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martedì, Dicembre 3, 2024

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Francesca Alotta si riprende la scena, da indipendente: “La vera Francesca è tornata” – INTERVISTA

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Francesca Alotta, la cantante scoperta da Gianni Boncompagni vince il Premio ‘Speciale’ alla carriera dall’AFI e raggiunge il primo posto nella Classifica Indipendenti con il singolo “Anima sola”, in duetto con il cantautore Mauro Pina.

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Con “Anima latina” – album autoprodotto in uscita a settembre – apre una nuova parentesi artistica. E per Fare Music rivela tanti sorprendenti retroscena del suo passato artistico e privato.

Dopo un black-out discografico della lunghezza assiderale di un ventennio, Francesca Alotta ritorna in vita baciata dall’indie pop. È il cantautore Mauro Pina a sbrinare un’Alotta di sanremese memoria, spogliandola da un passato artistico che non l’ha mai pienamente valorizzata. “Anima sola” è il titolo del brano che anticipa l’uscita di “Anima Latina”, quarto album della sua carriera in omaggio alle canzoni antiche siciliane e napoletane. Nuda, sognante e forte di una maturità acquisita con anni di silenziosa gavetta e studio, Francesca ora è libera di ritornare sulle scene con un album ambizioso e fuori da inscatolamenti restrittivi.

Le sue ultime incisioni a 33 giri risalgono ai mitici anni ’90. “Francesca Alotta” è l’omonimo album di debutto del 1992 contenente “Non amarmi”, celebre duetto con Aleandro Baldi che le ha regalato una vittoria a Sanremo, una popolarità immediata e un successo anche all’estero, suggellato dal rifacimento in lingua spagnola della diva del pop Jennifer Lopez. Nella tracklist dell’album figurano anche due brani che hanno primeggiato al Cantagiro: “Chiamata urgente” e “Fragilità”. “Io e te” è, invece, l’album del 1993 con l’hit sanremese “Un anno di noi” e, in duetto con Fiordaliso, “Viaggiando”, sigla finale di Domenica in. Chiude la trilogia “Buonanotte alla luna”, concept album del 1997 dedicato alla luna e composto essenzialmente da cover, come “Dillo alla luna” di Vasco Rossi, e da duetti, come quello con la sua amica-nemica Loredana Bertè in “E la luna busso”.

A rendere fortunata la prima parentesi musicale della cantante palermitana scoperta da Gianni Boncompagni hanno contribuito professionalità rilevanti. Da Massimo Luca, chitarrista per Lucio Battisti e Mina, a Nando Sepe, produttore di Mia Martini e Patty Pravo.  Da Susanna Parigi, cantautrice tra le più apprezzate dalla critica musicale, a Augusto Enríquez, il musicista che con “Yolanda” l’ha portata ai primi posti delle classifiche cubane. Fondamentali sono stati anche Giancarlo Bigazzi e Marco Falagiani, i due autori di “Non amarmi”, premiati con il Golden Globe per la colonna sonora di “Mediterraneo” e con tanti dischi d’oro e platino per le loro hit.

Un supporto artistico notevole che però non ha consentito alla Alotta di affondare le radici saldamente nel sottosuolo della canzone italiana. E show come Music Farm, Domenica in e Buona Domenica hanno contribuito più a renderla un personaggio televisivo che una cantante di successo. Ma ora, trovata una messa a fuoco differente, riparte da produttrice indipendente per ritagliarsi un posto tutto suo. In calendario: un tour estivo, “Anima mediterranea” e uno spettacolo in onore del sindaco pescatore Angelo Vassallo a settembre, un nuovo album di inediti a dicembre, un brano sulla violenza sulle donne da inviare a Sanremo 2019 e tanto altro. Tutto questo perché Francesca non si arrende e si lascia guidare dal cuore e da un talento in movimento che ha ereditato dal papà Filippo Alotta, tenore scomparso 15 anni fa da cui oggi riparte.

francesca alotta

INTERVISTA a Francesca Alotta – Parte 1

Francesca finalmente, dopo 20 anni, rompi il silenzio discografico.

In realtà ho fatto delle cose in questi anni. Ho ricominciato a comporre nuove canzoni, tra cui “Amuri miu”, dedicata a mio padre, per il Festival della Canzone Siciliana, e ho fatto tournée anche all’estero.

Certo, però parlo di incisioni…

Per quanto riguarda le incisioni è vero… ho avuto un periodo molto difficile a livello personale, brutto brutto, per cui sono stata investita da problemi seri… ho perso un bambino e mio padre…

“Anima sola” è il singolo del tuo ritorno. Come nasce la collaborazione con il cantautore indie Mauro Pina, firma e voce maschile del pezzo?

Mi ha contattato e mi ha fatto sentire il brano. Mi è piaciuto molto sia il testo sia la musica e ho deciso di farlo assieme a lui e a musicisti eccezionali come Dario Iaculli, il bassista dei The Kolors. È un bel tormentone che ti entra dentro. Parla della solitudine, del vuoto… Molto spesso ci sentiamo soli, specialmente in coppia o tra amici. Ed è la sensazione più brutta. In un’epoca dove le connessioni sono immediate, spesso anche in compagnia si è paradossalmente da soli, con il cellulare in mano, e si perde il contatto visivo, l’emozione, il brivido!

Ci dai qualche anticipazione sull’intero album, “Anima mediterranea”, la cui uscita sembra travagliata?

Travagliata in quanto è un album prodotto da me, per cui è un po’ dura. È stato un disco abbastanza costoso. Ho coinvolto nomi come Massimo Moriconi, il grande contrabassista e bassista di Mina, Giuseppe Milici, armonicista fantastico, e altri musicisti, tutti in acustico. Ci sono 35 coristi che cantano, bambini e anche adulti, diretti da Paolo Li Rosi. Poi anche strumenti etnici o particolari come l’arpa, Simone Talone alle percussioni, Cristiano Viti al pianoforte, Luca Tufano alla chitarra. È stato un lavoro molto intenso e molto complicato da finire, e l’aspetto economico ha avuto il suo peso.

“Anima sola” apre nuovi interessanti scenari artistici nella tua carriera e nello stesso tempo riattiva le tue potenzialità commerciali. Ha già raggiunto il primo posto nella Classifica Indipendenti e portato in classifica Fimi “L’ho scritto io”, l’album dell’autore con coi duetti. È possibile che il brano non sia piaciuto a Claudio Baglioni? O è più plausibile che l’eliminazione da Sanremo 2018 sia dovuta ad una raccomandazione debole?

Assolutamente nessuna raccomandazione. Siamo arrivati tra i primi 40. Non ti so dire… A me, onestamente, è piaciuto tantissimo questo Sanremo e non mi è sembrato che il brano ci stesse male nel contesto. Al posto di qualcun altro forse… “Anima sola” è una canzone che avrebbe fatto la sua figura.

Trovi anche tu che Baglioni abbia peccato di misoginia nel comporre un cast di Big con solo 4 donne e ben 22 uomini?

Non credo che sia un fatto di misoginia, è troppo facile dire così. Sarà stata casualità. È vero che ci sono stati molto artisti della sua scuderia, ma non voglio giudicare. Però un autore che scrive canzoni come le sue non può essere misogino.

Ha ragione Fiordaliso nel dire «poche ma buone» o Mariella Nava a pretendere un Sanremo a numeri invertiti?

Secondo me è nel momento in cui si parla di ‘quote rosa’ che si fa discriminazione. Non bisogna fare distinzione tra sessi, femminile o maschile. C’è chi è più in gamba o ha più potenzialità. Non c’entra il sesso d’appartenenza, dipende dalla canzone. Sicuramente ci sono state delle cose che avrebbe potuto fare leggermente meglio, però non è facile eh! Chiunque ricopra quel ruolo a Sanremo è discutibile, non si può accontentare tutti.

La tua musicalità latina scalpitava già nei due tuoi unici due album d’inediti pubblicati all’inizio degli anni ‘90. Ma è annegata, assieme alla tua matrice jazz, in quel condensato kitch di romanticismo e melodie frivole. Sbaglio o ora c’è intenzione di investire sulle tue reali qualità?

Secondo me hai una concezione della musica un po’ troppo a settori.

Non hai una preparazione jazzistica?

Io ho studiato jazz e diverse tipologie di musica. Però, come nel discorso che facevo prima, non ne faccio una questione di generi. Le persone cercano sempre di etichettare a forza e per forza un qualcosa. Secondo me la musica, l’arte, i sentimenti, le emozioni, non si possono frenare dentro un’etichetta. Quello che viene viene dal cuore, punto. Poi, quando è già uscito, forse puoi dire questo potrebbe essere questo genere o potrebbe essere quell’altro.

Sbaglio o “Anima mediterranea” si differenzia dal pop commerciale e radiofonico degli esordi?

Visto che ti piace etichettare si tratta di world music, per intenderci. Mi piace sperimentare e cambiare. Ora ad esempio ho ripreso a scrivere per un inedito che spero di far uscire a dicembre. Ma io non ce la faccio a dire quello è così e questo è colì. Per me la vita, come tutte le cose, ha bisogno di far fluire le emozioni, di farle andare, così dove vanno. Questo disco è un tributo alle canzoni antiche che avrei dovuto realizzare assieme a mio padre, in duetto. Mio padre era un grande tenore e purtroppo è scomparso giovanissimo, nel 2003. Quindi consideralo il mio regalo d’amore per lui.

Niente Sanremo, ‘Tale e Quale Show’ e ‘Ora o Mai Più’ nel presente dell’Alotta: «Ora punto alla qualità». E nel suo passato? Una Loredana Bertè ‘complicata’, una Silvia Salemi ‘costruita’, Compilations ‘poco professionali’ e chiamate ‘urgenti’ da parte di Eros Ramazzotti, degli ex Matia Bazar e dell’ex amica Laura Pausini.

francesca alotta

INTERVISTA a Francesca Alotta – Parte 2

Le emergenti dei Sanremo di Pippo Baudo vendevano dischi anche all’estero: tu in Giappone e a Cuba, Daniela Pedali e Antonella Arancio in America Latina, Lisa in Francia e Laura Pausini in tutto il mondo. Che ricordi hai dei tour promozionali fuori dall’Italia? E come ti spieghi che le emergenti degli ultimi Sanremo, nonostante non abbiano un vero e proprio successo discografico nemmeno in Italia, siano sempre sulla rampa di lancio delle major?

Eh, Questo bisognerebbe chiederlo alle major! Sicuramente hanno investimenti in tutto il modo, quindi possono gestire le cose in maniera diversa. Io, come tutti i cantanti e musicisti italiani che vanno all’estero credo, trovo un affetto straordinario. Perché la gente tramite noi ritrova un pezzo di cuore. Ho avuto bellissime sensazioni, riconoscimenti e il piacere di stare con gli italiani che magari hanno un po’ nostalgia della loro terra. Io poi sono siciliana, stare in mezzo alla gente è una passione. Ho fatto una tournée in Australia, che è tanto lontana, e il calore è stato fortissimo. Purtroppo troppo spesso gli italiani sono dovuti andare fuori per trovare lavoro e oggi la situazione è tornata ad essere drammatica. È normale che sia così purtroppo. Speriamo che ci sia un cambiamento di tendenza perché non è giusto che si sia costretti a lasciare l’Italia, che è bellissima.

Se fossi un’emergente di oggi proveresti la carta di Amici o quella di X Factor?

X Factor sicuramente, perché mi piace di più come struttura e trovo che, generalmente, ci siano cantanti e musicisti più interessanti.

Ti piacerebbe duettare con qualche ex concorrente dei rispettivi talent show?

Non mi ricordo i nomi.

E in generale, invece, c’è un artista con cui vorresti incidere un duetto?

A me piacerebbe tantissimo duettare con Michele Zarrillo, perché ha una voce calda e bella e la trovo una persona particolare, molto profonda.

I duetti nella tua carriera sono sempre delle costanti. Quello con Aleandro Baldi ti ha regalato una popolarità immediata. I piani iniziali, però, prevedevano un Sanremo Giovani da solista, un anno prima, con “Sentimenti”, brano firmato dallo stesso Baldi. Con il senno di poi pensi di essere stata penalizzata? Chi è la cantante che all’epoca ti sostituì, all’ultimo minuto, sotto raccomandazione?

Guarda, preferisco non dirlo perché non mi va di far polemica. È andata cosi. Io penso che la vita fa il suo corso. Forse è stato meglio che ci sia stato anche Aleandro, perché, essendo la mia prima volta, magari mi sarei emozionata ancora di più da sola. Ero giovanissima… Mi ricordo che non riuscivo a cantare, mi tremava il labbro, tutto (Ride, ndr). Ho cantato malissimo, secondo me, rispetto a quello che avrei potuto fare.  Ora sto imparando a controllare la mia emotività. Quindi forse è stato meglio così… È andata bene così.

Per quel Sanremo Giovani del 1991 vennero scelte anche le Compilations. Come mai la girls band creata da Gianni Boncompagni per Domenica in arrivò a Sanremo in versione dimezzata e quindi senza te e Nicky Nicolai? È un caso che solo voi due vi siete affermate? Che ricordi ti ha lasciato Boncompagni e cosa, in genere, quella tua prima esperienza televisiva?

Boncompagni devo dire che aveva un grande talento a livello musicale, cioè riusciva ad individuare i cantanti che potevano fare qualcosa di buono. Era un talent scout, veramente… anche per quanto riguarda gli attori. Aveva un fiuto pazzesco! Il primo anno che feci Domenica In eravamo tantissime ragazze, ed ebbe l’idea di farci a tutte quante un provino, ognuna nella su specialità… chi cantava, chi ballava, chi recitava… E io ricordo che cantai una canzone di Whitney Houston. Addirittura in quell’occasione mi chiamò Eros Ramazzotti per fare una tournée mondiale. È stata una cosa molto strana perché dovevo decidere tra tre proposte molto belle: questa da Eros Ramazzotti, una da Dischi Ricordi come solista, e un’altra dai Matia Bazar come loro voce al posto di Antonella Ruggiero. Questo per dire che Domenica In all’epoca fu un trampolino di lancio importante. Poi per quanto riguarda le Compilations devo dire, sinceramente, che all’interno c’erano persone professionalmente poco preparate. Ed è per quello che mi sono dissociata. Perché bisogna avere rispetto del proprio lavoro, quindi anche saper rinunciare ai soldi e fare le cose che si sentono col cuore.

Firmasti il contratto discografico con la Ricordi e, pochi mesi dopo quel mancato Sanremo, debuttasti al Cantagiro con “Chiamata urgente”, vincendolo. Hai un aneddoto da raccontarci legato a quella rivincita così immediata?

Tu dici “qualche mese dopo”, ma io non lo potevo sapere. Non avevo una lira, niente! Però avevo una grande dignità. Sono contenta di ricordare quel periodo di difficoltà perché la gavetta è una scuola di vita. Molti giovani arrivano troppo velocemente e a volte non si rendono conto quanto sia importante fare la gavetta, faticare… Perché ti fa ascoltare le persone che ti vengono ad ascoltare, di dà l’umiltà, non ti fa montare la testa. Quando Mario Ragni, che era il mio discografico della Dischi Ricordi, mi prospettò il Cantagiro non mi disse che era dal vivo e che era una gara bella tosta. E mi ricordo che il primo giorno che feci la prima data mi disse: «Ti prego, impegnati perché dobbiamo vincere!». Questo perché avevamo di contro un’altra parte della casa discografica che addirittura non ci voleva portare a Sanremo con Aleandro e quindi c’era questa lotta intestina. Ho avuto questo grosso fardello da portare avanti per dare il meglio di me ed andò benissimo perché ho vinto tutte le tappe fino alla fine. Tra l’altro il produttore del disco era Massimo Luca, grandissimo chitarrista… quando pensi a Battisti, la chitarra è la sua…

Tra i Big di Sanremo 1993 c’era anche Milva e sei riuscita a batterla. Ti sei sentita in imbarazzo? Che effetto ti ha fatto il successo di “Un anno di noi”, quinto brano più venduto di quell’edizione?

Quando andai a Sanremo, l’anno successivo a “Non amarmi”, siccome della mia casa discografica c’erano anche Milva, Peppino Di Capri e Maurizio Vandelli, Mario Ragni mi disse “Guarda, mi dispiace ma ci sono troppi big importanti. Sarà difficile eh”. Io quindi andai convinta che avrei fatto solo la prima serata… E invece sono passata in finale, e gli altri no! Non è stata colpa mia, però devo dire che c’è stata parecchia rabbia nei miei confronti, indirettamente. Io che cosa c’entravo? Non mi sono affatto sentita imbarazzata… È la gente che decide ed è giusto così.

Non pensi che ‘La Rossa’ abbia ottenuto il premio alla carriera di Sanremo troppo tardi? 

Eh sì! Eh sì! È un’artista che merita, perché non premiare gli artisti quando sono in vita? Solo in Italia c’è sempre questo aspettare che uno non ci sia più per potersi accorgere di quanto valesse.

Per i tuoi primi album hanno duettato con te due dive storiche della canzone: Fiordaliso per “Io e te” e Loredana Bertè per “E la luna busso”. Descrivi ciascuna con un aggettivo.

Fiordaliso è l’amicona. È una persona solare, vera. Siamo sempre in contatto, ci vogliamo bene. Abbiamo vissuto un anno praticamente insieme perché abbiamo fatto Domenica in ed eravamo nello stesso residence, una sopra e una sotto.

Loredana? Complicata.

A Music Farm Loredana Bertè ti definì “La cameriera di Mariah Carey” e ti consigliò di intraprendere la carriera di attrice di fiction…

(Ride, ndr) Loredana ha sempre avuto un rapporto particolare con tutti. Ti osanna quando vuole e poi cerca di distruggerti. Però lei mi chiedeva sempre consigli sulle cose. Ha avuto questo atteggiamento forse perché le ho detto che mi dava fastidio il fumo. Abbiamo litigato, ma io sono una persona che non si fa mettere i piedi in testa. Ho dovuto smettere di fumare perché ho avuto una specie di allergia… Non sopporto più il fumo perché mi sento male… Per cui ci sono state un po’ di questioni, ma stupidaggini che trovo siano ridicole… e questi commenti sono proprio di bassa lega, quindi non voglio adeguarmi alla stessa stregua perché sono cose troppo mediocri e stupide. Sono persone che sicuramente hanno problemi perché non è normale. Però mi ha citato pure nel suo libro biografico… Evidentemente mi percepisce come una persona importante della sua vita, quindi va bene così.   

Ti aspettavi che la componente reality prevalesse sulla musica?

Era un reality, quindi me lo aspettavo sì.

E secondo te, nelle tre edizioni di Music Farm, c’è stato un concorrente che ha recitato più degli altri?

Sì, Silvia Salemi. Lei era una persona costruita…

Ah! E da cosa te ne sei accorta?

Beh, ce ne siamo accorti tutti!

Ma a te piacerebbe veramente recitare? Hai già avuto un ottimo riscontro nel ruolo da protagonista nel musical Cenerentola…

Sì. Sto lavorando anche su questo fronte a livello teatrale. Tra l’altro il 5 settembre realizzerò un evento di musica, spettacolo e arte varia dedicato ad Angelo Vassallo, il sindaco pescatore ucciso ancora non si sa esattamente da chi. È stato un personaggio che ha lottato contro tutte le illegalità di Pollica, nel Cilento. Io mi innamorai di questo personaggio così forte e così onesto, quando vidi il film su di lui con Sergio Castellitto nella sua parte. Quindi ho avuto la possibilità di conoscere la famiglia e questo mio progetto lo sto realizzando per cercare di riaprire il caso e scoprire chi ha ucciso questa persona meravigliosa. Per il 5 settembre ha dato l’adesione Beppe Vessicchio, attori di Gomorra, probabilmente verrà anche Castellitto e altri attori. Faremo una parte recitata e una musicata. Faremo dei brani nuovi, inediti, e un CD per raccogliere i fondi da impiegare per la realizzazione di un monumento in suo onore. In quell’occasione la piazza verrà intitolata ad Angelo Vassallo e ci sarà un premio particolare al sindaco che si è distinto di più nel corso dell’anno, o per l’ecologia o per la legalità o per altro.

Negli ultimi anni sei stata ad un passo da Tale e quale show. Ti ripresenterai ai prossimi provini Rai?

Io non mi presenterò più. Per tre volte sono arrivata a ridosso, e sinceramente mi sono stufata. L’anno scorso mi hanno chiesto di fare di nuovo il provino, ma non l’ho fatto. No, no, no… a loro piaccio, sanno che sono capace, però non mi va più di perdere tempo. Siccome le cose le faccio seriamente, mi metto lì, studio, perdo tempo… e la mia vita è preziosa, così come lo è quella di tutti.

“Ora o mai più” è il nuovo talent show di Rai Uno, condotto da Amadeus, che partirà il prossimo 18 maggio e sarà dedicato al rilancio di otto meteore della canzone italiana. Circolano i nomi di Lisa, Jalisse, Massimo Di Cataldo, Valeria Rossi, Carlotta, Davide De Marinis e Marco Armani. La Rai ti ha proposto di partecipare?

No e non mi dispiace. Se è una cosa particolare sì, ma se è qualcosa di squallido che non mi fa crescere no. Sto puntando alla qualità, quindi ai dischi, a comporre, a fare le tournée all’estero e al teatro. La televisione, per com’è oggi, non mi interessa. È difficile trovare un programma serio dove c’è veramente spazio per la musica. Ti danno un minuto e mezzo, se va bene… tagli allucinanti… La musica è solo un accessorio che serve alla televisione. Sto cercando di fare cose nuove all’estero, ho già lavorato diverse volte a Londra… In Italia c’è poco rispetto per la musica e l’arte in generale, quindi ti passa un po’ la voglia.

Ex corista di Mietta, come Susanna Parigi lo è stata per lei. Nella vita di Francesca c’è tanto studio, ma anche impegno sociale. È testimonial dell’associazione nazionale Centrailsogno a sostegno delle donne vittime di violenza, ed è da sempre a favore delle adozioni e dei matrimoni gay, perché «l’amore è l’amore». Il suo è un cuore rainbow quindi, proprio come quello di Fabrizio Frizzi, con cui ha duettato tante volte per beneficienza e per cui ha pianto: «Il mondo ha perso tanto».

francesca alotta

INTERVISTA a Francesca Alotta – Parte 3

Sei stata la prima corista di Mietta per “Volano Le Pagine”, a tutt’oggi uno degli album più belli e venduti della canzone italiana. Che ricordi hai di quell’incredibile esperienza che riunì per una delle più importanti voci della nostra canzone cantautori come Mango e musicisti come Roberto Gatto?

Quando la musica è bella è bella, ti fa piacere partecipare. Anche fare i cori non è facile, è tutta un’altra impostazione. I coristi hanno un ruolo diverso e non tutti i solisti riescono a esserlo. Io ho iniziato proprio facendo parte di due gruppi polifonici, uno di musica classica e uno di musica jazz.  A nove anni al Conservatorio ho studiato pianoforte, violino, lirica e lì ho anche fatto scuola come corista. Un lavoro importante che ti aiuta a crescere.   

Tu, invece, per l’album “Io e te” hai avuto come corista una delle punte di diamante della scena cantautorale al femminile: Susanna Parigi. Come sei arrivata a lei?

Merito della produzione. Sapevo che lei era molto brava ed ero felicissima di averla nel disco.

Laura Pausini ti ha escluso dall’evento “Amiche per l’Abruzzo”, invitando anche cantanti donne con la tua stessa popolarità come Annalisa Minetti o emerite sconosciute come Chiara Canzian, figli di Red. Sei rimasta male? A Sanremo 1993 tu eri nei “Big” e Laura nei “Giovani”; chiese l’autografo anche a te?

Sì. Noi siamo diventate amiche… per un periodo di tempo ci sentivamo spessissimo, poi ci siamo un po’ perse… magari lei in quel periodo frequentava più quelle persone e quindi ha pensato di invitare quelle amiche…

Una tua foto in compagnia di Povia, che hai caricato sulla tua pagina Facebook, ha indignato il tuo pubblico LGBT. Mancanza di sensibilità o semplice disattenzione? Come reputi le sue dichiarazioni omofobe e i suoi concerti trasformati in vergognose conferenze ‘no gender’ con l’appoggio dell’estrema destra? Anche tu sei contraria alle adozioni e ai matrimoni gay?

No, no, affatto! Scherzi? Non sono contraria per niente. Io non trovo nessuna differenza. L’amore è l’amore. Così come nella musica non faccio differenze. Non valuto una persona perché è gay o etero. Per me sei tu per la tua anima, al di là di quello che fai e dei tuoi gusti sessuali. Ognuno ha il suo mondo. Ad esempio sto realizzando un progetto con un ragazzo che è bravissimo e ha una sensibilità pazzesca, magari è gay. Poi, sinceramente, non ho seguito la vicenda di Povia, quindi non è che l’ho fatto apposta… Ho messo solo una foto…

Sempre Facebook hai reso pubblica la tua relazione con Nino. Lontano dal tuo mondo, eppure sempre vicino. Gli opposti si attraggono?

Sì, però forse alla lunga le differenze possono essere anche difficili da gestire. Quindi non lo so, bisogna vedere nel tempo. Perché quando passa la passione, bisogna vedere cosa rimane… no? E nel tempo te lo saprò dire!

La scomparsa di Fabrizio Frizzi ha rattristato un po’ tutti. Quale è il tuo personale ricordo e come mai l’importanza umana e professionale gli viene riconosciuta solo ora?

Eh! Come abbiamo detto prima, no? In Italia è così, si riconosce il valore delle persone solo quando non ci sono più. Forse il valore di Fabrizio non è stato capito esattamente. Assieme abbiamo duettato con “Non amarmi”, almeno cinque volte, anche in serate di beneficienza che facevamo per un’associazione che aiutava i bambini. Quindi l’ho conosciuto molto bene come persona… una grande anima, veramente. Fabrizio era molto di più di quanto si vedesse. Non diceva quello che faceva, era una persona molto sincera, schietta, con un grande calore, con un sorriso per tutti. Non lo vedevi mai arrabbiato o sgarbato. Il mondo ha perso tanto. Lo amavo alla follia… ho pianto tutto il giorno quando ho saputo la notizia. Avevo sentito che lui aveva un cancro, però, dato che sono tante le dicerie in questo ambiente del cavolo, ho pensato che non fosse così… o forse ho sperato che non fosse così… L’ho visto di nuovo al lavoro e supponevo ce l’avesse fatta… e invece no.

Qual è il brano di tuo papà Filippo che più ti emoziona?

“Suona chitarra mia” che ho ricantato per l’album “Anima Mediterranea”, in uscita a settembre, dedicato proprio a mio padre. Conterrà anche “Amuri miu”, sempre in siciliano, il cui testo è dedicato a lui e scritto da me.

E su quale tua incisione, invece, lui ti ha preferita come interprete? 

Amava molto il mio modo di cantare, questo sì. Però mi preferiva dal vivo. Non c’era un’incisione dove veniva veramente fuori la mia voce. Un po’ sacrificata da una serie di cose. “Non amarmi” ad esempio si doveva fare con una tonalità per due. Adesso, invece, si sente la vera Francesca.

Ecco, proprio qui volevo arrivare all’inizio dell’intervista. Io noto un tuo approccio diverso alla musica.

E vabbè, si studia, si cresce, si matura… altrimenti è finita.

Per gli “Omaggi Stellari” della mia pagina blog Hit Non Hit di Facebook mi piacerebbe sentirti in un omaggio a Giuni Russo, palermitana come te e voce immensa non adeguatamente celebrata. Accetti?

Amica di mio padre tra l’altro. Lei era bravissima, voce straordinaria… Però omaggerò Mia Martini perché le sue canzoni le sento di più.

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