La democrazia ci permette di esprimerci liberamente ma solo in apparenza. In realtà da troppo tempo, siamo fortemente condizionati dall’imperativo del si e del no, dall’ obbligo di stare da una parte o dall’altra, dall’imposizione del giudizio positivo o negativo su qualsiasi persona, fatto o notizia che vediamo o leggiamo. Persino sul concerto a Ferrara di Bruce Springsteen l’Italia si è divisa in pro e contro, senza il minimo cenno di analisi approfondita del problema.
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Analisi che corrisponderebbe a un pensiero libero, consapevole e intelligente, proprio perché non allineato al conformismo. Questa democrazia ci permette lo scontro dialettico, l’appartenenza presunta o imposta simile al tifo calcistico, l’eterno dibattito tra colpevoli e innocenti, buoni e cattivi, santi o peccatori. Ecco perché molti attribuiscono ad alcuni personaggi appartenenze, ideali e valori più grandi degli stessi.
Così anche Bruce Springsteen diventa un milionario che se ne frega di una calamità naturale come l’alluvione in Emila, o al contrario, diventa un simbolo della giustizia, dell’eguaglianza sociale, della pace nel mondo il cui unico torto è stato quello di non aver devoluto parte del suo cachet alle vittime colpite. Questo dualismo ideologico ha coinvolto anche illustri personaggi come Carlo Massarini e Roberto Vecchioni che ne ha parlato in televisione pur con un certo equilibrio, dato che Vecchioni è una persona estremamente intelligente.
Tra i giornalisti, come il grande Zaccagnini, si è sospettato che Springsteen sia stato deliberatamente disinformato, manco vivesse sotto una campana di vetro e non fosse in grado di informarsi da solo. Ipotesi abbastanza risibile dato che al giorno d’oggi, basta vedere un video sul cellulare o accendere per un attimo il televisore per apprendere all’istante cosa sta accadendo intorno.
Su tutto aleggia dal 2008 in poi, lo spettro dell’emergenza, della catastrofe economica, del mondo che va a pezzi, tra recessione, aumento della povertà, pandemie, guerre e distruzione dell’ambiente. Sono 15 anni ormai che si respira emergenza ovunque e comunque e questo stato ci impone di essere sempre pro o contro a qualsiasi cosa, persino a un concerto programmato da almeno un anno, se non di più.
Dunque il libero pensiero non è libero affatto, è ostaggio di quel modello moralistico e culturale che un tempo Marco Pannella chiamava catto-comunista o clerico-fascista. Springsteen santo subito o Springsteen alla gogna. Ora proviamo a immaginare cosa sarebbe accaduto se il concerto a Ferrara fosse stato sospeso poche ore prima o anche il giorno precedente.
Centinaia di persone senza lavoro, un buco economico forse coperto dall’Assicurazione ma senza alcuna certezza in merito, dato che le autorità hanno dichiarato la praticabilità del concerto e non il contrario, quindi la “causa di forza maggiore” sull’ipotetico annullamento sarebbe stata difficile da dimostrare. Cinquantamila persone sarebbero comunque partite e l’eventuale annullamento avrebbe causato disordini e criticità in una zona già fortemente compromessa.
Il concerto invece si è svolto regolarmente senza danni al territorio e alle persone. Il parere del sindaco di Ferrara e delle autorità è stato sicuramente decisivo, per cui il partito del no e dei soliti negazionisti, non ha trovato di meglio che condannare Springsteen per non aver devoluto soldi o parole di cordoglio in favore alle vittime. Qualcuno deve aver scambiato il Boss per Gino Strada, e questo non fa certo parte del cosiddetto “libero pensiero” ma di un grossolano dogma ideologico duopolistico, che celebra il partito del si e il partito del no.
La realtà è molto semplice. Il concerto non si poteva annullare o rimandare in tempi veloci e tantomeno immediati, in assenza di causa di forza maggiore, perché un concerto del genere è una macchina produttiva e logistica assai complessa che coinvolge decine di migliaia di persone. Un altro fatto da considerare è che spesso attribuiamo alle rock star un potere e un ruolo che invece spetta ai leader politici o ai grandi pensatori e intellettuali in grado di condizionare idee e orientamenti dei popoli.
Bruce Springsteen è un uomo ricco e perfettamente inserito in quel potere che lo seduce in un nano secondo con un semplice invito alla Casa Bianca. Una rock star rimane tale, null’altro. Chi ha provato in passato a sfruttare la sua grande popolarità per la causa dei popoli, come Bono degli U2 e Bob Geldolf, ha fallito clamorosamente, perché per tutti, rimani sempre e solo una rock star. Pretendere che Springsteen sia diverso è quantomeno ingenuo e irrealistico.
Certamente le canzoni possono sensibilizzare la coscienza dei popoli, soprattutto quando diventano veri e propri inni generazionali come è accaduto a Bob Dylan con “Blowin’ in the wind” e “Master of War” ma restano canzoni, non trattati di pace o patti internazionali che salvano l’ambiente. Il libero pensiero è un pensiero indipendente basato sul presupposto che vi siano altre probabilità estranee alle verità imposte e comunemente riconosciute. Il libero pensiero è stare altrove, nel terreno della conoscenza e della consapevolezza.
Per questo non spacciamo Springsteen come un benefattore o uno speculatore. E’ semplicemente una rock star che non può certo risolvere i problemi del mondo o imporre decisioni o aiuti economici che spettano alle istituzioni di uno Stato. In quanto alla solidarietà, se vuoi proprio farla, è bene farla in silenzio e senza ipocrisie.
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