una sottile questione di interpretazione, perché ognuno di noi attribuisce al termine “peso” (in senso musicale) il significato che preferisce. Ad esempio io trovo “pesantissimo” ascoltare un disco di canzoni pop strappalacrime e totalmente inutili. Se volete torturarmi mettetemi legato a una sedia e fatemi ascoltare “Strani amori” della Pausini. Perderò i sensi prima del ritornello.

Flavio Ferri invece, ha calcato la mano in senso opposto. Su dieci brani, solo due contengono una melodia cantabile, il resto sono declamazioni sonore di testi visionari e simbolici, mirabilmente apocalittici, scritti da Luca Ragagnin, già autore e collaboratore dei Subsonica.

La voce da “orco” alieno di Flavio Ferri contribuisce a rendere il tutto “fieramente non commerciale” secondo la sua filosofia. Infatti l’album su cd e vinile viene stampato solo su 150 copie e a eccezione di tre brani: “Odio”, “Le verità roventi” e “ Bambina da canzone” e non sarà nemmeno distribuito sui portali digitali.

Più controcorrente di così esiste solo “Silence” di John Cage, la sua opera muta. Nonostante tutto, Flavio Ferri è uomo dotato di un’ironia irresistibile, dote che traspare appena lo incontri. Ti appare come un armadio sormontato da una lunga capigliatura rasta che fa paura a qualsiasi shampoo in commercio.

Dopo aver prodotto, suonato e arrangiato il concept album “Prima che sia tardi” di Olden che considero un autentico capolavoro, stavolta Ferri ha messo insieme un cast di visionari alieni e artisti umanoidi che ha del miracoloso: Dal compagno di avventura dei Delta V Carlo Bertotti a Gianni Maroccolo (Litfiba / CSI / PGR), da Livio Magnini (Bluvertigo) a Marco Trentacoste (Deasonika), fino a Codice Ego, Elle, Mia Ferri, Paolo Gozzetti, Valerio Michetti, Olden, Marco Olivotto, Fabrizio Rossetti e Ulrich Sandner.

L’album è una sfida nel senso che bisogna aver pazienza per ascoltarlo tutto, dato che ogni traccia contiene delle alchimie sonore che vanno più “sentite” che ascoltate semplicemente. Dal punto di vista sonoro Flavio Ferri non è secondo a nessuno. E’ uno che i suoni li inventa, non li riproduce. Se invii un plug in a Ferri lo sposta nel cestino e lo svuota in un nano secondo.

Tutta l’architettura sonora dell’album a volte è rarefatta anzi il più delle volte “fatta” ( in senso lisergico ), altre volte oscura, spaziale, altre ancora persino disturbante. E’ un disco emozionale in tutti i sensi. Suoni e parole ti rapiscono solo se ti lasci andare, in caso contrario l’ascoltatore medio amante del pop stoppa l’ascolto dopo pochi minuti probabilmente assalito dallo sgomento. Insomma per farla breve l’ascolto dell’album è un viaggio nell’inconscio.

Consiglio vivamente di farlo, tanto per ricordarsi che esiste un mondo diverso da quello che quotidianamente ascoltiamo, cioè il rumore di fondo popparolo, le canzoni usa e getta che ascoltiamo nei negozi, negli ascensori degli hotel e nelle radio commerciali. Flavio Ferri e Luca Ragagnin ci ricordano che esiste anche il suono, la poesia e l’immaginazione.

Grazie per questo. Gioielli da conservare sono i brani “Houdini” e “ Bambina da canzone” laddove la bambina “Cappuccetto Rosso”si trasforma nella bambina carnivora del film “La notte degli zombie viventi” di Romero.

L’album verrà presentato al MEI il 4 ottobre e Dio solo sa la reazione che avrà il pubblico. Etichetta Vrec Music Label distribuzione Audioglobe. Se avete coraggio da vendere acquistatelo, ascoltatelo fino all’ultima nota e fatelo girare. Se invece siete dei cagasotto accendete Radio Italia e vi sentirete contemporanei.

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