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mercoledì, Settembre 18, 2024

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RCA ITALIANA: i perché di un mito

di Alberto Salerno

Ormai sono usciti molti libri riguardo l’epopea della RCA Italiana, e sono state realizzate anche molte trasmissioni, l’ultima delle quali quella condotta egregiamente da Luca Barbarossa, in cui si è cercato di raccontare, a spizzichi e bocconi, la storia di una casa discografica che non ha mai avuto rivali in Italia, per quanto i suoi diretti avversari, Ricordi e CGD, abbiamo tentato di tutto per emularla.

Per me la RCA è sempre stata una specie di sogno impossibile, un po’ perché vivevo a Milano, e un po’ perché in quel luogo “sacro”, situato a Roma al km 20 della Via Tiburtina, non conoscevo nessuno che potesse presentarmi al mago della musica, Ennio Melis.

Ma come  mai la RCA si ritrovava sempre con un passo avanti rispetto al resto della discografia? Intanto c’era il suono speciale dei suoi dischi in vinile. Non si capiva come mai i dischi con quella bellissima etichetta nera, e poi blu, suonavano così bene, facevano risaltare meglio i suoni.

Probabilmente chi si occupava dello stampaggio, alle presse, era più bravo dei suoi colleghi di altri stabilimenti. Dunque, la prima cosa che saltava all’occhio, anzi alle orecchie, era il sound diverso, così riconoscibile dei dischi.

Poi c’era anche qualcos’altro. Per esempio la presenza massiccia di artisti RCA le quali canzoni venivano utilizzate dal cinema italiano, e negli anni ’60 il cinema italiano era al top della sua popolarità, grazie ad incredibili attori come Sordi, Manfredi, Gassman e Tognazzi che ne erano i grandi protagonisti. Del resto, Cinecittà era a Roma, e per chi si occupava di promozione era molto più facile introdursi in quel ambiente, conoscere le persone giuste e arrivare a piazzare le canzoni all’interno dei film che stavano producendo.

Anche la Sede Generale della Rai era a Roma, con gli studi di Via Teulada, proprio dietro a Piazzale Clodio. Non che la Rai di Corso Sempione a Milano fosse da meno, ma la direzione romana di viale Mazzini tendeva a produrre le trasmissioni più importanti nella capitale, come Canzonissima e Studio Uno per esempio, che sono stati per anni i grandi varietà della Rai.

Dunque, gli artisti della RCA godevano, forse, di qualche vantaggio in più grazie alla “vicinanza”. Ma se ci limitassimo a questo saremmo ingiusti, perchè la RCA era molto di più.
Era la potenza di fuoco dei suoi bravi produttori, e di due grandi arrangiatori – soprattutto ai suoi esordi – come Ennio Morricone e Luis Bacalov. Era una organizzazione di vendita capillare, che permetteva ai dischi di essere presenti nei negozi un paio di giorni dopo che erano usciti dallo stabilimento.

La RCA è stata anche la prima ad inventarsi i fan club, e la prima a rilanciare i cantautori, sempre grazie a Nanni Ricordi.

Melis, sempre lungimirante, si inventò il Cenacolo, un luogo vicino alla Casa Discografica in cui si organizzavano veri e propri piccoli concerti di debuttanti che i dirigenti andavano ad ascoltare, per poi decidere chi poteva entrare a far parte del “roster”.

Insomma, come si diceva allora, la RCA è la RCA, lasciamola stare, è troppo avanti. E noi, da Milano, la guardavano con ammirazione e invidia, sempre speranzosi di entrare un giorno in quel mondo magico.

Io, in un certo senso, il mio sogno sono riuscito in parte a realizzarlo, tuffandomi nel mondo della Numero Uno, che era distribuita dalla RCA, altro grosso affare che Ennio Melis non si lasciò sfuggire quando il contratto fra Lucio Battisti e la Ricordi terminò.
Ciao, grande RCA Italiana, ti porterò sempre nel cuore, con tutti i tuoi indimenticabili successi.

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Nel 2001 il 45 giri e la RCA Italiana compivano 50 anni.
I contributi filmati sono tratti dallo speciale TG2 “Quando andavamo a 45 giri” di Michele Bovi (Tg2 Dossier, 2001)” e girati fra maggio e giugno del 2001, proprio qualche giorno prima del trasloco dei beni strumentali e la chiusura definitiva della sede RCA Italiana sulla Tiburtina. Il servizio ripercorre gli anni d’oro della musica italiana raccontata e commentata da Gene Pitney, beniamino del pubblico italiano negli anni ’60, scomparso il 5 aprile 2006. Sono proposti alcuni inediti di Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Mia Martini, Morandi e Paoli. Fra gli intervistati appaiono:
– Ennio Melis, già direttore RCA Italiana
– Augusto Giribaldi, già tecnico del suono RCA Italiana
– Little Tony, cantante
– Franco Migliacci, paroliere
– Edoardo Vianello, cantante
– Gino Paoli, cantante
– Sergio Bardotti, già direttore Linea Giovani RCA Italiana
– Ennio Morricone, già arrangiatore RCA Italiana
– Sergio Endrigo, cantante
– Nada, cantante
– Vincenzo Micocci, già dirigente RCA Italiana
– Alberto Fortis, cantante
– Roberto Gasparini, già direttore BMG
– Mario Cantini, già editore discografico RCA Italiana

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