Nomadi Dentro si intitola il nuovo album dei Nomadi che esce oggi (leggi articolo precedente), e per me è una grande emozione perché dopo tantissimi anni mi ritrovo con una canzone nel disco, che poi non è proprio una canzone e basta, è una grande canzone, di cui sono fiero, fiero di avere scritto un testo che mi è venuto fuori una sera, pensando a loro.
Nessun altro avrebbe potuto cantare le parole di “Terra di nessuno“, perché solo i Nomadi hanno la credibilità per sostenerlo. Musicare un testo è impresa ardua, perché il compositore si trova alle prese con una metrica già predisposta senza avere molte libertà, eppure loro ci sono risusciti, e in un modo fantastico, perché la forza della melodia è pari a quella del testo.
Ci credo troppo, penserete voi. Si, è così, perché sono certo che Terra di nessuno, quando i Nomadi la eseguiranno dal vivo, non farà prigionieri, porterà a un momento emozionante e aggregante. Sembrerà essere stata scritta quando sono nate Dio è morto, Canzone per un amica e Io Vagabondo.
Terra di nessuno è la terra dei Nomadi e del loro popolo, ed è anche la mia terra, perché anche io faccio parte del loro popolo, faccio parte dei Nomadi.
Dunque da Io vagabondo, a Quanti anni ho, da Fatti miei a Tutto a posto e a Senza discutere, cinque canzoni scritte con autori diversi, in anni diversi, tutte però accomunate dalla voce del grande Augusto, e da chi lo ha poi degnamente sostituito. Difficile immaginare una carriera paragonabile a quella dei Nomadi. Forse solo quella dei Pooh, ma con una sostanziale differenza, che i Nomadi nel sociale hanno fatto cose che nessun altro artista italiano è riuscito a fare.
Oggi alle 17.00 alla Feltrinelli di Corso Vercelli, a Milano, sarò felice di essere presente e portare il mio saluto a questi grandi amici e grandi artisti.