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sabato, Luglio 27, 2024

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David Bowie: è caduta una stella nera

di Giuseppe Santoro

Se ne è andato all’improvviso, a tre giorni dal compimento dei 69 anni e dall’uscita della sua ventisettesima fatica discografica. E soprattutto senza avvertire nessuno.

Anche se nell’ambiente musicale la voce di una sua malattia circolava da tempo, David Bowie a metà dicembre era comparso pubblicamente e in buona forma, in occasione dello show “Lazarus”, andato in scena al New York’s Theatre Workshop e che prende il nome dall’ultimo singolo dell’artista londinese, forse il migliore degli ultimi anni. Dell’uscita imminente del nuovo disco di Bowie avevo già avuto modo di parlarne qualche settimana fa, quando ancora non c’erano notizie certe. Alla fine l’8 Gennaio, in occasione dei “quasi 70 anni”, il duca bianco ha deciso di rilasciare al mercato discografico “ Blackstar”, una sorta di testamento spirituale e musicale.

Un album che fonde il jazz con il rock, per certi versi cupo e con venature molto malinconiche, ma nel quale si può ritrovare qualcosa del Bowie psichedelico degli anni 60-70. Un capolavoro che arriva a tre anni di distanza dall’ottimo “The next day” e che conferma il periodo di grande ispirazione musicale che ha vissuto recentemente Bowie.

Questo nuovo lavoro, composto da sole sette tracce, mostra l’ennesimo colore del camaleontico artista. Se la title track è forse il pezzo più progressive della sua carriera, l’uso insistente del sax in tutto il disco, ad esempio, rappresenta una volontà ben precisa di ricorrere ad un suono più desueto, quasi a fare da contraltare alla musica semplice di questi tempi.

Si può definire certamente mistica l’atmosfera che creano queste sonorità, ma non fatevi illusioni: non sarete ben accolti da questo album. Si tratta di melodie (almeno per venticinque minuti buoni) che appaiono volutamente nervose e che provocano disagio. D’altronde la capacità di esplorare generi musicali in controtendenza è sempre stata una caratteristica molto cara al cantautore inglese, e la paura di deludere sperimentando con l’arte non lo ha mai sfiorato.

Del male che lo ha ucciso e con il quale lottava da 18 mesi, David Bowie non ha mai parlato pubblicamente, e il suo ritiro dalle scene live (non si esibiva dal vivo dal 2006) non era assolutamente collegato alla malattia.

David Bowie era un duca bianco ma anche una stella nera. Un continuo gioco di luci ed ombre artistiche, un alieno imprigionato nel corpo di un uomo. Un uomo che saputo modificare i canoni classici della canzone al pari dei Beatles e che ha reinventato il videoclip musicale. È stato anche attore e dagli anni ’90, si occupava anche di pittura.

Ci mancheranno i suoi continui cambi di look, la sua voce particolare e il suo stile elegante e straordinariamente rivoluzionario.
Musica leggera? Direi di no.

Si ringrazia per il video il canale YouTube de The Guardian
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