Zarat, in arabo “lei ha visitato”, è il nome d’arte di Marco Abete, giovane cantautore napoletano classe 1996, che dopo varie esperienze, tra cui la frequentazione dell’Officina della Musica e delle Parole di Alberto Salerno, nel maggio 2022 ha pubblicato per Joseba Publishing “Dov’è Casa?”.
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Si tratta di una raccolta di brani scritti negli anni precedenti e che hanno come filo conduttore la ricerca di un proprio posto nel mondo. Vari sono i temi trattati, tra cui la perdita della casa come strutture emotiva interiore, la solitudine, la fine di un primo amore travagliato, la fantasia di un episodio psicotico di massa, la soluzione nella necessità del ritorno all’autenticità.
Il nome d’arte Zarat esprime proprio il concetto di visitare tramite il movimento creativo relazioni, luoghi, maschere e tempi diversi.
Abbiamo fatto due chiacchiere per conoscerlo meglio.
Senti che la musica debba essere assolutamente la tua vita? Cioè, se avessi la bacchetta magica cosa vorresti essere esattamente?
Sì, la direzione di vita che ho intrapreso è questa, nonostante sia difficile entrare nel mondo mainstream, ma il mio progetto si vuole rivolgere ad un pubblico diverso. Quello che vorrei esattamente, a breve termine, è la possibilità di poter girare per tutto l’anno a suonare e produrre musica mia e di altri artisti che stimo. Quello che vorrei essere richiede un ragionamento un po’ più complicato: avere una personalità molto sfaccettata ha fatto sì che si sviluppassero più identità da cui attingere qualcosa, di conseguenza non potrei indicarti una singola cosa che mi piacerebbe essere in questo momento della mia vita. Lavoro nel presente affinchè queste identità si convoglino in futuro nella direzione artistica del progetto Zarat, che è anche il mio nome d’arte.
Nel frattempo cosa fai per vivere?
Studio musica, l’Officina della Musica e delle Parole è stata una utilissima chiave di volta per iniziare a scrivere in italiano ed anche causa della mia prima crisi esistenziale, e per vivere suono in tutti i contesti possibili, faccio l’autore e compositore free-lance (continuo a collaborare anche con la mia vecchia etichetta), do qualche lezione.
Ti sei dato un tempo limite per sfondare?
Conoscendomi, il mio tempo limite sarà quando mi sarò scocciato di fare questo.
Pensi che quello attuale possa essere un periodo favorevole per le nuove proposte come te o invece lo avverti come ostico?
Avverto questo periodo come ostico in quanto è difficile suonare dal vivo, il pubblico te lo devi creare tu e poi arriva un’etichetta a far fiorire quello che hai seminato da solo.
Di rimando è anche vero che oggi esistono un sacco di strade sul web per poter proporre la propria musica e farsi conoscere. Secondo me la verità in questo caso sta nel mezzo: periodo storico diverso, strumenti diversi.
Quindi vedi positivamente la “svolta Amadeus” degli ultimi Sanremo e il grande potere dei Talent?
Secondo me, essendo cambiato il sistema vendite, passato allo streaming, pollice in su per Amadeus che ha aperto Sanremo a chi fa forti numeri in streaming, che oggi per la FIMI e i comuni mortali ascoltatori si sovrappongono a quelli delle vendite, quindi giustissimo a mio parere. I Talent sono una strada come un’altra, a cui non ho pensato di affacciarmi. Feci controvoglia un provino per XFactor con gli autori del programma (Ferraguzzo e Amato all’epoca) nel 2018 ma “fortunatamente” non andai avanti: non ero pronto, soprattutto come persona, per qualcosa di così gigantesco.
Pensi che il tradizionale sistema che parte dall’artista verso un produttore artistico ed un arrangiatore sia sempre il migliore o invece preferiresti fare tutto o quasi da solo in home studio, come ormai tanti fanno?
Riguardo alla produzione ho sempre fatto tutto da solo: “Dov’è Casa?” l’ho registrato in giro con i miei musicisti e con le nostre attrezzature, poi l’etichetta si è occupata del missaggio, della masterizzazione e della distribuzione fica e digitale. Per un po’ vorrei continuare così, anche se nel frattempo si è aperta una collaborazione con un producer siciliano che prima di dedicarsi alla musica underground ha spopolato per buona parte degli anni 2000 nella disco-music nazionale ed internazionale.
Hai dei modelli musicali precisi, che so: pop internazionale, rock, blues, cantautori?
Bjork su tutto e su tutti, Jeff Buckley e ultimamente sono in fissa con l’elettronica berlinese.
C’è un artista che recentemente ti ha colpito particolarmente?
In tempi recenti mi hanno colpito Billie Eilish e La Rappresentante di Lista, la seguo da prima di Sanremo e trovo che abbiano fatto un percorso artistico e discografico pieno di colori e sfaccettature.
L’incontro musicale-professionale che ti è stato più utile e perché?
L’incontro più utile sicuramente è stato quello con Alberto Salerno. Oltre ai consigli sulla scrittura e la forte indicazione di passare dall’inglese all’italiano ho potuto sentire tante storie e retroscena /backstage sulla musica che mi hanno fatto capire come funziona il mondo della discografia pop.
Inoltre mi è servito moltissimo collaborare con Nicoletta Mazzei, la tastierista che mi segue da quando è uscito “Dov’è Casa?”, e per tutti e due è stato fruttuoso l’incontro con Ernesto Nobili, che ci ha dato importanti consigli per muoverci nel sottobosco underground.
Grazie mille Marco e in bocca al lupo per tutto!
Grazie a te!
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