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sabato, Luglio 27, 2024

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L’Officina della Musica e delle Parole oggi ha scalato un grattacielo – Cronaca di una giornata di musica e passione

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Toccare il cielo con un dito. E’ proprio così. La sessione dell’Officina della Musica e delle Parole oggi ha volato in alto, confermando di essere una meravigliosa realtà in un panorama spesso inaccessibile a tanti giovani autori, cantautori e interpreti che vogliono capire come crescere. Lontano dalle fanfare televisive, ma davanti a un tavolo di professionisti, veri “operai” (nel senso più nobile del termine) di un’Officina che è un fermento creativo. Dove si lavora sulla qualità perché “ci sono troppe schifezze ormai nella musica italiana”. Grazie all’impegno di Maria Teresa Baldini, consigliere regionale, fondatrice del movimento Fuxia People, la sessione odierna ha avuto una coreografia unica: la Sala Belvedere, dedicata a quel geniaccio di Enzo Jannacci, al 31° piano del Grattacielo Pirelli.

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Larghe vetrate, tanta luce, bella energia. E una fisarmonica che ogni tanto rivendicava attenzione. Già, se la sentite anche voi ci sono buone possibilità che Alberto Salerno e il suo cellulare siano nei vostri paraggi. Un’appagante giornata di lavoro, dalle ore 10,30 alle 18, con la presenza anche di Mara Maionchi, a dispensare consigli, a duettare col Salerno e a far felice una classe elementare di Lodi che l’ha circondata di sorrisi e di richieste d’autografo.

Al tavolo dei formatori una squadra stellare: Alberto Salerno, Umberto Iervolino, Andrea Zuppini, Mauro Paoluzzi, Damiano Dattoli, Tino Silvestri, Nicolò Fragile e la partecipazione straordinaria di Stefano De Maco.

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Tino Silvestri ha sottolineato come l’Officina sia “un’associazione apolitica, senza scopo di lucro. Un punto di riferimento permanente di attività legate alla musica come la scrittura, la correzione di testi, la produzione di brani e la supervisione del lavoro artistico. Una possibilità d’incontro per tutti quelli che hanno qualcosa da esprimere”.

L’Officina non consegna scorciatoie, ma fa in modo di rendere più abbordabili le curve a gomito lungo il percorso dei più meritevoli. Entusiasmo ed umiltà, quello che i professori chiedono è esattamente quello che loro stessi offrono.

Ieri sono giunti in 20 da ogni parte d’Italia, giovani e meno giovani. Qualcuno ci è tornato per capire se era migliorato. Qualcun altro ha avuto il suo battesimo importante e c’è pure chi è arrivato col suo cd incelofanato, corredato di testi e di foto. Insomma, quasi da professionista. Molti sono partiti all’alba, chi in treno chi in aereo. Ai più fortunati è bastata la metropolitana.

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Look senza eccessi perché chi stava davanti a loro ha sempre sponsorizzato più l’”essere” che l’”apparire”. L’età non è un ostacolo al talento e te ne accorgi subito coi 67 anni di Elio Aldrighetti, capelli e pizzetto bianco, una voce e un testo alla Paolo Conte. Il suo brano, “Ecco noi”, racconta l’emozione di un primo incontro e quell’emozione ti entra dentro. “Sei un compositore affascinante – sottolinea Mauro Paoluzzi – e ci cali in un’atmosfera teatrale”. “Se i discografici avessero coraggio – irrompe Salerno -, questo brano lo farei cantare a un ventenne”. Ed Elio, proprio grazie all’Officina, ha iniziato una collaborazione con Valentina Sarto, veronese di 21 anni, che oggi si prende i primi applausi convinti con “Voglio andare via”. Lei confessa felice: “Ho sempre cantato in inglese, ma ci sto provando e inizio pure a cimentarmi nei testi”. “Hai una personalità molto forte – la incoraggia Stefano De Maco – ma anche ampi margini di miglioramento. Tu sei aria nuova. Siamo invasi da interpretazioni di plastica senza anima dentro”.  E poi è il turno di Annalisa Baldi che l’Officina l’ha scoperta su Facebook e l’ha amata da subito. Propone “Tutto torna”, una canzone riveduta e corretta, anzi completamente riscritta, dopo aver assorbito i primi insegnamenti dallo staff. Umberto Iervolino esalta il suo “salto di qualità. Prima eri brava, ma anonima”. Salerno non ci sta: “Mi sfugge il senso del testo. A me oggi non torna nulla. E’ una canzone piacevole ma come tante altre. Devi scrivere e lavorare di più”. Andrea Zuppini entra nel dettaglio: “Tu dai molta importanza all’arrangiamento, ma è nello scheletro che deve esserci la forza”.

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Il bello dell’Officina è proprio questo. Dire quello che si pensa in libertà, senza sfuriate ed eccessi. Basta guardare quel tavolo di formatori per accorgersi di quanto impegno mettono. Piedi che si muovono al ritmo della musica, occhi socchiusi, mani conserte. Concentrati. Un ascolto quasi religioso di quelle singole tracce audio. I Blue Scarlet, una band rappresentata da 3 dei 5 componenti, arrivano da Savona. Sono insieme dal 2010 e 6 anni sono tanti per quello che sono riusciti ad esprimere con la loro “Lei”. Giudizio unanime: bisogna lavorare, stringere i tempi e dare un’armonia anche al look perché una band è una band.  Noemi Cannizzaro, in arte Noè, è una che si è già messa una bella vittoria alle spalle a Verona. Si è autoprodotta come cantautrice ed oggi la sua “Non so” le ha dato belle soddisfazioni. Mara ha promosso la sua “freschezza nell’aspetto, nella melodia e nel testo che ben racconta le indecisioni di una giovane donna”. Paoluzzi che già lavora con lei, sorride orgoglioso. Ma il Salerno irrompe: “ ‘Non so’ non è un titolo. E’ roba da mandarti a casa i carabinieri ad arrestarti”. E allora intuisci che questa Officina è davvero un laboratorio di crescita. Perché i particolari sono messi a fuoco ed è chiaro che una canzone è fatta di melodia, testo e pure il titolo. Promossa la melodia (Zappini), migliorabile il testo (Dattoli), bocciato il titolo.

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Ed è un piacere vedere qui anche chi potrebbe sentirsi già un “arrivato”, come Nick Casciaro che la televisione l’ha già attraversata in lungo e in largo dal 2013: Italia Got’s Talent, Amici e cantante ufficiale di Domenica In. E invece anche lui insiste per  capire cosa si può affinare.  Il suo “Da uomo a uomo” è un testo duro, che racconta di un particolare rapporto tra padre e figlio. “Occorre rivedere l’arrangiamento – spiega Dattoli -, troppe interruzioni ritmiche”. “Io invece – sottolinea Fragile – valorizzerei il ritornello alla stessa stregua delle strofe”. “Sei un bel ragazzo, ottimo timbro vocale e mi piace pure l’arrangiamento spezzato. Ma non fermarti, puoi ancora migliorare”. Salerno gli apre una porta in più: “Ti vedo bene in una band. Se non ci hai mai pensato, non lasciarti chiusa questa possibilità”. I formatori sembrano extraterrestri di questi tempi. Non si accapigliano, non fanno gare di supponenza, talvolta giocano su fasce opposte ma solo per offrire il meglio in fatto di valutazione.

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Insieme applaudono a Diego Cecon e Davide Sertori che con “Lacrina nera” propongono un resto molto intenso ed ispirato. I ragazzi si ascoltano l’uno con l’altro, si analizzano, cercano simbiosi e affinità che potrebbero portarli a lavorare insieme. L’Officina è aperta anche per questo. Interazioni creative. Luca Dimauro canta “Un contrattempo” e Silvestri, Paoluzzi e Dattoli applaudono alla scrittura molto bella, mentre sono concordi nell’evidenziare come l’interpretazione faccia a botte con una pronuncia “che non rotola al meglio”. Fragile invece vorrebbe un testo più fantasioso, con più immagini scolpite dentro. Poi è il turno di una  milanese sorridente, Guendalina Edvige, che “utilizza lo zio ventenne per musicargli Storyline”. “Mi piace da pazzi la tua voce – esclama Salerno -, peccato che la utilizzi in inglese. Torniamo alla nostra lingua, restituiamo fiducia e potere all’italiano”. E stavolta Mara concorda con lui: “Mi sei piaciuta molto, ma noi non abbiamo la regina. Noi non siamo inglesi, siamo proprio diversi”. Invocano il ritorno alla nostra lingua e Pietro Foglietti, 20 anni, li accontenta al volo, appiccicando al suo “Muro” applausi e consensi convinti e unanimi. “Sei una grande novità, ho ascoltato le tracce del tuo disco e 4 mi hanno entusiasmato” dice Salerno. “Testi perfetti” rilancia Iervolino. “Il rapporto qualità-età è altissimo” sottolinea Fragile. Il segreto lo svela Dattoli: “Una personalità molto forte, senza aver fatto scuole specifiche. Questo è il bello”.

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Ameliè Gavaudo si presenta come poetessa da quando era ragazzina, scrive in 4 lingue ed è convinta che sia giusto farlo senza dare esclusive perché se c’è un messaggio da comunicare al mondo occorre utilizzare ogni mezzo che è nelle proprie corde: “Lo farei anche in cinse se ne avessi la possibilità”. Una sicurezza quasi imbarazzante al punto che Zuppini le chiede perché è arrivata in un’Officina se si sente già oltre. “Ogni spazio è buono per diffondere il mio messaggio al mondo” ribatte. Silvestri la sostiene in questa sua “esigenza di comunicare”, Paoluzzi invece dice di non aver capito nulla in quel “Zahir” che ha cantato, ma lei  difende le sue peculiarità. Ed è bello anche assistere a questo scambio di battute appassionate, da entrambe le parti.

Claudia Loddo, che vive a Roma ma ha origine sarde, riapre con la sua canzone il dibattito sul dialetto, impegnativo non solo da comprendere ma anche da gestire. E lei ci prova, cercando quel giusto equilibro e quel “fascino in penombra” che Mara aveva trovato quando produsse il primo album dei Tazenda. C’è da lavorarci, ma in Officina si va per questo.  E’ il concetto che arriva anche a Gianmario Mazzola che con  “Il pensiero viaggia” s’intuisce “che sa giocare bene con le parole”. “In America andresti forte” lo sprona Salerno e quel testo piace, vibra, emoziona. “Sei un bravo autore, costruisci bene i tuoi testi” sottolinea anche Silvestri e, a questo punto, il consiglio è quello di concentrarsi sin da ora su un modello d’artista con cui vorrebbe lavorare. Ognuno di questi ragazzi ascolta con attenzione perché chi parla è l’Esperienza con la E maiuscola. Ascolta e ha un motivo in più per crederci. Anche Elena Moriggia che propone due testi, “Imprevista” e “Nebbia“, che per la commissione sono Medioevo, fuori dal tempo: “Usi un manierismo che non esiste più, queste canzoni poi fatichi a piazzarle”. Onestà di giudizio, non polemica gratuita. E quando arriva Nicoletta Noè, vincitrice del premio Bianca d’Aponte, il concorso per cantautrici più importante del Sud, si ascolta ogni parola e ogni vocalità di quella voce stranissima che è riuscita a sbaragliare le leggi del mercato.

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Paoluzzi: “Non ho capito tutto ma quello che mi è arrivato mi è piaciuto”. Iervolino: “Interessante e carnale”. Silvestri: “Tu suoni chitarra e tastiere e questo è un valore aggiunto”. Fragile: “Se riuscissi ad abbinare le immagini antiche al moderno, il tutto sarebbe ancora più suggestivo”. Si cambia autore, si cambia genere. L’Officina è aperta a tutti e Marco Brovedani ne è la prova concreta. “Sei il solito pazzoide – lo definisce Dattoli – Un brano allucinogeno, tu sei un rivoluzionario”. Zuppini sorride: “Forse tu sei troppo avanti. Crei mondi originali ma con un gran casino dentro. Affascinante”. “Nella tua anarchia c’è del geniale” rimarca Iervolino. Il sigillo lo mette Stefano Zonca con la sua “Assieme alla luna”. Salerno lo prende in giro dicendo che gli viene meglio montare i video che scrivere canzoni. “Il pezzo è carino, ma un po’ datato”. Ma ride. Anzi sorride. L’Officina oggi ha scalato un grattacielo, ma è solo l’inizio. Perché solo la passione può far rinascere quello che il business distrugge.

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N.B. Crediti Foto Gianfranco Giacomo D’Amato e Victor Venturelli

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