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FESTIVAL DI SANREMO 2022: TUTTO QUELLO CHE È SUCCESSO NELLA SECONDA SERATA – I VOTI

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SANREMO 2022: Elisa fiabesca, Ditonellapiaga e Rettore fanno ballare, Truppi ci ricorda il mestiere di cantautore. Il resto è noia.

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Mi sarebbe piaciuto che ieri sera, sopra il cielo del teatro Ariston, una densa nuvola inviata dal vendicativo Dio della musica avesse offuscato, per circa 4 ore, le coscienze e le menti di tutto il circo sanremese allo scopo di annientarli dolcemente facendoli addormentare come nelle favole. Ci saremmo risparmiati uno spettacolo deprimente e avremmo provato tenerezza per ognuno dei protagonisti. Purtroppo non è andata così e Rai Uno ha mandato in onda, in Eurovisione, il peggio della mediocrità italiana in un concentrato mai visto. Gli ingredienti c’erano tutti, dalla retorica, al populismo, al politicamente corretto, alla finestra sui problemi delle minoranze. Un mix letale fatto sorbire a un pubblico di 10 milioni 911 mila persone, pari al 54,7% di share.

La serata non è partita col botto ma con Sangiovanni, un diciottenne belloccio e di belle speranze che ha cantato Farfalle, canzoncina confezionata per il suo pubblico di adolescenti e che avrei preferito partecipasse allo Zecchino d’oro. Voto 4

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Ospite, in veste di co-conduttrice, l’attrice Lorena Cesarini che ha sostituito l’Ornella Muti della prima serata. La ragazza, nata in Senegal nel 1987 da madre africana e padre italiano, nota per aver recitato in Suburra-La serie, è apparsa impacciata ed emotivamente provata, a partire dal non meglio precisato disagio nel guardare negli occhi Amadeus, reo di averla “voluta a Sanremo”.

Poiché le donne dei Festival firmati dal noto conduttore devono necessariamente dimostrare di essere pensanti e fare una lezioncina su qualcosa (resterà negli annali il monologo di Barbara Palombelli nell’edizione 2021 quando disse che in cerca di emozioni  “Luigi Tenco,  giocando con una pistola, ha trovato la morte” ) la Cesarini ha parlato, com’era giusto fare, del razzismo che il nostro paese le riserva e delle infelici, squallide e irricevibili battute che sono state scritte su di lei quando è stata annunciata la sua partecipazione al Festival. Le solite fregnacce da razzisti ignoranti che imperversano sui social. Sarebbe stato tutto perfetto se dopo aver mostrato sul grande schermo i commenti impropri a lei rivolti – che parlavano da soli – l’argomento si fosse concluso. Invece, come una maestrina piena di buona volontà, l’attrice si è rivolta a noi annoiandoci con una lettura frammentata e incerta di frasi da “Il razzismo spiegato a mia figlia”, il bellissimo romanzo dello scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun che viene utilizzato nelle scuole medie per sensibilizzare i ragazzini. Peccato che la tenera Cesarini si sia completamente dimenticata di essere sul palco di un teatro che da 72 anni cerca di dare lustro alla canzone italiana rivolgendosi a un pubblico vasto ed eterogeneo che per competenze e cultura riesce, per fortuna, ad andare oltre le spiegazioni volutamente elementari di Jelloun. Con quel “carina sei” Iva Zanicchi ha posto fortunatamente la parola fine a una parentesi stentata e portata avanti tra insicurezze, parole a caso, confusione, lacrimucce e voce nasale. Voto 2

Superato il momento politically correct della scaletta, si è finalmente tornati alle canzoni con l’esibizione del napoletano Giovanni Truppi che con Tuo Padre, Mia Madre, Lucia ci ha ricordato cosa significhi essere cantautori assumendosi la responsabilità di essere se stesso, chitarra e canottiera, senza infingimenti e lustrini. Vincerà sicuramente il premio della critica. Voto 8

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A seguire Le Vibrazioni, storica band che con Tantissimo ha fatto più che altro vibrare i nostri timpani con le inaspettate stonature di Francesco Sarcina. Voto 3

A quel punto ho sperato che Checco Zalone mi facesse divertire con la comicità che tutti conosciamo, semplice, elementare, volta a scardinare ogni pregiudizio. Ci sono rimasta male perché il giochino trans/prostitute se lo poteva risparmiare.

Alle 22 sale sul palco una Pausini matura e decisa a portare nella sua musica una ventata di aria fresca con la canzone Scatola scritta per lei da Madame. Peccato che il binomio non funzioni perché, con la sua voce e la sua cifra, la Laura nazionale riesce a invecchiare qualsiasi sonorità. Sentita una, sentite tutte.

Pausini è stata però l’occasione per una ventata di aria fresca con l’annuncio che in maggio, da Torino, ci sarà l’Eurovision Song Contest, il meritato riconoscimento all’Italia dopo la vittoria dei Maneskin lo scorso anno a Rotterdam. Con lei ci saranno Mika e Alessandro Cattelan che ci offriranno, spero, una frizzante conduzione multilingue. Il sorriso di Mika ha illuminato la mesta seconda serata del Festival.

Emma, elegantissima in Gucci, con Ogni volta è così ha proposto una canzone sanremese doc senza infamia e senza lode che nel bridge mi ha ricordato vagamente il “Sei Bellissima” di Loredana Bertè. Voto 7 per aver fatto dirigere l’orchestra a Francesca Michielin.

A proposito di orchestra direi che la vera protagonista e vincitrice dell’edizione 2022, insieme al coro, è lei.

Matteo Romano, 19 anni, annunciato come il rappresentante della generazione TikTok, con  Virale ci ha ricordato lo stile di Mahmood. Non canta male ma tra outfit e contenuti mi è sembrato un’apparizione artisticamente irrilevante che troverà comunque posto nelle programmazioni radiofoniche, data l’orecchiabilità del brano.

Iva Zanicchi, dall’alto dei suoi 82 anni, con Voglio Amarti ci ha regalato una canzone d’altri tempi carica di pathos. Per rispetto dell’età e della storia dell’Aquila di Ligonchio non esprimo un giudizio ma ho apprezzato, così come per Morandi e Ranieri, la voglia di mettersi in gioco.

Ecco di nuovo Zalone con una divertente parodia dei trapper milanesi. In veste di Ragadi e accompagnato dai produttori Cisti e Fellea, canta “Poco ricco”, la migliore canzone della serata.  “Con questo brano, vincerò io il Festival” ha detto.

Grazie a Ditonellapiaga e Rettore usciamo dal torpore festivaliero e veniamo pervasi da un desiderio di muoverci al ritmo di Chimica. Bellissima l’esordiente Ditonellapiaga; grigia in volto a causa del trucco la Rettore, ma con una grinta contagiosa. Voto 7

Quando appare Elisa con O forse sei tu riesco, finalmente, a respirare. La sua voce, la sua intonazione, la sua grazia, la scelta dell’esile abito bianco e del trucco da fatina della selva come nelle migliori storie fantasy mi fa dimenticare la tristezza e mi ricorda cosa dovrebbe significare il festival della Canzone, una vetrina dell’eccellenza e non il circo della mediocrità.  Voto 10

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Dopo una breve pausa per presentare la terza stagione de L’amica Geniale con Gaia Girace e Margherita Mazzucco, protagoniste della fortunata serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante, si passa alla nave Costa Toscana dove Orietta Berti e Fabio Rovazzi accolgono Ermal Meta che suona Un milione di cose da dirti, bellissimo brano portato al festival lo scorso anno.

Fabrizio Moro, con Sei Tu mi ha vagamente ricordato nella scrittura Cristicchi, ma il suo genere, a mio parere datato, non mi ha convinta. Voto 5

Torna Zalone in veste del cugino virologo di Albano. La performance zoppica un pochino, anche se il tema è di attualità.

Sperando che mi facesse divertire date le premesse del titolo, ho riposto le mie speranze nel giovane Tananai, ma mi si sono contorti timpani e budella nell’ascolto della stonatissima Sesso Occasionale, di cui non ho capito una parola.
E’ maledettamente vero che chi scrive una canzone sia definito “cantautore” ma nel suo caso, come in un’infinità di altri, c’è da chiedersi chi lo abbia scelto e ingaggiato tra i giovani di questa tornata. L’insieme è indefinibile. Voto 0

A questo proposito penso che il conduttore del festival e il direttore artistico non debbano essere la stessa persona. Sono ruoli diversi che andrebbero assegnati a chi ha le specifiche competenze e non a chiunque faccia comodo alla Rai in termini di ascolti.

La musica è la musica e Sanremo, a mio parere, dovrebbe tornare a esserne il degno tempio.

Irama, avvolto in una rete bianca con quel suo vocione importante ha cantato Ovunque Sarai. Mi era piaciuto di più l’anno scorso. Voto 5

Sospendo il giudizio su Aka Seven con Eri così fragile e Highsnob e Hu con Abbi cura di te perché lo ritengo uno spreco di tempo.

Dopo interminabili minuti di nulla al cubo, Malika Ayane e Arisa ci hanno ricordato il valore del canto. Entrambe hanno presentato i brani in gara per diventare l’inno ufficiale dei giochi invernali Milano-Cortina del 2026. Le due canzoni Fino all’alba e Un po’ più in là potranno essere votate fino al 22 febbraio sul sito ufficiale della competizione milanocortina2026.org. Il brano vincitore sarà annunciato alla cerimonia di chiusura di Pechino 2022 alla presenza delle due artiste e dei sindaci delle città che ospiteranno le gare.

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