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giovedì, Marzo 23, 2023

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Cristiano Turato: dopo i Nomadi, il mio viaggio continua

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di Stefano De Maco

Cristiano Turato e i Nomadi hanno interrotto la collaborazione artistica. Al di là dei comunicati stampa, cosa implica una separazione, cosa significa un addio? Lo chiediamo al cantante padovano all’indomani del comunicato ufficiale.

La musica, la vita, gli amori, il lavoro: in che ordine sono importanti?

Io metto al primo posto la mia Famiglia, fulcro su cui ruota la mia vita. Il lavoro è un ingrediente importante e utile che ci permette di dare un senso alla nostra esistenza e la musica , scrivo spesso che è verticale , è il collante che unisce e colora ogni cosa.

Si chiude la tua collaborazione con i Nomadi e di solito ogni fine presuppone una riflessione, un bilancio. Qual è il tuo?

Sono stati 5 anni in cui sono cresciuto come uomo, padre, marito grazie alle persone che ho incontrato in tutte le piazze d’Italia. Ho avuto il coraggio di essere me stesso senza mai piegarmi a sistemi prestabiliti.
La musica, ci ritorno, è libertà e chi non ha la forza di viverla fino in fondo può solo assistere alla costruzione della propria prigione.

5 anni fa hai avuto una svolta rilevante nella tua carriera professionale entrando a far parte dei Nomadi. Ricordi la prima emozione? E l’ultima?

Febbraio 2012 Tributo ad Augusto Daolio. Dopo 4 giorni di prove massacranti mi trovo in camerino agitatissimo e nelle orecchie il brusio incessante della gente: bellissimo.L’ultimo ricordo ancora vivo nel cuore è l’ultimo tributo ad Augusto, due concerti meravigliosi, pieni di energia e musica. Fantastici.

Cosa significa poter dire “sono stato il cantante dei Nomadi”,  un gruppo storico con oltre 50 anni di carriera? Che peso ha per te?

Il significato, il peso del mio passaggio sta nelle parole di molte persone che scrivendomi mi hanno confidato di aver cambiato in meglio la propria vita grazie alla mia voce e all’esempio di vita che ho portato in qualunque contesto io mi trovassi.

Un rimpianto, un rimorso, un ricordo di questi anni da Nomade: un selfie in tre scatti

Non aver avuto la possibilità di cantare canzoni importanti quali Dio è morto, Ala bianca e altre ma avrò modo ora di poterle interpretare.
Non ho rimorsi
I colori, i profumi di molte notti dopo i concerti e quella sensazione di essere in armonia col resto del mondo

Il pubblico dei Nomadi è forte, fedele e sincero come una tribù, come ti hanno accolto allora? E come ti hanno salutato ora?

Il pubblico è vario ed esigente e per questo motivo non è stato facile all’inizio ma col tempo c’è stato il modo di farsi conoscere e apprezzare.Sono molto felice perché sto ricevendo molti messaggi pieni di affetto e riconoscenza per il cammino fatto insieme.

Come hai vissuto l’esperienza umana di Nomade tra palchi e fan? È più difficile salire su quel palco o scendere? Dove trovavi l’energia per affrontare chilometri e serate?

E’ un esperienza che ti cambia costringendoti a essere meticoloso in tutte le cose che fai. Salire o scendere sono due movimenti opposti ma di uguale importanza, la bellezza è percorrere lo spazio che sta in mezzo con la sensazione vera di aver lasciato un pezzo della propria vita agli altri.
L’energia si trova sempre, si parla di musica, la proteina più importante del nostro dna.

Che differenza c’è tra essere vagabondo ed essere nomade? E tra un viaggiatore e un passeggero?

E’ come stare al finestrino di un treno in corsa, hai due possibilità: rimanere immobile e piegato su uno schermo o godersi il paesaggio. La differenza sta nel rendersi conto del viaggio che stai facendo e non è così scontato.

Cosa hai perso, cosa hai trovato in questo viaggio? cosa ti ha sorpreso e cosa ti ha deluso?

Non ho perso nulla. Ho ritrovato la forza per capire che per essere uomini veri c’è bisogno di vegliare su noi stessi, allenamento fondamentale per tenere a bada l’ego.
Mi ha sorpreso la mancanza di valori: da li, la delusione.

Le tue precedenti esperienze musicali, come i Madaleine, quanto ti sono state di aiuto nell’affrontare questo cammino? e quanto questa esperienza ti sarà di aiuto per affrontare i prossimi passi? Che cosa hai imparato?

La mia prima “canzone” l’ho scritta a 14 anni e ad oggi ho quasi 200 brani nello zaino una specie di biografia musicale che racconta la mia vita. Sono piccoli pezzi di vetro che a rimontarli danno l’immagine della fatica di un cammino in cui ho incontrato molte persone con la mia stessa voglia di raccontarsi.
Devo dire che c’è poco da imparare, nel senso che c’è solo da vivere, e il più delle volte non ti accorgi dei piccoli cambiamenti che avvengono nella tua vita, magari quando avrò, spero ,la barba bianca riuscirò a fare un bilancio, ora non ne sarei capace.

Hai dovuto rinunciare a qualcosa di te, oppure hai scoperto qualcosa di te?

Ho scoperto che la rinuncia a se stessi è il modo più profondo per conoscersi

Una separazione a volte è più complicata di un matrimonio. Ma altrettanto inevitabile. Cosa è più difficile?

Sono una persona pragmatica, sempre in movimento, sono, passatemi il termine, come una donna sempre incinta, alla ricerca di nuove idee nuovi orizzonti.La separazione è un termine negativo che sottintende la distruzione di qualcosa, io preferisco costruire e non c’è nulla di difficile in questo.

L’amplificazione  mediatica aiuta o danneggia?

Dipende sempre da cosa vuoi dire e molto più importante come intendi presentare te stesso. Ormai tutto è a portata di clic, la quotidianità è spiattellata in rete come in un Truman show mondiale.
La domanda dopo la tempesta è: esco dalla porta o resto?

Meglio viaggiare leggeri o carichi? Cosa è indispensabile per continuare?

Perché porsi queste domanda? La musica è un’arte che permette di raggiungere livelli di coscienza irraggiungibili e l’esperienza che puoi fare incontrando altri artisti è fondamentale per aprire molte porte che altrimenti rimarrebbero chiuse.
La nave su cui si naviga può essere carica, a volte leggera, ma sempre con rotte diverse.
Una volta raggiunto un porto si fa scorta di emozioni, si incontrano nuovi viaggiatori e si riparte.

Quanto è importante la parola nella canzone, quanto lo è nella vita?

La parola è la chiave per arrivare alla libertà.
Nella nostra stanza dei giochi a volte capita di incatenarci alla parola e succede che diventa convinzione entrando in un loop mentale da cui difficilmente ci liberiamo.
Se la parola invece diventa la luce di un faro e ci da modo di trovare la strada giusta verso la vera libertà di pensiero, ecco in quel momento succede un piccolo miracolo.

Le tematiche sociali ed umane del repertorio che hai cantato con i Nomadi quanto hanno inciso sulla tua sensibilità artistica e personale?

Per esperienza personale non ho avuto difficoltà nell’accogliere la profondità dei testi delle canzoni.
Il percorso di questi 5 anni mi ha donato linfa nuova e nuove forze e punti di vista.
La coerenza è stata un mantra che ho ripetuto sempre nello salire e scendere dal palco, una nuova sfumatura forgiata su quelle tematiche.

Ora hai una pagina bianca da ricominciare a scrivere. Con che parola vorresti iniziare ? con quale spirito farai il Primo passo? Emozione, timore, o che? È soprattutto, quale sarà il primo passo?

La pagina bianca di cui parli ha già un titolo, IVIDEO.
ivideoband – Pagina Facebook Ufficiale
Un progetto nato 3 anni fa dalla collaborazione con il mio amico Alberto Roveroni, tra le altre cose presentato a un Tributo ad Augusto un paio di anni fa, progetto che abbiamo cercato disperatamente di portare avanti armoniosamente con tutti. Siamo cresciuti insieme musicalmente. Pensato e costruito da due pazzi quali siamo che non finiscono mai di scrivere , creare e concretizzare idee in musica e non solo.
Prima era un Hobby dichiarato, un laboratorio dove entrambi sperimentavamo (Alberto ha lavorato con molti artisti italiani) e dove mettere le nostre idee lasciate per forza di cose nel cassetto….ora forse è il momento di farlo diventare una cosa seria

 

link social di Cristiano
Sito Web:www.cristianoturato.com
Twitter: @CristianoTurato
Instagram: @cristianoturato

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