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martedì, Maggio 21, 2024

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Riki, Facchinetti e la fabbrica dei gadget

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Dopo l’ultimo posto ottenuto nella classifica finale di Sanremo 2020, Riki, il teen idol lanciato da Amici 2016/17 e pupillo del “maestro” Rudy Zerbi, in realtà sembra più interessato a far fortuna con l’e-commerce insieme al suo manager Francesco Facchinetti.

L’ex vincitore del noto programma televisivo capitanato da Maria De Filippi prima sparisce dall’Italia per andare in tour nel Sud America, poi disattiva i social facendosi sostituire da profili fake. Riappare qualche tempo fa a Milano su una gigantografia che lo ritrae insieme alla scritta “Bimbominkia”.

Il cantante, armato dal più classico dei vittimismi, aspetta la notte giusta per entrare in azione arrampicandosi su una gru per ridisegnarci sopra la sua nuova immagine, aiutato dagli Street Artist Orticanoodles. Un piano architettato interamente da lui, poiché stanco, a suo dire, di portare addosso l’etichetta del concorrente di un talent che lo ha reso noto. Una mossa pagata cara all’ultimo Festival di Sanremo, che lo ha posizionato al 23° posto, esattamente l’ultimo. Per non dimenticare poi la querelle post Festival con un giornalista, insultato dallo stesso Riki con un triste e squallido post omofobo sui social (leggi nostro articolo).

Ma per uno “stratega” come lui poco importa se il microfono stretto sulla mano tremolante abbia fatto arrivare persino aldilà degli schermi di milioni di italiani che guardavano il Festival, la vergogna per aver rinnegato il motivo della sua stessa attuale fortuna; Riki cerca di far arrivare l’immagine di se di uno che non teme nulla e intanto fa cassa sfruttando l’immagine dei suoi colleghi.

Come riporta Corriere.it, se avete acquistato i gadget della 70esima edizione del Festival di Sanremo (magliette, tazze, cappellini, ecc.) con il marchio “70° Sanremo 2020”, una percentuale va alla società Riki/Facchinetti. E già.
Il guadagno è esteso anche al merchandising di Irama, Mameli, Francesco Sole, Simone Vandelli, Giordana Angi, dello stesso Riki e pure Tiziano Ferro che potrebbe addirittura esserne stato all’oscuro.

Capiamo meglio.

Come fanno Riki e Facchinetti a trarre profitto dai prodotti di Ferro&Co senza avere alcun accordo artistico in comune? La questione è semplice, i due hanno firmato un contratto con la Universal per il merchandising degli artisti seguiti dalla nota etichetta discografica.

Se entriamo nel sito ufficiale di Tiziano, clicchiamo su “Official merchandising” e proviamo ad acquistare un prodotto, notiamo che in “Termini e condizioni” appare la seguente dicitura: “Iconel srl invita ciascun utente a leggere con attenzione le presenti condizioni generali di vendita dei prodotti e servizi di volta in volta offerti da Iconel tramite il Sito”.

Chi è Iconel? Non è nient’altro che l’azienda di tre azionisti – Riccardo Marcuzzo (Riki) 51%, Facchinetti 30% e Gherardo De Angelis 19% -che ha fatturato 360 mila euro nel 2017, 1,2 milioni di euro nel 2018 e una cifra da capogiro ancora da contabilizzare per il 2019. In sostanza la Iconel srl è responsabile della produzione, distribuzione e spedizione dei prodotti Universal che gli versa una percentuale sulle vendite.

Aldilà dei guadagni facili, pare però che al ragazzo continuino a non andare proprio giù i giudizi riguardanti la sua “nuova” identità artistica, di fatto crollata a picco dopo la scelta di abbandonare le scene, dimostrando imperterrito la sua insofferenza verso il pubblico che lo segue in bene e in male e la totale incapacità di gestire le critiche da vero artista.

Ci limitiamo a consigliare a Riki di seguire la sua natura da designer e rivedere per la terza volta il suo concetto di artista.

Ritenta e (forse) sarai più fortunato.

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