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giovedì, Novembre 30, 2023

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Spotify critica FIMI e il nuovo sistema conteggio classifiche, che non include streaming gratis

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Spotify non ci sta e critica il nuovo metodo di conteggio per le classifiche deciso dalla FIMI, che considera nelle somme solo gli streaming a pagamento.

Sarà proprio il 2018 a dare il via al nuovo metodo di determinazione per le classifiche musicali italiane, così come deciso dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) che non terrà più conto dell’ascolto in streaming gratuito ma solo di quello dei clienti che hanno pagato, i cosiddetti clienti premium (leggi nostro articolo in merito).

In tutta questa “rivoluzione”, tuttavia, c’è chi non accetta le nuove direttive FIMI, atte a determinare stime che non rappresentano, nella sua totalità, il reale “gradimento” dei fruitori di musica. Veronica Diquattro, manager della piattaforma Spotify, in una recente intervista esprime tutto il suo rammarico contro questa, a suo giudizio, discutibile decisione:

E’ in questo modo” dice la Diquattro “che verranno cancellati dalle classifiche tutti quegli artisti che si sono fatti un nome solo ed esclusivamente grazie allo streaming gratuito, e quindi una classifica che non tiene conto del reale andamento degli ascolti è una classifica falsata”.

La manager continua dicendo:

Nomi come Coez, Ghali, Sfera Ebbasta e il più noto Guè Pequeno sono delle star grazie a questo nuovo metodo di ascoltare musica e se i loro concerti sono sempre pieni è perché il mercato sta andando in quella direzione. Soprattutto tra i giovanissimi. Bisognerebbe trovare il giusto compromesso tra ascolti free e pay, in modo da non penalizzare i giovani emergenti che si affacciano al nuovo panorama discografico. Spotify in questo senso è a favore della musica e dei nuovi artisti anche con campagne di promozione, ma non basta. Per questa discografia bisogna fare di più e la decisione oramai presa (dalla FIMI ndr) rema nella direzione sbagliata”.

Secondo Veronica Diquattro, questo cambiamento, inoltre, non gioverà al mondo musicale Italiano.

Ma a onor del vero bisogna dire che la decisione in oggetto, presa dalla FIMI, è maturata ANCHE dai pochi introiti che piattaforme di streaming come Spotify (per cui si parla anche di Youtube, Apple Music, Deezer ecc.) pagano agli artisti.

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