Vacanze romane è una canzone dei Matia Bazar scritta da Aldo Stellita (testo) e Carlo Marrale (musica), pubblicata nel febbraio del 1983 nel 45 giri Vacanze romane/Palestina e inserito nell’album Tango. Interpretata dalla voce di Antonella Ruggiero accompagnata dagli arrangiamenti stile sinth pop del tastierista Mauro Sabbione, è una delle canzoni più note dei Matia Bazar.
Il brano fu presentato al Festival di Sanremo 1983 e, classificatosi al quarto posto, si aggiudicò il Premio della Critica.
La canzone richiama con nostalgia i tempi passati di Roma (Roma, dove sei?), senza riferimenti ad un periodo in particolare. Infatti il titolo richiama il film omonimo, con Gregory Peck e Audrey Hepburn, girato a Roma negli anni Cinquanta. Nel testo poi sono citate due operette dei primi decenni del secolo scorso: Il paese dei campanelli e La vedova allegra. È citato anche La dolce vita di Federico Fellini, film che era diventato un concetto di stile di vita degli anni ’60.
Fonte Testo: Wikipedia
Di mio aggiungo il fatto che, nel testo su, non è stato citato Roberto Colombo, che se ben ricordo era diventato il produttore del gruppo, cosa che aveva causato l’uscita di Piero Cassano, sostituito appunto da Mauro Sabbione.
Aggiungo anche che reputo questo testo un vero gioiello, in cui si utilizzano rime e metafore di altissimo livello artistico, degni della bellissima voce di Antonella Ruggiero.
“Roma, dove sei? Eri con me Oggi prigione tu, prigioniera io Roma, antica città Ora vecchia realtà Non ti accorgi di me e non sai che pena mi fai”
Quello che io intuisco è che la nostra protagonista stia vedendo la Roma odierna, lontana anni luce da quella in cui potrebbe aver vissuto in un’altra epoca, quasi come se fosse qualcuno che osserva da un altra epoca ciò che ha sotto gli occhi.
“Ma piove il cielo sulla città Tu con il cuore nel fango L’oro e l’argento, le sale da te Paese che non ha più campanelli”
Che bella questa parte! Così fotografica! Così nitida… ma anche violenta con quel “cuore nel fango“… e poi questo richiamo ai Cafe’ dell’Ottocento, sottolineato dai campanelli…
“Poi, dolce vita che te ne vai Sul Lungotevere in festa Concerto di viole e mondanità Profumo tuo di vacanze romane”
Qui c’è un evidente richiamo al film di Fellini, alla leggerezza di quei primi anni sessanta, che erano un tumulto di felicità, spensieratezza, dopo quelli lugubri della guerra. Beh… ma cos’è mai il “concerto di viole e mondanità“? Per non parlare del “profumo tuo di vacanze romane“, un titolo da premio nobel.
“Roma bella, tu, le muse tue Asfalto lucido, “Arrivederci Roma” Monetina e voilà C’è chi torna e chi va”
Anche qui il testo rimane a livelli altissimi, cosa difficilissima, ma Stellita ci riesce benissimo… richiamando la fontana di Trevi e Arrivederci Roma di Renato Rascel, un guizzo davvero intelligente.
“La tua parte la fai, ma non sai che pena mi dai
Ma Greta Garbo di vanità Tu con il cuore nel fango L’oro e l’argento, le sale da te Paese che non ha più campanelli Poi, dolce vita che te ne vai Sulle terrazze del Corso “Vedova allegra”, máìtresse dei caffè Profumo tuo di vacanze romane.”
Finale meraviglioso, che aggiunge gemme preziose qua e là… quel máìtresse dei caffè è micidiale…
Non posso non ricordare anche l’autore della musica, il bravissimo Carlo Marrale, vera colonna portante dei Matia Bazar di allora.



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