Fossero tutti come Renzo Rubino, molte polemiche sui cosiddetti “Giovani” perderebbero senso. Perchè è troppo banale generalizzare, è da pigri. Perchè Renzo, classe 1988, giovane anagraficamente lo è. Ma artisticamente, vuoi per stile o per coraggio, è molto più maturo. Un talento che può solo crescere e migliorare, al di là delle classifiche. Di quelli che possono lasciare un segno forte nel tempo e col tempo.
Già al suo esordio di Sanremo nel 2013 mi aveva colpito la franchezza priva di fronzoli e orpelli perbenisti con cui aveva trattato il tema dell’omoaffettività (perchè ci sono anche i sentimenti, che forse fanno più paura delle pratiche) senza luoghi comuni, col brano Il Postino (Amami uomo) conquistando un terzo posto, ma anche il prestigioso Premio della Critica “Mia Martini”.

Merito anche del suo produttore, il bravo Andrea Rodini, vocalist di lungo corso convertitosi con successo nel ruolo di Produttore. Qualità confermate l’anno successivo con il premio per il miglior arrangiamento conferito dai Professori dell’Orchestra del Festival per il brano Ora. E “ora” Renzo pubblica un nuovo album, Il gelato dopo il mare (per Warner Music) in cui ironia e buon gusto vanno a braccetto, cominciando dalla copertina in cui è ritratto il nonno dello stesso Renzo che mangia gustosamente un gelato con alle spalle il mare.
L’album, preceduto dall’estratto La La La, ha arrangiamenti raffinati, come le liriche dei brani, un gran bel disco da assaporare con la dovuta calma, come un gelato al tramonto, facendo sciogliere lentamente i bocca tutti i sapori mischiati da una visione senza confini, come l’orizzonte.
Nella sua musica, che ha portato anche sul palco del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber con lusinghieri riscontri, Renzo non rincorre linguaggi e temi adolescenziali come tanti suoi coetanei, né facili strutture preconfezionate, ma affronta, con la freschezza negli occhi, una gamma di sensazioni e sentimenti tra meditazione e scherzo, una leggerezza frizzante che si snoda in sonorità che nulla hanno da invidiare a Maestri come Paolo Conte o Battiato.
La tradizione della canzone d’autore, da Gaber, a Jannacci, ai citati Conte e Battiato, sta trovando nuovi semi in cui germogliare, e Renzo sicuramente ne è un chiaro esempio. Come i vari Cristicchi, Tricarico, Pacifico e altri.

Diamo tempo al tempo, lontani dall’ossessione delle classifiche e dei Likes, perchè se è pur giusto che ci siano i successi dell’estate, è altrettanto giusto e sopratutto fondamentale che ci sia Musica fatta per sedimentare e metabolizzare. E anche per spezzare i soliti discorsi che vogliono i Giovani superficiali, discorsi che francamente mi annoiano, come le polemiche sul #rap o sui #talent. Discorsi distratti di chi sta dietro una tastiera a impigrire il cervello, sputando sentenze in post inutili.
La vitalità del Talento di Renzo, richiede tempo, curiosità, orecchie e un pizzico di cuore. Come afferma un vecchio brano, Renzo dice di sè:
Io sono quello che sono
schiavo della mia libertà
un equilibrista puro
che se ne fotte se poi cadrà
Non cercate refrain da sparare a palla in macchina, fermi al semaforo, nel suo disco. Cercate quello che vi manca, magari un semplice gelato dopo una bellissima giornata al mare, guardando il sole cadere in mare. Magari starete meglio.
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