Vedo un video di Enrico Ruggeri pubblicato sul suo profilo FB – Instagram in cui fa un giusto appello ai genitori che accompagnano i figli ai cosiddetti non concerti di rapper e trapper che durano 30 minuti e spesso in playback senza alcun musicista sul palco. “Educate i vostri figli a distinguere i veri concerti da performance televisive”.
Questo in sostanza la sua proposta. Tutto giusto e condivisibile ma la domanda è:
“Perché voi artisti consolidati che fate tournèe di decine di concerti ovunque, non fate mai suonare una band emergente di bravi musicisti, prima dei vostri concerti?”
Il meccanismo, molto in uso decine di anni fa ha aiutato tanti artisti emergenti a farsi conoscere, poi di colpo nessuno lo ha più attuato, a parte pochissime eccezioni che confermano la regola. Avete un privilegio e un pubblico, metteteli a disposizione di chi non ne ha. Sarebbe un bel gesto che aiuterebbe la crescita e la visibilità di chi è costretto a mendicare un concerto nei pub. L’Italia è piena di giovani band meritevoli, ottimi musicisti costretti a rimanere ai margini.
Cosa fate di utile per loro? Praticamente nulla. Direte. “Eh, ma non possiamo pagarli”. Ok ma sappiate che quasi tutti lo farebbero gratis pur di avere uno spazio professionale e una buona visibilità fuori dalla tv.
Ricordo la volta che feci ascoltare a Fabrizio De Andrè i provini di David Riondino. Lui stava già organizzando il tour con la PFM. Era il 1978. Come ascoltò un paio di canzoni, mi disse. “Voglio Riondino con me in tour, suonerà 3-4 brani prima del concerto”. Rimasi fulminato, perché già allora le case discografiche erano disposte a pagare i promoter per far suonare un loro artista esordiente. Così un paio di giorni dopo ci trovammo Fabrizio, Franco Mamone (il manager del tour) ed io, al bar Basso di Milano per discuterne. Mammone che mi conosceva bene, mi chiese se la RCA era disposta a pagarlo per inserire Riondino nel cast, se non un contributo almeno le spese di viaggio, vitto e alloggio. Gli risposi che era praticamente impossibile dato che ancora non avevamo un contratto. Fabrizio fu molto più deciso di me: “Riondino è bravo, e viene in tour e le spese gliele paghiamo noi perché farà parte dello spettacolo. Punto”. E così fu.
Il tour partiva tre settimane dopo, così dai provini, passai direttamente alla registrazione del disco, anche contro il parere di Nanni Ricordi che mi disse che non sarei mai riuscito a registrare l’album, fare la copertina ed uscire in tempo utile. David ed io non perdemmo un istante. Riuscimmo a fare tutto in tre settimane, contratto con la RCA, il mix e il master del disco, la stampa e la distribuzione. L’occasione era colossale e imperdibile. Così David iniziò la sua carriera artistica. Senza quella preziosa opportunità probabilmente, nonostante il suo talento, difficilmente avrebbe avuto un contratto con una major.
Da allora mi sono chiesto, come mai nessuno ha pensato di imitare Fabrizio per dare la possibilità a un giovane cantautore o una band di farsi conoscere?. Trattasi di insostenibile privilegio delle rock-pop star nostrane che magari vanno a fare i tutor nei talent show vidimando le esibizioni dei concorrenti, ma non li fanno suonare dal vivo prima dei loro concerti. Della serie, ognuno pensi per sé. Questa è una tipica anomalia italiana.
All’estero le guest band sono una regola, una realtà acclarata. Qui sono una rarità assoluta, un meccanismo non voluto, addirittura osteggiato. La realtà è che gli artisti non vogliono creare problemi al loro management, quindi fanno spallucce, senza pensare oltretutto che così facendo, svalutano anche il loro potere decisionale.
Beh, poi non lamentiamoci se l’occasione della vita per migliaia di ragazzi consiste in un passaggio televisivo. Se la tv li elimina, le case discografiche non li ascoltano, almeno fatelo voi, dato che avete possibilità di farli suonare davanti a migliaia di persone. Non vi costerebbe nulla e sarebbe un bel gesto. Se non altro, vi aiuterà a ricordare la fatica che avete fatto, quando gli emergenti eravate voi.
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