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Childish Gambino torna a farsi chiamare Donald Glover ed esce con “3.15.20”

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Per il suo nuovo album “3.15.2020” Donald Glover, che non usa più il suo alter ego Childish Gambino, riprende il discorso da dove lo aveva interrotto dopo il video violentissimo di “This is America“.
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Prendiamo un Donald John Trump a caso: 73 anni, imprenditore, controverso politico, personaggio televisivo, discutibile presidente degli Stati Uniti d’America accompagnato da moglie giovane e bellissima (pare di conoscerlo). Poi prendiamo un altro Donald a caso, Donald McKinley Glover: stesso nome ma cucito addosso ad un poliedrico artista afroamericano di 36 anni, bello, talentoso, intelligente e pieno di coraggio.

Mettiamoli nello stesso posto ed attendiamo che ciascuno senta l’impellente esigenza di esprimersi: nel primo caso, noteremo uno stereotipato uomo bianco di potere che sfoga una malcelata crisi di terza età, giocando a Monopoli contro un popolo che dovrebbe invece tutelare; nel secondo caso invece, possiamo riconoscere un giovane giocatore che ha scoperto i trucchi del banco sulla propria pelle.

donald gover

 

Non sono necessarie ulteriori presentazioni nei confronti del primo Donald, ma per chi se lo fosse perso, il McKinley Glover – noto anche col nome d’arte Childish Gambino – è un attore, cantante, rapper, comico, disc jockey, produttore musicale, regista e sceneggiatore statunitense che non sembra avere voglia di restare in silenzio.

Scoperto da Tina Fey a soli 23 anni, Donald è diventato sceneggiatore per la serie 30 Rock e nel 2016 ha creato, interpretato, scritto e diretto la serie Atlanta, per la quale si è aggiudicato due Premi Emmy, due Golden Globes, due Writers Guild of America e un Critics’ Choice Award.

Sotto il nome di Childish Gambino ha inciso tre album: Camp (2011), Because the Internet (2013) e “Awaken, My Love!” (2016). Nel 2018 il suo album “Awaken, My Love!” è stato nominato per cinque Grammy Award, vincendo con il brano Redbone.

donald gover

THIS IS AMERICA

Donald Glover non è certo un semplice artista e nel 2018 lo ha dimostrato facendo debuttare il singolo This is America direttamente al primo posto nella classifica degli Stati Uniti. Un brano trap in cui canta, rappa ed interpreta la violenza causata delle armi da fuoco diffuse in America ed il razzismo verso la sua cultura afroamericana, con un aperto dissenso nei confronti della politica dell’omonimo Trump.

Ciò che ha colpito maggiormente di This is America” però, è stato il videoclip diretto dal regista giapponese Hiro Murai, che si apre con un colpo di pistola sulla testa di un uomo incappucciato, legato e preso alle spalle. Difficile sorvolare su messaggi così espliciti che l’hanno reso tanto intenso e memorabile.

donald gover

Nel 2019 Donald annuncia un nuovo film in collaborazione con Rihanna intitolato Guava Island e nel 2020, non ancora soddisfatto, pubblica in piena emergenza Coronavirus il suo quarto disco: 3.15.2020, che prende il nome dalla data di uscita.

Il contenuto di quest’album ben si sposa con l’attuale realtà circostante, e Donald, che per l’occasione abbandona persino gli pseudonimi finora riservati alla sola musica, non smette di sorprendere per le sue spiccate abilità comunicative. L’album esce in due versioni: una con dodici tracce separate e l’altra in un un’unica traccia resa disponibile per dodici ore sul sito www.donaldgloverpresents.com.

Ogni brano ha come titolo il momento esatto in cui inizia, ad esempio: 32.22 è il pezzo che suona a 32 minuti e 22 secondi dall’inizio dell’album. C’è anche il singolo promozionale del 2018 Feels Like Summer, che appare nell’album con il titolo 42.26. Numeri, non a caso, che continuano a rappresentare un messaggio verso una società che tende ad ignorare, banalizzare e a non chiamare più le cose con il proprio nome.

donald gover

3.15.20 è il controsenso: un omaggio alla musica degli anni ’70 sporcata da frequenze distorte, melodie d’amore infrante da effetti artificiosi, tragiche ironie sulla persecuzione razziale. Un album che è tutto ed il suo esatto contrario, arricchito da preziosi ospiti mai accreditati quali Ariana Grande, Kadhja Bonet e 21 Savage.

La critica musicale statunitense non ha potuto fare altro che rivolgere a questa nuova creazione firmata Glover, numerosi consensi soprattutto per la sceneggiatura e i temi ancora una volta toccati dal temerario artista, identificandolo come uno dei più grandi cantautori odierni.

Peccato non si possa dire altrettanto bene delle opere compiute dal suo biondissimo omonimo, che se non altro rappresenta un ottimo esempio da non seguire.

donald gover

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