di Luigi Calivà
Qualche pomeriggio fa mi sono preso qualche ora per passeggiare tra Via del Corso e le vie limitrofe, era molto tempo che non lo facevo.
Non ricordavo una babele simile di lingue, razze e saltimbanchi, dove la normalità è bandita.
Venditori di caldarroste a maggio con 26 gradi, madonnari che non buttano più il loro lavoro sul marciapiede, ma che dipingono su tele recuperabili incollate a terra, tristi teatrini di animazione improvvisati, carnagioni di tutti i colori, mille lingue diverse dove l’italiano è minimo quarta lingua.
Furtivi venditori di tutto e furtivi cacciatori di elemosine travestiti da turisti. Abbigliamenti da dopo sole a Riccione, e ragazze “un calippo e na biretta” accompagnate da coatti con trionfi di tatuaggi.
Ancora, latinoamericani con pinocchietti di tutte le fogge, asiatici senza l’eleganza e la carnagione dei giapponesi.
E poi poliziotti in borghese riconoscibili da un km, poliziotti in divisa e militari in mimetica.
Macchine tante, troppe, con permessi in vista, Taxi che seguono gli odiati Ncc magari di Uber… biciclette, car sharing parcheggiate dove capita.
Gente che parla a voce alta per farsi notare, e gente che cammina e parla a voce alta con auricolare al cellulare senza minimamente pensare che agli altri dei cavoli suoi non frega nulla, o meno di nulla.
Poi svolto a destra e sono a Piazza S. Lorenzo in Lucina.
Tre bar tavoli all’aperto, negozi meravigliosi compreso Luis Vuitton, e gente più elegante e più “normale”.
Ma eccoli li vedo, sono loro, gli “Onorevoli” a passeggio chiacchierando con il collega o l’assistente parlamentare (portaborse) tra una riunione di commissione e un voto.
Sono tutti lì intorno con i loro vestiti sartoriali blu, le camicie appena stirate con le cifre iniziali sulla pancia, e le scarpe con i lacci nere o marroni, stile Church.
Non si mischiano con il fiume di varia umanità che scorre tra Via del Corso, Via Condotti e i suoi negozi del lusso vuoti, e ancora Piazza di Spagna con il sole che scalda tutta quella varia umanità che intanto si è spostata li tra Trinità dei Monti e la Barcaccia.
Loro passeggiano in un raggio di 100 metri da Montecitorio, aspettando che arrivi la sera per rinchiudersi nelle decine di ristoranti lì intorno, e che vivono dei loro conti e delle loro carte di credito.
Il sole sta tramontando e mi dirigo verso “Palazzo Fendi” per l’aperitivo di compleanno della mia amica Maria Francesca, da Zuma in terrazza sui tetti di Roma.
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