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martedì, Ottobre 3, 2023

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Daniela Pedali e la sua nuova terra d’adozione, il Messico, nel suo nuovo singolo – INTERVISTA

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La cantante lanciata da Pippo Baudo pubblica un nuovo singolo: “Como quien pierde una estrella”. Il brano è un omaggio alla sua nuova terra d’adozione, il Messico, e anticipa l’uscita del settimo album della sua carriera. Tra i suoi sogni un ritorno al Festival di Sanremo e il debutto a Tale e Quale Show e nel cinema.

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Potrebbe essere sulla copertina di Vogue o sulle passerelle delle sfilate di moda milanesi, eppure dietro ad un fisico statuario e ad una prorompente bellezza si cela la Whitney Houston del Salento. Portata a battesimo da Gigi Sabani, Paolo Limiti e Pippo Baudo – rispettivamente a “Re per una notte” nelle vesti di Mariah Carey, a “Ci vediamo su Rai Uno” con una Mina in versione R&B e al Festival di Sanremo 2003 con “Vorrei” – Daniela Pedali ci è stata subito scippata dalla Sony Discos. La casa discografica sud-americana l’ha catapultata, come in un sogno, a “Good Morning America”, all’America Airlines Arena di Miami e al Madison Square Garden di New York, trasformandola nella protagonista assoluta di “Ruta al Éxito”: un reality show che, sulla scia della pellicola “È nata una stella”, ha documentato in sei puntate l’escalation americana dell’artista nata a San Donaci. Con il suo talento a 24 carati ha stregato perfino Alicia Keys, Jay-Z, Diane Warren e Ricky Martin. Inizialmente prodotta da Angelo Valsiglio, l’artefice del fenomeno denominato Laura Pausini, è un concentrato di dolcezza, glamour e carica sexy. L’America latina l’ha definita ‘La nuova Diva italiana’ e le ha fatto vendere oltre trecentomila copie dell’album in lingua spagnola “Amore”. Ma ora – dopo aver vinto il Premio Afi come ‘Miglior artista emergente’ al Wind Music Awards 2010, essersi scoperta voce prediletta degli ultimi tre Papi, dei tre de Il Volo e dei nostri più grandi artisti jazz come Paolo Fresu, Francesco Cafiso, Dado Moroni, Roberto Gatto e il compianto Marco Tamburini, nonché voce contesa a “La Voz… México” –  Daniela ritorna sui Digital Stores con un nuovo singolo e relativo videoclip. Si tratta di una cover dalla musicalità mariachi, “Como quien pierde una estrella”, che anticipa l’uscita sul mercato discografico europeo e latino-americano del settimo sorprendente album della sua carriera.

Daniela Pedali

INTERVISTA a Daniela Pedali

Sei stata lanciata da due talent scout televisivi di compianta competenza: Pippo Baudo e Paolo Limiti. Cosa ti piace ricordare di ognuno di loro?

Paolo Limiti mi chiamò dal nulla, ascoltò per caso in radio il mio primissimo singolo “La voce del silenzio” in versione R&B e riuscì a risalire a me. Mi invitò a partecipare al suo programma del pomeriggio, su Rai Uno. Un uomo straordinario, sensibile, gentile. Mi sento privilegiata ad avere avuto la fortuna di conoscere un uomo che ha dato tanto alla musica e all’arte. Nel mio cuore per sempre. Mi sento altrettanto fortunata di aver potuto conoscere e lavorare con il grandissimo Pippo Baudo. Mi ricordo che inizialmente avevo quasi timore di lui. Quando andammo con il mio produttore di allora nel suo ufficio ad ascoltare il brano di Sanremo mangiava le sue crocchette di patate, mi sorrise e mi mise subito a mio agio. Mangiava nel suo ufficio perché era lì a lavorare da chissà quante ore. Un professionista come pochi, stacanovista, colto, esigente e di grandissima intelligenza e sensibilità musicale. La musica e la televisione italiana gli devono tanto.

Qual è il tuo profilo vocale? Quando e come ti sei accorta di essere così dotata?

Sono un soprano leggero. L’ho scoperto quando andai da Franco Fussi, il più grande foniatra italiano. Vidi per la prima volta le mie corde vocali sullo schermo. Sono sempre stata una amante delle voci virtuose, dei grandi interpreti, dell’eccellenza nell’uso dello strumento vocale. Da bambina cercavo nella musica una voce incredibile da poter ripetere, e il fatto di riuscirci mi faceva stare così bene che volevo si ripetesse all’infinito quella sensazione di benessere. All’inizio era solo una sfida con me stessa, riuscire ad arrivare ad una determinata nota, riuscire a ripetere una figura, ecc. Con il tempo, ho imparato che il sublime era da un’altra parte. La tecnica quando non è accompagnata da anima, cuore e pancia, quando non hai qualcosa di autentico da dire, è fine a stessa… non serve a molto. L’esperienza sia nella musica sia nella vita stessa, l’amore per vari generi e artisti, anche essenziali, e una ricerca personale senza sosta che continua immutata, mi permettono di crescere e imparare ogni giorno.

Tu, che sei una regina di tecnica e vocalità, pensi che Giusy Ferreri e Alessandra Amoroso possano essere adatte rispettivamente al ruolo di insegnante di canto e a quello di alunna di gospel? 

Ho molto rispetto per chi non si accontenta. Ho conosciuto ottime cantanti che sono pessime maestre e viceversa. Non conosco il grado di preparazione di Giusy Ferreri, ma se ha scelto di insegnare o le piace l’idea di farlo o è perché, sicuramente, ha da trasmettere le sue conoscenze a chi non ne ha. Alessandra Amoroso fa bene a studiare gospel perché è un genere meraviglioso che ti permette di trasmettere e amplificare le emozioni usando la voce.

Quanto è importante riconoscere i propri limiti nonostante gli abbagli televisivi?

Ho imparato che riconoscere i propri limiti è solo il punto di partenza per cercare di superarli. Per questo ben venga il mettersi in gioco sempre e comunque.

Come mai in Italia la bellezza per una cantante è così penalizzante? 

Non so rispondere alla prima domanda. Sicuramente prima si dava più spazio alla figura della diva, bellissima e dotata… e quando non era bellissima, aveva personalità e carisma da vendere oltre al talento, per questo ammirata e inarrivabile. Con il tempo si è voluto imporre più il tipo della porta accanto che ce la fa, che riesce ad arrivare alla popolarità e al successo e questo va benissimo perché tutti hanno diritto a scrivere la propria storia. Il problema si pone quando arriva una vera diva, perché per fortuna nel mondo ne esistono ancora e li è meglio non fare paragoni. La bellezza dovrebbe essere un valore aggiunto ma in realtà una donna bella quando ha talento deve sempre dimostrare di più delle altre, riuscire a mettere in secondo piano la bellezza e far parlare il talento, e questo, ahimè, in qualsiasi ambito.

Hai mai pensato ad una carriera di modella o attrice?

Non mi sono mai ritenuta una bella nel vero senso della parola e quando mi hanno proposto di partecipare a concorsi di bellezza o sfilare ho sempre rifiutato, perché mi sentivo goffa. Recitare sì, mi piacerebbe molto mettermi in gioco, chissà in futuro.

“Pop in Jazz” è il tuo ultimo album. Parlaci di questa ambiziosa svolta artistica, di come sono nate le prestigiose collaborazioni e della scelta delle cover.

È stato l’ultimo lavoro prima di decidere di volare per un periodo all’estero. L’idea mi fu proposta dal mio ex produttore Valsiglio, da sempre amante del jazz. L’idea era quella di far incontrare a metà strada il pop e il jazz sia attraverso le canzoni che avevano fatto storia nella musica pop sia attraverso le visioni di grandi musicisti italiani di jazz. Ho accettato entusiasta perché le collaborazioni, soprattutto con musicisti eccelsi, ti permettono di crescere ed imparare. Così è stato. La scelta dei brani è stata fatta cercando di inserire i nomi più grandi del genere pop rock. Il primo a collaborare fu il grande e compianto Marco Tamburini. Lui parlò del progetto ad alcuni suoi amici come Paolo Fresu, Roberto Gatto, Furio Di Castri. Ascoltarono il progetto, gli piacque molto, così come a Dado Moroni e a Francesco Cafiso. Così per fortuna nasce “Pop in jazz”.

“Como quien pierde una estrella” è il tuo nuovo singolo. Come mai hai scelto questa cover di Alejandro Fernández e non un inedito?

Ho scelto questo brano, scritto da Humberto Estrada e interpretato dal grande Alejandro Fernández, perché è una canzone simbolo in Messico e in America Latina. L’incontro per la prima volta del pop con il genere mariachi. Una maniera di ringraziare e rendere omaggio a una terra che mi ha accolto da subito con simpatia e amore.

A inizio 2018 hai pubblicato altre due cover: “Contigo en la distancia” di Christina Aguilera e “Supiste acerme mal” di Edwuin Luna. Qual è il filo conduttore che ti ha portato a reinterpretare questi brani? Faranno parte di un intero album?

Registrare “Supiste hacerme mal” e “Contigo en la distancia” è stato un caso, una collaborazione con l’etichetta indipendente di un caro amico produttore che promuove e aiuta la musica giovane in Messico.La mia produzione e il mio progetto discografico sono distinti a questi due brani.

Sulla tua pagina artista ‘Daniela Pedali’ di Facebook regali spesso ai tuoi ammiratori delle chicche strepitose. Parlaci del duetto virtuale con Luther Vandross in “Hello”. Stai pensando ad altri incontri vocali ‘impossibili’?

Luther Vandross è uno degli artisti che ho ammirato di più nella mia vita. La sua voce incomparabile mi ha ispirato e realizzare (grazie alla tecnologia) il mio sogno di cantare con lui “Hello”, una canzone che amo. Un pensiero e fantasia audaci da realizzare, però la musica è un regalo che ci è stato fatto precisamente per sognare, per viaggiare nel tempo e nello spazio. Non escludo altri duetti impossibili.

Quali sono i tre album della musica black che più hanno influito sulla tua formazione artistica e vocale e perché? 

Sicuramente tutta la musica di Whitney Houston, in particolare l’album omonimo “Whitney Houston”. Una voce unica e irripetibile, interprete immensa come nessuna. “Music Box” di Mariah Carey, rimasi letteralmente folgorata dalla sua voce e la sua maniera unica di cantare. “Dangerously in love” di Beyoncé perché è uno spartiacque tra la old school e new soul, R&B e pop. Potrei farti moltissimi altri nomi di artisti e album soul che amo, però questi tre sono nel mio cuore.

Quali sono, invece, i tre album della musica italiana a cui sei più legata e perché?

Un album che ricordo con affetto è senz’altro “Canzoni” di Mietta, un album bellissimo. Era il periodo in cui da ragazzina, tornando da scuola, avevo il pensiero fisso di mettere subito le cuffie, cantare e studiare musica. Quel disco mi ha accompagnato per pomeriggi interi. Un altro disco che ricordo con affetto è “Giovani Jovanotti” di Jovanotti, sin da allora si intuiva il valore di uno dei più grandi cantautori moderni che abbiamo in Italia. E poi “Scomporre e ricomporre” di Fabio Concato, disco bellissimo che mi riporta indietro nel tempo e in una dimensione fantastica, sembra quasi di entrare in un dipinto. Amo le sue canzoni, la sua eleganza e unicità.

Da San Donaci, in provincia di Brindisi, alla Grande Mela. Raccontaci l’ingresso di Daniela Pedali nello star system americano, dell’incontro con Jay-Z, Diane Warren, Alicia Keys e delle maggiori soddisfazioni che hai avuto in terra straniera.

La prima volta che andai a New York fu per cantare al Madison Square Garden, il giorno del mio compleanno. Mi invitarono a cantare al concerto di Marco Antonio Solis e Ana Gabriel, due stelle della musica messicana. Dopo l’esibizione mi dissero che Alicia Keys era lì e che aveva espresso dei commenti bellissimi sulla mia esibizione. Quello, insieme al fatto che avevo cantato in uno dei templi della musica mondiale, fecero di quel compleanno un evento unico e indimenticabile. Jay-Z ascoltò un mio brano e mi diede il permesso di usare una frase intera con la sua voce presente in uno dei suoi primi dischi quando collaborava con un altro rapper Jaz-O, che fu tra l’altro il suo mentore. Ho avuto il privilegio di essere una delle poche cantanti italiane ad interpretare un brano originale della grandissima Diane Warren, la Queen of the ballad, la compositrice più prolifica dell’industria musicale, ha scritto, tra gli altri, per Christina Aguilera, Celine Dion e Lady Gaga. Con la sua canzone, “Salvami”, e il testo in italiano scritto dal grande autore Depsa, vinsi “Destinazione Sanremo”. Una vittoria che mi aprì le porte del Festival di Sanremo nella categoria ‘Nuove Proposte’.

Ti sei esibita in mezzo mondo. Dalla Russia all’Ucraina, dall’America Latina agli Stati Uniti. Dov’è la tua residenza, quali sono i posti che più ti hanno affascinato, cosa ti manca di più dell’Italia all’estero e cosa no?

La mia residenza resta in Italia per adesso. Tra le molteplici cose che amo della musica, una è senza dubbio il fatto che ti permette di viaggiare tanto, conoscere culture differenti, confrontarti costantemente con altre realtà. Ho amato e amo tutti i posti che ho visitato. Il fatto di dovermi spostare lo vedo come un regalo, una possibilità di ampliare la mia cultura e i miei ricordi. Conservo nel mio cuore un pezzettino di essenza di tutti i luoghi che visitato, e delle persone che incontro e conosco nei miei viaggi. Alcuni si convertono in amici preziosi. Dell’Italia mi manca la mia famiglia, la mia casa, le cose semplici della vita di tutti i giorni, ma anche per quello tornare è sempre una gioia.

Sei stata la voce prediletta degli ultimi tre Papi. Che ricordi hai di ognuno di loro e delle relative esibizioni live a loro cospetto?

Un altro regalo che la musica mi ha donato è stato quello di poter cantare in Piazza San Pietro dinanzi a Sua Santità Giovanni Paolo II una canzone contro la guerra e il terrorismo, ,che ha come testo una preghiera del Papa stesso. Un’emozione indimenticabile, un altro giorno speciale da ricordare per sempre. Ho cantato anche in occasione della visita di Papa Benedetto XVI in Puglia e in Messico in occasione della visita di Papa Francesco. Partecipare a manifestazioni di speranza e di pace è sempre emozionante. Ti senti parte di una squadra che vuole vincere con amore le brutture del mondo, e l’arte incontra il suo ruolo più alto e nobile.

Il muro della Chiesa Cattolica verso gli omosessuali, nonché i suoi molteplici scandali finanziari, di pedofilia e la intrinseca discriminazione della donna non ti irritano?

La Chiesa come tutte le istituzioni create dall’uomo non è perfetta e ha i suoi grandi e incomprensibili controsensi, come del resto la vita stessa. Mi irritano tante cose, certamente tutte quelle elencate nella domanda. Credo che un buon punto di partenza sia cercare di vivere nella tolleranza ed educare ed educarci all’amore e al rispetto. Le diversità, per fortuna, appartengono alla nostra esistenza. Credo che l’umanità sia ancora lontana, purtroppo, da quel livello spirituale che potrebbe permetterci di vivere in pace.

“Tale E Quale show” è la versione Vip di “Re Per Una Notte”, a cui hai partecipato nelle vesti di Mariah Carey. Se ti proponessero di essere nel cast della prossima edizione accetteresti? In quali cantanti ti piacerebbe trasformarti e qual è l’imitazione del passato che più hai apprezzato?

Sì, certo! Accetterei senz’altro e sarebbe una bellissima esperienza. Sarebbe una bella opportunità per giocare con quello che amo di più e mi divertirei a trasformarmi in Beyoncé, Whitney Houston, Cristina Aguilera… perché no Bruno Mars, e sarei aperta a proposte (sorride, ndr). Una esibizione che ricordo è quella di Valerio Scanu in Michele Zarrillo, fantastico!

A “La Voz… México” hai detto no a Laura Pausini. Come mai non l’hai voluta come coach? L’aver preferito Ricky Martin si è rivelato un passo falso…

Non ho detto ‘no’ a Laura. Si sono voltati tutti e quattro i giudici, ho dovuto fare una scelta. Una scelta “suggerita” dalla stessa produzione del programma, che mi “invitò”, nel caso Laura Pausini si fosse voltata, a non sceglierla e a scegliere Ricky Martin appunto. Ho fatto quello che mi è stato chiesto per rispetto ai dirigenti che cambiarono il regolamento per farmi partecipare, essendo la prima straniera a entrare a far parte del programma. Il fatto che non dovessi vincere già lo sapevo, perché avrebbe implicato una firma di un contratto di esclusiva che non era nei piani.

So che hai detto no anche a “Music Farm”, il talent show che ha fatto la fortuna di Dolcenera. Ti sei pentita?

Ricordo c’era stato un avvicinamento e interesse però, a dire il vero, non ricordo il motivo che non mi fece interessare tanto al progetto. No, non sono pentita perché credo che ognuno abbia la sua storia e semplicemente doveva andare così.

Dolcenera venne accusata di aver giocato la carta della finzione televisiva. L’avresti usata anche tu per battere i concorrenti più popolari?

Dolcenera ha usato le sue carte e lo ha fatto bene, e non so se fosse finzione o meno, questo lo sa solo lei. Parlando di me, non so se riuscirei a fingere. Dovrei vivere la situazione per capire se usare una strategia o se scegliere l’autenticità, che a mio parere è sempre la scelta migliore.

Hai avuto modo di conoscere Dolcenera a “Destinazione Sanremo”. Pippo Baudo vi fece gareggiare con altri talenti straordinari come Manuela Zanier, Patrizia Laquidara, Simone Cristicchi e Filippo Graziani. Parlaci di questa tua esperienza da debuttante e delle simpatie e antipatie del dietro le quinte…

Non credo ci fossero antipatie, almeno per quanto mi riguarda, direi più una sana competizione. Ho un bel ricordo di tutti, giovani pieni di talento e con tanti sogni da realizzare, auguro il meglio a ognuno di loro. “Destinazione Sanremo” è stato un bel campo di battaglia.

E un aneddoto sul Festival di Sanremo 2003? Ti piacerebbe tornare su quel palco?

Sì! Senz’altro mi piacerebbe ritornarci perché lo vivrei con una consapevolezza differente. La prima volta avevo l’urgenza di vivere il mio sogno di bambina, di dimostrare a me stessa e agli altri che ero arrivata su quel palco. Oggi ci andrei per raccontare chi sono oggi come donna e come cantante, tutto quello che ho vissuto nel mio cammino artistico, cercando di lasciare un messaggio. Ricordo il Festival come un grande carnevale, chiassoso caotico e divertente.

Per gli “Omaggi Stellari” della mia pagina blog ‘Hit Non Hit’ di Facebook mi piacerebbe sentirti in un omaggio al Sanremo 2018 di Claudio Baglioni. A te la scelta del brano e la motivazione.

Scelgo “Frida” dei The Kolors. Mi è piaciuto tanto il brano, mi sono piaciuti moltissimo loro. Non avevo avuto modo di soffermarmi ad ascoltarli in passato, pur avendone sentito molto parlare. Vedere la loro performance a Sanremo è stata una bellissima sorpresa!

Daniela Pedali

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