Io la sfida l’ho lanciata, e qualche adesione ha cominciato ad arrivare.
La domanda che mi è stata posta, legittima, è: ma esattamente cosa avevi in mente? Da tutte. La risposta, legittima, questa: non ne ho idea. Smuovere le acque, per iniziare.
In realtà questo, smuovere le acque, è quello che si sta tentando di fare, da tempo, tra appassionati di musica. Lo si fa indicando chi si ritiene sia dotato di talento, dando spazi, aprendo spazi. Lo si fa qui, in questa rubrica, e ancora più qui, in questo sito.
Però siccome alla risposta a una chiamata alle armi non si può che dar lustro, perché chi osa merita sempre attenzione, comincio dalla prima che ha detto “ECCOMI”, senza neanche aver esattamente capito di cosa stessi parlando. Il nome in questione, del resto, era stato anche una delle prime artiste ad aver aderito al mio ambizioso progetto Anatomia femminile, progetto ambizioso e piuttosto sfortunato negli esiti (anche per la sua, la mia, ambizione).
Ve lo racconto in due parole. Ho quattro figli. Lucia, che ora ha 14 anni, Tommaso, di 10 e Francesco e Chiara, di quasi quattro. Quando Lucia si affacciava all’adolescenza, intorno ai suoi nove anni, ho sentito la necessità di chiedere aiuto a delle cantautrici (chi meglio di loro?), per spiegarle come il suo corpo si sarebbe modificato e presto da bambina sarebbe diventata donna. Per uno scrittore non trovare le parole per farlo è un fallimento, lo so, ma per un padre spiegarlo è una necessità, quindi meglio ammettere il proprio fallimento e chiedere aiuto. Ho chiesto a una decina di cantautrici di cantare una parte del corpo, Anatomia femminile, per spiegare ovviamente altro. Da lì il progetto è esploso ed è diventato gigantesco. Due edizioni, una del 2011, una del 2014, oltre cinquanta cantautrici coinvolte, un’esperienza umana e professionale unica. Peccato che entrambi i progetti non abbiano avuto la giusta collocazione editoriale, ma pazienza, magari per quando Chiara, quattro anni, sarà ragazzina se ne riparlerà.
Una delle prime a aderire, si diceva, è stata Roberta Carrieri. E il suo è il nome da appuntarsi oggi. Tra le prime a aderire a Anatomia femminile. Prima a sbloccare la pudicizia nello scegliere la parte del corpo da cantare. Prima, oggi, a aderire alla sfida lanciata giorni fa.
Ricordo come fosse oggi quando, nella mailing list in cui si discuteva con le varie cantautrici su cosa cantare, con tutte li a scegliere chi le mani chi gli occhi, parti molto cantautorali, è vero, ma appunto per questo poco utili, forse a affrontare di petto il tema lanciato, il corpo che cambia, l’essere donna, ricordo come fosse oggi quando è arrivata lei e ha detto: “Io ho scritto il mio brano, e scelto la parte da cantare, si intitola La mia figa”. Roberta è così, pura energia. L’ho conosciuta quando è entrata nei Fiamma Fumana, pinup dotata di gran voce, tra tradizione e modernità. L’ho continuata a seguire quando è diventata una solista (meno mentre è stata al fianco, musicalmente, di Van des Froos). Energia e sensualità. Voce potente e morbida, come la sua immagine.
Prossimo appuntamento due chiacchiere con lei, intanto andatevela a cercare online, e se suona dalle vostre parti, non perdetevela. Fidatevi di me.
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