di Alberto Salerno
Domenica, a Domenica, In Versione Sanremese, abbiamo visto e ascoltato di tutto e di più.
I cantanti, tutti, giovani, vecchi, esclusi, hanno ricantato tutti, qualcuno anche due volte, prima con Giletti, e i suoi “opinionisti”, e poi con la incredibile coppia “Insegno-Perego” che fanno tanto simpatia, davanti ad altri “opinionisti” e “giornalisti”. Al di là delle solite cose dette e stridette, sentite e risentite, quello che mi ha fatto maggiore impressione è stata l’inconsistenza palpabile di tante canzoni, il vuoto pneumatico, il nulla, emozione zero. Ecco cosa alla fine ho scoperto che mi è mancato in questo Festival: un brivido, una lacrima, il coinvolgimento emotivo. Qual’è lo scopo di una canzone, se non quella di colpirti al cuore e farti desiderare di riascoltarla. Ecco cosa non è successo all’Ariston, è mancata l’emozione, sia nel presentatore, talmente perfetto da fare paura, le tre vallette, gli ospiti, i super ospiti e infine i cantanti. Poi sentire i Dear Jack che come prossimo futuro immediato è un tour nei centri commerciali per fare firmare il loro cd, mi è venuta tanta malinconia. Mi hanno fatto un po’ impressione anche i giornalisti, che hanno fatto le loro domande, o hanno esposto le loro critiche come se fossero stati a un Festival di 20 anni fa, tutto uguale, tutto immobile, anche loro ingabbiati nel gioco delle parti, senza gioia né divertimento. E’ dunque questo che resta di Sanremo quando le luci si spengono? Va bene, chiudiamola qui, e pensiamo ad altra musica, quella che arricchisce il cuore e la mente.
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