Rubrica: Una canzone dipinta – Leonardo – Nirvana
Suggestioni tra vista e udito a cura di Laura Valente.
Quest’anno sto vivendo un’esperienza straordinaria, a fianco del professor Flavio Caroli (per chi non lo conosca, ricordate le rubriche di storia dell’arte nelle trasmissioni di Fabio Fazio?). Sto studiando, per la prima volta nella mia vita, la storia delle arti figurative e in particolare l’evoluzione dell’arte pittorica. Il pretesto è un programma radiofonico che conduciamo insieme, ma in realtà il fascino della rappresentazione visiva di più di 2000 anni di storia mi sta regalando momenti di pura Bellezza, che si sposano magnificamente con la mia Musica quotidiana, anzi, che ne amplificano la percezione.
Ecco l’idea per questa rubrica, forse nemmeno troppo originale, ma che nasce spontaneamente: ogni tanto sottoporvi l’immagine di un quadro-capolavoro e poi suggerirvi di osservarlo ascoltando una specifica canzone. Vediamo che succede…
Bhè, al limite non succederà niente, ma potrebbe essere anche un bel momento condiviso…
“FARAI LE FIGURE IN TALE ATTO IL QUALE SIA SUFFICIENTE A DIMOSTRARE QUELLO CHE LA FIGURA HA NELL’ANIMO; ALTRIMENTI LA TUA ARTE NON SARA’ LAUDABILE”
Con queste parole Leonardo da Vinci, nel ‘500, segna l’inizio dell’arte moderna occidentale che, dopo secoli di pura rappresentazione realistica, non può più prescindere da un viaggio introspettivo.
Da quel momento ciò che conta sono i sentimenti, non solo le forme; ciò che rende vivi è soltanto il nostro sentire e la capacità di comunicarlo.
Guardiamo oggi la “Testa di uomo urlante” di Leonardo, uno studio eseguito per la Battaglia di Anghiari, databile 1503 – 1505.
Un guerriero si prepara alla battaglia e questi pochi, miracolosi tratti di matita, questo urlo di paura per sconfiggere la paura, rivelano tutta l’insensatezza, la violenza, la follia del mondo. E lo spavento per la caducità umana.
Provate a fermare lo sguardo su questo disegno, mentre parte “Smell like teen Spirit“, con le chitarre distorte come i tratti del suo volto e poi la voce urlante dell’anima tormentata di Kurt Cobain, che la follia del mondo non è riuscito a sopportarla.
Nonostante 1500 anni separino queste due opere, la disperazione e la paura sono le stesse; e sono quelle che, nelle nostre vite di uomini contemporanei, riusciamo a tenere ben sedate, a colpi di abiti firmati, cene con amici, buone letture, viaggi, vizi, virtù e foto su Instagram.
Ma la verità è che siamo ancora e sempre alla ricerca di quell’Africa interiore (così battezzata da Richter) che altro non è che il nostro inconscio, a noi tuttora sconosciuto come sconosciuto ci è l’Universo.
E ciò che non conosciamo, ci terrorizza.
E quando siamo terrorizzati, urliamo… come il guerriero di Leonardo, come Kurt Cobain…
Per il prossimo appuntamento prometto suggestioni più amene…
Con affetto
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