Viviamo momenti difficili, costretti da un virus, un’entità quasi invisibile, una semplice sequenza di geni, a cambiare le nostre vite radicalmente, a cambiare le nostre prospettive, le nostre percezioni, a farci vedere noi stessi e il mondo fuori con occhi diversi.
Laddove non è riuscito il buon senso, a caro prezzo sta riuscendo a ridimenzionarci un filamento genetico che, inesorabile, si insidia nei nostri polmoni, costringendoci a distanziarci, costringendoci a fermarci, consegnadoci al “tempo”. E ora è proprio il tempo a domarci, a domare proprio noi abituati come eravamo a spendere tempo per domarlo, noi persi nelle nostre quotidiane folli corse contro di lui, giorno dopo giorno.
Ora ci tocca “aspettare”, costretti nei nostri pensieri ad assaporare per intero una paura, figlia di una consapevolezza che ci rimanda ad una sola vera certezza, quella che nessuno è al sicuro davvero, nessuno è immune e che tutti siamo drammaticamente uguali, soprattutto nei momenti peggiori, nelle disgrazie.
Chi lo avrebbe mai detto che la natura, con un suo emissario così infinitesimamente piccolo, ci avrebbe insegnato a ridimensionare il nostro ego infinitamente grande?! E’ bastato così poco, pochissimo, a distruggere tutte le notre fragili certezze, infrastrutture mentali con le quali abbiamo presuntuosamente voluto sfidare l’universo. Ma siamo un niente, meno di un virus, siamo semplici incubatori, materiale di nutrimento di un filamento genetico che vive grazie a noi, materiale biologico usato e poi abbandonato come una qualsiasi pedina della catena alimentare in natura.
E ora ci aggrappiamo ad un “Andrà tutto bene”, chiudiamo le porte delle nostre case e aspettiamo che la notte passi, perchè per fortuna, il giorno arriva sempre, anche dopo le notti più buie e fredde, nella speranza che il risveglio ci trovi più umani e grati per quello che ci viene donato ad ogni alba…
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