E’ un vero dispiacere che nessuno, dico nessuno, abbia mai speso una parola su Vito Pallavicini, autore che negli anni ’60 e ’70 ha firmato una marea di successi, diventati poi parte della storia della musica leggera italiana.
Fra le tante sue canzoni ne cito qualcuna come “Io che non vivo senza te”, “Amore scusami”, “Mille bolle blu”, “Io che non vivo”, “Nel sole”, “Azzurro”, “Insieme a te non ci sto più” e l’adattamento italiano di “Downtown”.
Pallavicini era di Vigevano, parlava con la erre moscia, ed era un “personaggio” sempre allegro, con una gran voglia di comunicare. Aveva un gran fiuto per gli affari, oltre ad essere anche un eccellente talent scout.
Sua la scoperta di Paolo Conte e Toto Cutugno che, grazie alle sue conoscenze e al loro talento, sono diventati popolari come autori.
Si dice che Vito Pallavicini abbia firmato, senza mai averli scritti, dei testi per Conte e per Cutugno, ma di queste storie non esiste assolutamente alcuna prova, motivo per cui le “dicerie” che hanno dato vita a fantasiose tesi, sono prive di fondamento, non reggono.
Resta comunque la storia di un paroliere popolare e pragmatico, un autore che per un ventennio ha dominato la scena musicale italiana. E alla fine sono i fatti che contano.
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