Oggi per la rubrica “Scritto da Voi” – in cui inseriamo i migliori scritti in giro nel web – abbiamo scelto un interessante post su facebook di Gino Castaldo. Nel testo si mette a confronto la vittoria di Mahmood a Sanremo con la vittoria Rami Malek agli Oscar, due artisti che hanno delle similitudini incredibili in un contesto sociale e politico simile come quello dell’Italia e degli Stati Uniti, il tutto immerso in un momento storico in cui l’odio e il razzismo sono una arma propagandistica politica che tutto sta travolgendo, un modus operandi di fare una pseudo politica partita dalla campagna presidenziale di Trump fino ad arrivare anche in Europa e in Italia con l’attuale classe dirigente governativa. E uno spaccato di quello che culturalmente sta succedendo in Italia, di riflesso si è evidenziato nell’ultimo Festival di Sanremo, soprattutto con le discutibili polemiche sulla modalità dei voti e sul vincitore della Kermesse, qui di seguito argomentate da Castaldo.
TESTO
A quanto pare il complotto Elite Vs Popolo Sovrano è arrivato fino in America.
Non si spiegherebbe altrimenti come possa essersi verificata una coincidenza che ha dell’incredibile: anche agli Oscar, come a Sanremo, ha vinto un artista di origine egiziana, per un film che raccontava la storia di un immigrato diventato una delle rockstar più amate di tutti tempi.
Ma una differenza c’è.
Lì nessuno ha gridato allo scandalo, nessuno ha invocato la giustizia popolare del televoto.
Ha votato una folta e autorevole Academy (esattamente quella che dovrebbero creare per Sanremo, come sosteniamo da tempo) decidendo che il miglior attore di questa annata di cinema era lui, decisione sulla quale si può ovviamente non essere d’accordo, ma che è ragionevole e ponderata.
Anche gli Oscar raccolti da Roma finiscono per avere un senso politico al di là di ogni intenzione, ma non si può evitare di pensarlo ricordando i muri voluti da Trump tra Messico e Stati Uniti.
Certe coincidenze sono in effetti sorprendenti, ma è anche vero che l’arte a volte sfugge alle restrizioni, intuisce, prevede, scombina.
Qualche volta l’arte fa come le pare, sfugge al volere dei potenti, e lo fa almeno da quando ha smesso di essere frutto di commissioni di ricchi signori per allietare i propri salotti.
E che l’arte faccia come le pare è un segno di buona salute, di qualsiasi società.
Perfino della nostra.
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