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ECCO COSA E’ STATO IL “THE ROLLING STONES. HAVANA MOON IN CUBA” – RECENSIONE FILM

di Victor Venturelli Mela Giannini

25 Marzo 2016. Un giorno come tanti altri per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, all’insegna dell’ordinarietà e della monotonia. Non molti sanno che quel giorno è destinato ad essere ricordato però come “STORICO”, perchè mentre tutto il mondo era in silenzio, quella notte a cantare e far festa c’era solo una nazione, Cuba. Vi chiederete perchè? Ebbene i The Rolling Stones sono diventati il primo grande gruppo rock (non in primi in assoluto, perchè già 15 anni fa, circa, si esibì un gruppo “minore”, i Manic Street Preachers) ad esibirsi in un gigantesco concerto gratuito davanti a centinaia di migliaia di persone a L’Avana, richiamando una folla di circa un milione e duecentomila persone nella capitale del paese, proprio nella settimana in cui Barack Obama diventava il primo Presidente degli Stati Uniti a visitare Cuba in 88 anni.
E si, gli Stones sono stati a Cuba.

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Ecco perchè faticherà ad essere dimenticata questa data, anzi forse non verrà mai più scordata e verrà invece ricordata come la data della Revolucion Musicale. Un concerto che ha lasciato tutti coloro che erano presenti con la bocca aperta, tutti quanti soddisfatti di aver finalmente visto una delle band madri di quel rock graffiante, genuino nato in terre lontane e “nemiche”, che tanto ha fatto ballare, emozionare gli amanti della Musica con la “M” maiuscola.

Cazzo, io c’ero…” chi non l’avrà detto tornato a casa dopo quella fantastica notte, dopo aver vissuto, in quel di Cuba, un’esperienza più unica che rara?

Chi non è potuto essere presente a quell’evento, dal vivo, li a L’Avana quel 25 Marzo, ha potuto gustarsi quella magica notte al cinema, il 23 Settembre scorso, in un docu-film realizzato per l’occasione, dal titolo “The Rolling Stones. Havana Moon in Cuba” distribuito da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MYmovies.it.

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E’ stata un’opportunità per chiunque abbia desiderato essere lì quella sera, immersi in una folla festante, tutti a gridare al cielo “It’s Only Rock and Roll.. And WE like it“.

Bhe, ed un po’ così è stato, perchè il Film del regista Paul Dugdale, è stato fantastico.

Keith Richards, nel prologo della pellicola, afferma orgoglioso “I Rolling Stones riescono laddove falliscono i governi”, una dichiarazione troppo forte per qualcuno, ma chi può dargli torto in quel contesto, se a parlare è un mostro sacro come lui che con i suoi compari ha scritto un pezzo della storia della musica rock di tutti i tempi?!

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Nelle immagini si è visto di tutto, e di più, tutto quello che uno si aspettava, e non si aspettava, di vedere da una band come quella di Mick, sia sopra il palco che nel backstage. Si è iniziato ovviamente con una panoramica dell’Avana mentre scorrevano le immagini dei tecnici che montavano l’enorme struttura del palco nella zona della Ciudad Deportiva.

Intanto le immagini lasciavano il posto a interviste – con sottotitoli – alle “Pietre Rotolanti”, Keith Richards, Mick Jagger, Ron Wood e Charlie Watts.

Da lì all’inizio del concerto è passato un tempo pari ad un battito di ciglia, perchè è arrivato dirompente “Jumpin’ Jack flash” a scuotere tutti in sala, tutti con l’adrenalina a 1000 come quella marea di gente, un’estensione oceanica umana, che era lì, sotto il palco, dietro, a destra, a sinistra, in fondo…in ogni dove intorno ai vecchi giganti del Rock.

Chi è in sala si trova subito catapultato nell’evento, le emozioni diventano un tutt’uno con tutto quello che dallo schermo arriva agli occhi, al cuore, alla nostalgia, alla pura goduria d’ascoltare della grande musica e di essere parte integrante del miracolo che quest’ultima è capace di generare in qualsiasi contesto e in momenti temporali diversi, da quello Live a quello poi intrappolato in immagini in un film.

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Il tutto viene visto da tanti punti di vista e prospettive, dai piccoli dettagli alle grandi inquadrature, partendo da quello che si vede dal palco guardando verso il pubblico a quello che il pubblico, – fatto di inquadrature di facce diverse, di “contrasti” tra belle ragazze e gente emarginata, gente del posto cubani e stranieri – dal basso, vede muoversi e suonare sul palco. Uno scambio di immagini ed emozioni bellissimo… un gran bel lavoro in termini di montaggio tecnico della pellicola.

La scaletta del concerto, ovviamente, è composta quasi tutta da classici degli Stones, mentre la macchina da presa sembra non riuscire a staccarsi da un Jagger in continuo movimento sul palco, tranne che per le inquadrature che spesso vengono alternate con quelle di un Richards ripreso nel suo “iconico” modo di suonare la chitarra, o  dietro la batteria dove, i “giovani vecchietti”, vanno di tanto in tanto a chiacchierare, fumare, bere. Insieme a loro sul palco, la loro band, i tastieristi Chuck Leavell e Matt Clifford, il bassista Darryl Jones, i coristi Sasha Allen e Bernard Fowler, e ai fiati, al sax, Tim Ries e Karl Denson.

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Tecnicamente, e parlo della parte acustica, sonora del film, è straordinaria…si ascolta benissimo il tutto in ogni dettaglio.
Le parti migliori del concerto certamente sono state quando la band ha suonato “Midnight rambler”, “Gimme shelter” e il notevole e straordinario finale con “Sympathy for the devil”.

Poi la band torna nel backstage, inseguiti dalle telecamere, in attesa del bis, parlando e scherzando su alcune chicche che li riguardano.

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Subito dopo le pietre rotolano di nuovo sul palco accompagnati dal coro cubano degli Entrevoces, con Clifford che nell’introduzione suona il corno francese  in “You can’t always get what you want”.

Il grande finale è tutto per “Satisfaction”, in una sorta di festa senza soluzione di continuità tra il palco e la fiumana umana sotto il palco, che in modo corale accompagna la band, come fosse un epico inno della vittoria della vita su ogni tipo di ingerenza politica che, nel tempo, quest’ultima ha esercitato sulla musica da quelle parti del mondo. E alla fine viene immortalata una GRANDE FESTA, perchè questa è stata “Havana moon”.

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Non si è usato il concerto e il film stesso come un modo di fare propaganda politica. Musica è stata, e solo quella. Festa è stata, e solo quella. Nessuno si è fatto strumentalizzare, ne da una parte e ne dall’altra. Mick sul palco non ha mai fatto riferimento a ideologie politiche, ne pro e ne contro Castro, anzi, a volte s’è l’asciato andare a battute scherzose, presentando i compari come “mi compadre Keith Richards”, “Revolutionary Ronnie Wood” e “Charlie Che Watts” .

Alla fine del film si è avuto la sensazione che è la musica che ha il grande vero potere, a volte, di iniziare grandi cambiamenti e vere Rivoluzioni.

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