di Paola Pellai
Avevo 31 anni quando nel 1992 uscì il film Bodyguard affidato al fisico di Kevin Costner e alle corde vocali di Whitney Houston e ora che ne ho qualcuno in più l’ho rivisto riadattato a musical al Teatro Nazionale di Milano (ci resterà fino al 7 maggio) per la regia di Federico Bellone. Andateci. Evitate di fare paragoni, semplicemente andateci. Non state ad ascoltare chi vi racconta che Ettore Bassi nei panni di Frank Farmer è troppo algido e statuario e neppure chi vi imbroda con la voce sottotono e la recitazione poco sciolta della protagonista Karima. Andateci.
E se sopravvivete all’assordante (e inaspettato) colpo di sparo iniziale, vi godrete due ore di parole e musica che riapriranno una speciale scatola dei ricordi. Whitney non si può clonare, mettetevelo in testa, ma si può riproporre in modo moderno e altrettanto travolgente.
Bodyguard ha il pregio non indifferente di lasciare le canzoni in lingua originale, stando lontano dalle pataccate per italianizzarle, come accade spesso nei musical. La sua trasposizione musicale giunge da noi dopo essere stata collaudata con successo in Inghilterra, Germania e Olanda. La chiave utilizzata dal regista è legata ai nostri tempi: “Cerchiamo di raccontare – ha sottolineato Bellone – il grande bisogno di amore di un uomo e di una donna che più conquistano potere e celebrità più si sentono soli”. E le canzoni possono servire anche a questo, riempire quel vuoto esistenziale.
In Bodyguard c’è una trama che corre e ti fa correre, un bimbo come Flechter (Luca Fabbri) che porta simpatia, la macchietta del gay un po’ troppo insistita nell’addetto stampa Sy Spector (Piero di Blasio), uno stalker (Daniele Balconi) che la sa lunga, una scenografia piena di colori e di effetti psichedelici e una sorella come Nicky (Loredana Fadda) con una voce dolcemente potente (testatela in Saving All My Love e Run To You) quanto quella della protagonista. Il musical troppo spesso è considerato teatro di serie B e allora bisogna trovarci i difetti per forza, ma talvolta occorre avere l’umiltà di guardarsi intorno e osservare i sorrisi divertiti e gli occhi allegri del pubblico per intuire che saper coinvolgere è un dono speciale.
E allora un brava a Karima che vince la scommessa con se stessa, le sue tribolazioni e pure con l’ombra ingombrante di Whitney che, scomparsa 5 anni fa, resiste nel tempo e col tempo. Per Karima, che aveva aperto i suoi concerti a Roma e a Milano, è un’emozione nell’emozione e chissenefrega se recita senza una scuola alle spalle… “In quest’esperienza per me nuova – aveva raccontato alla vigilia – mi sono buttata ad occhi chiusi e spero che lo strapiombo non sia troppo alto”.
Nessuno strapiombo ma il ritmo adrenalinico di I wanna dance with somebody e la carezza musicale di I will always love you a sottolinearci come una storia grande può rimanere una grande storia. Per sempre.
BOX
The Bodyguard – Guardia del corpo, il musical
Fino al 7 maggio 2017
Teatro Nazionale CheBanca! – Piazza Piemonte, Milano
Facebook Comments