di Alberto Salerno
Quando penso al passato, penso che abbiamo avuto anche in Italia artisti rivoluzionari, artisti che con il loro arrivo hanno cambiato le regole del gioco, la musica in voga in quel momento.
Quando nel 1956/1957 si sono fatti avanti Domenico Modugno e Renato Carosone, a Sanremo si cantava “Corde della mia chitarra”, “Estasi”, “Raggio nella nebbia”, e la “Casetta in Canadà” sembrava già una grandissima novità.
Ma Carosone e Modugno hanno fatto capire agli italiani che si poteva fare musica anche in un modo diverso, che la musica poteva anche essere gioia e divertimento e non solo una valle di lacrime in mano a due soli cantanti, Nilla Pizzi e Claudio Villa, per i quali già ormai si preannunciava il viale del tramonto.
Dopo di loro è poi arrivato Battisti che ha inserito nelle canzoni italiane uno stile “british” ma anche “rithm & blues”, e soprattutto un modo di cantare assolutamente fuori da tutti gli schemi.
Chi non si ricorda le critiche di un vecchio giornalista che in una trasmissione di Renzo Arbore decretò, proprio davanti a Battisti, che con quella voce non avrebbe dovuto cantare?
A mio avviso questi tre artisti sono quelli che, ognuno nei loro tempi, ha portato una ventata di novità… ma dopo di loro? Chi è stato davvero rivoluzionario, beh… se posso fare un nome forse Tiziano Ferro che ha portato l’ “R&B” in Italia, e con un genere di testi senza dubbio originali. Forse Jovanotti? Nato rapper e poi trasformatosi in artista che scrive cose bellissime ma… ma dove sta la rivoluzione?
Ecco cosa manca in Italia, e nel resto del pianeta, manca qualcuno che arrivi e spiazzi tutti, come ci riuscirono Elvis Presley, i Beatles e Bob Dylan… ci manca il cambiamento verso il bello, verso una musica che ci scaldi il cuore e che sia diversa. A me questo manca, e molto.
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