Piccoli cambiamenti per una Rivoluzione
«dove andiamo?», «non lo so, ma dobbiamo andare»*
E i pistoni dell’auto saltano fuori dalle fasce. Come volessero fuggire da una tomba, da un qualsiasi giaciglio umano; come trovassero, davvero, nella fuga il cuore dell’avvenire.
E tutti noi si vorrebbe crescere cantando, ben al di là dei fogli del calendario, senza sentirsi nulla addosso come fossimo soltanto schiocchi di primavera.
E si vorrebbe dimenticare la pace infranta da un qualsiasi avversario, ogni crimine sparato contro la nostra quiete: a lasciarsi dietro la guerra il sangue accelera e diventa la scintilla anche per il volo delle rondini.
Sono proprio quei Piccoli cambiamenti ad allontanarci dal maltempo, a segnarci le tracce del buio o quel desiderio d’amore che teniamo tra le labbra.
Mimmo Locasciulli canta le illusioni romantiche, le parti che nelle lacrime sono eterne, e gli ideali nascosti nella folla delle anime: e ci alza nella nebbia, con la sua decisa bestemmia contro la disumanità.
Mimmo sta nella stanza accanto, come un custode o anche un mago uno stelo vigoroso carico di luce. E ha il ritmo del nostro sogno. E non sfodera coltelli né lingue d’offesa.
Io lo ascolto e penso alle stelle che stanno nascendo, alla nostra piccola morte in questo universo. Lo ascolto e penso che siamo uomini e non coppieri di Dio. Lo ascolto e lo immagino mentre semina incendi ovunque per farci svegliare, uscire dai solchi delle nostre fosse.
Mimmo scrive delle sue cento vite comuniste: e vorrebbe vederci tutti quanti nell’aria, in ogni fondo d’aria; liberi, a moltiplicare le nubi o se nascessero nel cielo i gigli.
Mimmo chiede arrivino Piccoli cambiamenti, e ostie che siano specchi per la nostra coscienza. E una vita che sappia andare in avanti verso un presente nuovo: incontro alla Città lontana del domani.
Io lo ascolto, con gli occhi completamente aperti e pieno di coraggio.
E penso che anche se potrò cadere vinto non sarà mai in una distruzione totale. Ma un altro pensiero sarà in alto fino a quando ovunque non sarà mattino. Fino a quando quel suono olivastro dell’abuso non si spezzerà da solo.
Stanotte ho anche la pelle insonne, e vorrei si svelasse la mia forza; vorrei sollevarmi e come un pazzo allargare le braccia e come una creatura gentile tenervi stretti. A uno a uno.
Ma stanotte manca una stupida luna confidente, alla mia finestra come nel disco. E adesso, senza volerlo dire mai più, ho il respiro pesante. Come un qualsiasi innamorato.
*On the road – Jack Kerouac –