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venerdì, Luglio 26, 2024

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Le vicissitudini di un inviato al Festival del Sanremo della rinascita e della pazienza

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Era il 1997 ed  ero uno dei 24 ragazzi di Sanremo Giovani. Cantavo “Mille giorni di te e di me” di Claudio Baglioni nello spazio dedicato a quella che sarebbe stata la futura Sala Stampa di Sanremo.

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Ricordo un timido Tiziano Ferro che intonava un medley di Whitney Houston con al pianoforte Angelo Valsiglio, allora produttore di Laura Pausini. In sala – sia nel 1997 che nel 1998 – c’erano Alberto Salerno e Mara Maionchi con la casa discografica NISA. Nell’edizione del ’98 presero Tiziano Ferro con loro e la storia la conosciamo.

Per una strada che inizia un’altra devia: la mia. In stile “Sliding Doors” mi sono mosso verso quella che poi è diventata una passione, la mia personale relazione con Sanremo.

Scoprii, il giorno dopo la mia esibizione, che sul quotidiano IL Secolo XIX una giovane Alessandra Zacco aveva scritto su di me un articolo dal titolo “Un Geometra col vizio della canzone”, ovviamente in riferimento ai miei studi.

Da allora ho “vagato nei campi del Tennessee” affrontando studi presso i conservatori di Genova e Torino, oltre a lezioni di canto e pianoforte da Danila Satragno, oggi vocal coach di Damiano dei Maneskin, e prima ancora vocalist del grande Faber. Fu proprio mentre studiavo con lei Jazz & Swing, che ebbi la fortuna di vivere i backstage dei migliori concerti del più grande cantautore genovese di tutti i tempi.

Dopo ulteriori 6 anni di canto lirico e altri 4 lavorando in Musical Europei, ecco arrivare il  “Dodicesimo Pianeta”, il mio disco in veste di cantautore, uscito nel 2012. Per l’occasione scelsi di affidare l’ufficio stampa proprio ad Alessandra Zacco, quella che 15 anni prima mi aveva intervistato per Il Secolo XIX.

Il CD, con 10 Canzoni realizzate col team di pre-produzione che lavora per Zucchero, diede il via a svariate interazioni – anche internazionali – tra cui la conoscenza sempre più approfondita di colui che ha scritto alcuni tra i più grandi successi della musica italiana: il grande Alberto Salerno.

Dalla musica ho avuto tanto e, per ringraziarla, penso sia arrivato il momento di restituire qualcosa”. Folgorato dalle sue parole, non esitai a dire: “Senti Alberto, bisogna scrivere, raccontare, creare qualcosa che sia testimonianza del lavoro che hai fatto in tanti anni di prestigiosa carriera“.

Con Muovi la Musica e l’Officina della Musica abbiamo mosso i primi passi, fino alla realizzazione di Fare musica e dintorni. Immediatamente dopo, Alberto Salerno ha pubblicato libri ricchi di aneddoti e storia musicale fino a fondare quello che oggi rappresenta per me e per molti utenti una vera e propria realtà nella musica, il magazine on line FareMusic.it.

Oggi FareMusic è una realtà consolidata che da 8 anni ho l’onore di rappresentare in Sala Stampa al Festival di Sanremo unitamente a Mela Giannini e Jessica Cavestro, focus della redazione.

Con il nostro magazine non ci occupiamo solo di Sanremo, ma parliamo di musica e informazione tutto l’anno e a 360 gradi. Tra i collaboratori, ecco di nuovo Alessandra Zacco che nel frattempo, dopo aver lavorato per anni a La Stampa di Savona, si è specializzata in musica e costume e ha scelto l’attività freelance.

L’amicizia con Alessandra dura ormai da 30 anni, così come quella con Alberto e io sono commosso perché li considero due pilastri della mia vita artistica e musicale.

Oggi all’ottavo anno di sala stampa e al terzo Sanremo di Amadeus in piena, pandemia,  posso dire di averne viste, sentite  e vissute tante. Mentre torno dall’ennesimo tampone vi racconto un po’ di questo strano Sanremo.

Non è stato il Sanremo della Rinascita ma della Pazienza.


Perché ogni 48 ore siamo stati tamponati come se non ci fosse un domani (5 prelievi in tutta la settimana). Le maestranze aziendali sono uscite tutte con gli occhi lacrimanti. A volte abbiamo atteso oltre 1 ora prima della consegna dei risultati e del badge. Ci salvavano le battute e i pettegolezzi sul Festival.

sanremo

La sala stampa, anche quest’anno, era molto bella così come il palco dell’Ariston grazie alle scenografie di Gaetano Castelli, 2 grandi talenti lui e la figlia, premiati in sala stampa per le loro 20 edizioni di Festival.

Il problema, però, era che di pomeriggio, dalle 15 alle 19, la chiudevano per sanificarla, e quindi blogger e giornalisti giravano per la città di Sanremo alla ricerca disperata di una postazione per consegnare un pezzo o videochiamare un artista che, in molti casi, non trovava il tempo di considerare tutti gli aspiranti intervistatori.


Le conferenze stampa on line sono state organizzate su Zoom con appuntamenti di mezz’ora in mezz’ora. Fuori dalla sala stampa, grazie alle belle giornate, abbiamo potuto piazzare le nostre postazioni di fortuna. Tra queste: i muretti della passeggiata di Sanremo vista mare; il tetto del Palafiori utilizzando come scrivania la ventola di un condizionatore munita – per fortuna – di presa di corrente per laptop; il primo bar libero del corso o il tavolino della balconata del casinò municipale mentre tintinnavano le vincite delle slot machine.

Una volta sistemati, poteva accadere (ed è accaduto) che i link delle conferenze on line venissero intercettati, copiati e passati anche ai non accreditati, quelli che la Rai non aveva accettato. Mi sono quindi ritrovato con gente collegata a chilometri e chilometri di distanza da Sanremo, addetti non si sa bene a cosa, che nulla avevano a che fare con la sala stampa ma che in virtù di un dito più veloce riuscivano a prenotarsi per la domanda all’artista collegato. 

Come risolvere il problema? Penso che in futuro, se continueremo a utilizzare Zoom per le interviste, la Rai debba per correttezza fornire agli uffici stampa degli artisti i nomi delle testate accreditate, al fine di evitare interferenze che rendono il lavoro estremamente complicato.

La confusione che si è venuta a creare ci ha obbligati a cambiare strategia e a montare i video tagliando e incollando. Un mestiere più da tecnico che da blogger. In ogni caso ci si adatta: anche questo è Sanremo visto dietro le quinte.

Sanremo è una kermesse galvanizzante, bellissima e distruttiva allo stesso tempo. Piaccia o meno, è un evento che fa parte del DNA italiano e per me è sempre un onore seguirlo da vicino perchè parte del nostro tessuto sociale, percè racconta chi siamo e volente o no, anche se non lo segui e lo ritieni obsoleto, in qualche modo ti arriva. Te lo ritrovi quando accendi la radio in auto, quando entri in un negozio a fare shopping o quando, una sera d’estate, balli insieme ai tuoi amici proprio una delle canzoni che mai e poi mai avresti ascoltato in tv. Sanremo è nel mio cuore e sono certo che sia nel cuore di tutti. Per questo lo rispetto, lo amo, lo seguo, lo odio e ne parlo con onore.

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