Ne usciremo mai fuori dalla spirale diabolica in cui il mercato musicale è caduto ormai da troppo tempo?
Partendo dal presupposto che fare musica richiede “denaro”, che le varie figure, dietro le varie produzioni discografiche, DEVONO ESSERE PAGATE – perché espletano un lavoro come qualsiasi altro lavoro retribuito al mondo -, in quest’epoca della rete e degli streaming, epoca in cui di musica se ne vende pochissima, è più che mai importante trovare le risorse ovunque affinchè l’industria discografica non muoia e con lei ogni possibilità, soprattutto per i giovani artisti, di produrre la loro musica.
Quando si pensava di aver, in qualche modo, trovato una “quadra” per le piattaforme musicali streaming, facendo pagare gli abbonamenti ai fruitori, o far sorbire agli stessi inserzioni pubblicitarie durante l’ascolto dei brani (vedi Spotify) se non ci si abbona, ecco arrivare un’altra “diavoleria”, una applicazione che potrebbe rimettere tutto in discussione.
L’App di cui parliamo è AUROUS, che ha un “motto pubblicitario” che è tutto un programma, “Aurous -Free Music, Whenever, Wherever“. Ed è “tragicamente” vero quello che dicono Andrew Sampson e soci (i creatori del servizio), “comunque e dovunque”, perché l’applicazione, che sarà online il 10 Ottobre, funzionerà ricercando i file musicali negli archivi di torrent scaricati ILLEGALMENTE dagli utenti e disponibili nei loro computer, e non solo: oltre ad essere customizzabile, il servizio darà anche la possibilità di importare le playlist di chiunque da qualunque piattaforma, e sarà addirittura anche un open source.
Per meglio far capire di cosa parliamo, basta prendere ad esempio qualcosa di simile che già esiste per i film, Popcorn Time, e come quest’ultimo, anche Aurous viaggerà ai limiti della legalità, perché farà leva sull’Online Copyright Infringement Liability Limitation Act, escamotage con cui gli Online Service Provider la fanno spesso franca quando si tratta di denunce per violazione del copyright. Ed in effetti AUROUS non è un database, ma è soltanto un formidabile motore di ricerca per i torrent, comparabile – come modalità di ricerca file – solo a Google, dato che esclude dai “search” tutto quel malloppo di link non utili per la ricerca di quello che si sta trovando in modo “mirato”.
L’unico modo per agire, per chi si vede defraudato dei propri copyright, sarebbe quello di risalire agli IP di tutti coloro che, usufruendo di AUROUS, mettono a disposizione i propri file scaricati illegalmente con torrent. Ma è un lavoro tanto titanico quanto impossibile.
Vedremo ora come “reagiranno” tutte le altre piattaforme in streaming musicali, partendo da Spotify e finendo alla neo nata Apple Music, passando attraverso la piattaforma Tidal, autogestita da alcuni artisti che son messi in gioco in prima persona.
Per quanto riguarda invece tutti noi, tutti quelli che davvero amano la musica e che rispettano tutte le persone che dedicano tempo, ingegno ed energie nella produzione di musica, l’unica cosa che possiamo fare è solo BOICOTTARE questa App e fare una campagna di sensibilizzazione affinchè l’illegalità non vinca ancora una volta…e questo invito è rivolto soprattutto ai giovani: AIUTATE LA MUSICA, BOICOTTATE AUROUS!!!
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