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FESTIVAL E NON FESTIVAL – Una guida ragionata sui festival musicali estivi

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La buona notizia è che il settore dei concerti live ha ripreso a correre. I dati confermano che l’aumento della produzione dei concerti live supera il 50% rispetto all’estate precedente. Durante la pandemia il settore, fortemente colpito, ha costretto molte aziende di service audio e luci a sospendere l’attività. Alcune sono fallite. Ora che il lavoro ha ripreso al punto che esiste persino una carenza di personale tecnico disponibile. La cattiva notizia è che molti festival e rassegne sono ideate a caso, senza alcun criterio artistico. Sono messe in piedi sul modello della televisione generalista dove si alternano contenuti alla rinfusa senza un’idea editoriale che una.

Con imbarazzante disinvoltura si passa da una notizia di cronaca nera al gossip, da una ricetta di gastronomia all’ultimo tormentone estivo, dall’intelligenza artificiale al mercato acquisti delle società di calcio, dalle boutade di Flavio Briatore agli annunci di vittoria di Zelensky. In questo fritto misto generalista ci finisce anche la musica dal vivo che grazie alla mancanza di direttori artistici professionisti, sforna rassegne musicali imbarazzanti. Ecco qualche esempio da non seguire.

A Parma c’è un Festival pop nel Parco Ducale dove nello stesso cartellone si mettono insieme i Deep Purple, Biagio Antonacci, Lazza, Sfera Ebbasta, Gianni Morandi e Checco Zalone. Al Piazzola live festival da Padova, dal 25 giugno è partita una rassegna che sembra organizzata come una estrazione di una lotteria, nella quale il direttore artistico sceglie gli artisti come il ragazzino che estrae le palline con una benda sugli occhi. Si parte con i Corcupine Tree per poi proseguire il 5 luglio con Drusilla Foer, e poi a seguire Angelo Pintus, Placebo e ancora Gianni Morandi e per finire il 27 luglio con Checco Zalone. C’è da chiedersi quale sia il criterio che può accontentare il pubblico di Zalone e contemporaneamente quello dei Porcupine Tree. Boh?

Il modello del Festival del fritto misto ha purtroppo contagiato persino i Festival musicali tematici, che nel corso degli anni hanno perso completamente la propria identità, come nel caso di Pistoia Blues dove quest’anno si mettono in cartellone artisti che il blues non lo suonano neanche nei loro compleanni come ad esempio: Steve Hackett, i Baustelle e Damien Rice. Anni fa invitarono anche Mika, che con il blues c’entra come il coniglio con lo zabaione. Insomma “fantasia al potere” o “fritto misto generalista”? Evidentemente nel nostro allegro Paese, i direttori artistici si sono estinti.

Ma per fortuna qualcuno esiste ancora, come ad esempio Mauro Paoluzzi storico produttore di artisti come Gianna Nannini e i Bluvertigo, solo per citarne due, che ha ideato il Festival “Melodica” nell’incantevole Castel Fusano a 4 chilometri da Ostia Antica. Qui c’è fantasia da vendere ma anche una precisa idea di base, cioè quella di mettere insieme artisti emergenti molto interessanti ad artisti mainstream di valore storico.

Già la prima serata con il concerto olografico dei Deshedus, prima e unica band rock italiana ad aver utilizzato la tecnologia discografica e aver prodotto due album con un’ottima produzione analogica, ha raccolto un numeroso pubblico di appassionati non generalisti.

Lo scorso 30 giugno si è esibita la giovane finalista a Musicultura, Ilaria Angiolas, da molti definita la nuova Gabriella Ferri insieme a Phil Palmer, artista e produttore storico inglese che ha collaborato con mostri sacri come Frank Zappa, Dire Straits, Eric Clapton, Pete Townshend, Tina Turner, Brian Adams George Michael, solo per citarne alcuni.

Il 5 luglio si esibirà Arianna Antinori, battezzata dalla critica come la Janis Joplin italiana, insieme a Maurizio Soleri, storico chitarrista di Vasco Rossi.

Il 6 luglio Melodica chiude con il Canzoniere Grecanico Salentino che hanno all’attivo ben 21 album pubblicati, prima band salentina della leggendaria scuola della Taranta. Con i CGS hanno collaborato artisti come Ludovico Einaudi e Stewart Copeland dei Police. Nel 2018 vinsero i Songlines Music Awards come miglior gruppo di world music al mondo.

Ecco come si può ideare un Festival eterogeneo ma con una forte identità artistica, cioè mettere insieme sullo stesso palco artisti emergenti e storici di grande eccellenza musicale. Ciò è possibile solo se alla guida di questi Festival ci sono persone competenti e riconosciute. Vale per la musica come per tutti gli altri settori. Se esiste competenza e professionalità, il valore identitario artistico si impone al pubblico. Se invece si rincorre alla rinfusa un pubblico misto e casuale, si crea una totale dispersione di espressioni e di orientamenti artistici, all’insegna di una sottocultura pop che azzera tutto allo stesso livello.

Quando Franco Battiato cantava “mandiamoli in pensione i direttori artistici” si riferiva ai tanti discografici occasionali che lavoravano nelle major non sapendo nulla di musica e di spettacolo in genere. Oggi i veri direttori artistici competenti dovrebbero essere riconosciuti in un albo professionale, dato che chi organizza la maggior parte delle rassegne musicali estive nel nostro Paese non fanno altro che telefonare alle agenzie di booking chiedendo qualche cantante disponibile senza alcun criterio artistico, né uno straccio di concept editoriale. Il messaggio è rivolto non solo ai privati, ma anche ai tanti assessori alla cultura e ai sindaci che dovrebbero valorizzare competenza e professionalità, negli eventi e nei festival delle loro città.

 

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