di Michele Caccamo
Sembrava che Dio ti avesse adornato l’ugola di farfalle: ogni vibrazione delle corde era modulata dal battito delle ali; una strozzatura in fondo.
Ma era proprio quella difformità a rendere unica e magnifica la tua voce. Avevi le dita nella saudade, la chitarra era il tuo albero della vita; eri un armonista raffinato, per l’amore e la solitudine.
“Ah Miché, bello de casa” adesso mi risuona, si fa spazio nel mio dolore; la tua sensibilità, a ogni nostro incontro, era completamente mia. Tu sempre così dolce e per bene, nobile.
Adesso le tue nuvole sono ferme, le note melanconiche del tuo ultimo grido le hanno disperate, rese tristi e pietose, così, in comune col mio cuore. Hai abbandonato le nostre stanze infelici; quelle degli esseri, in generale, trovando la consolazione tra i flauti del cielo.
La morte non c’è Aldo, si ritorna vergini e senza i fastidiosi paraventi delle leggi fisiche: se ci pensi, ma adesso lo sai, ci hanno limitati nelle proprietà della virtù, rendendoci perpetui eredi del pensiero spirituale con la scienza e la meccanica, con l’ingegno inutile.
Tu adesso hai ottenuto la polvere dei Santi, e volgerai la tua esistenza verso la grazia della perfezione.
Sei stato un compositore di canzoni stupende. Fin quando non ti hanno abbandonato per i deliri modaioli dedicandosi alle assurdità sonore, all’immagine, al piattume, lasciando nell’orfanezza la musica. Fanno fatica a produrre il canto, Aldo, dalle bocche ascolto solo urla, plagi, melodie risapute; più nessuna beata ispirazione, solo canzoni furbe, in maniera disarmante orrende. Tu avevi originalità nei giri armonici, eri un genio infaticabile: sembrava avessi un impegno costante con la bellezza.
Io adesso ti bacio sugli occhi, mentre perdi peso e stai liberando la tua Anima nella quiete. Già ti immagino celebrare in musica la parola divina. Non lascerò che ti dimentichino, grande Artista: drappeggerò il cielo delle tue note e ingigantirò il tuo nome per appenderlo dal sole alla luna.
Tu eri di un altro sogno, Aldo, di un’altra generosità, proprio vicino alla nitidezza dell’Animo.
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