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giovedì, Febbraio 13, 2025

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Hatsune Miku, Pop-Star virtuale: la de-evoluzione annunciata

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Vi ricordate i Devo, la storica band New-Wave di Akron, Ohio?

Il gruppo venne fondato da Gerald Casale, Bob Lewis e Mark Mothersbaugh nel 1972 che inventarono la filosofia della de-evoluzione, teoria secondo cui l’umanità, invece che continuare ad evolversi, avrebbe cominciato a regredire fino al totale rincoglionimento.

Gerad Casale, il front man della band art-punk più folle del Novecento, sosteneva che l’uomo si era clonato in una sorta di tubero, fino ad assumere le sembianze di una patata.

Nei numerosi video della band, qualcuno prodotto nientemeno che da Brian Eno, apparivano spesso uomini dal ventre grasso, sprofondati in molli divani, davanti a un televisore che emetteva solo spot pubblicitari.  Uomini ridotti a consumare consumi. I Devo, prendevano di mira lo stile di vita consumistico americano.  Non a caso si erano formati ad Akron, detta la “Capitale mondiale della gomma”, dove risiede la  Goodyear Tire and Rubber Company, industria leader dei pneumatici.

Oggi la loro teoria della de-evoluzione è divenuta realtà. L’uomo è sempre più strumento dell’immagine  prodotta dal sistema tecnologico che ha raggiunto un potere assoluto.

La fantasia ci viene venduta, servita e confezionata già autoprodotta e pronta all’uso. Non ce ne accorgiamo neanche, ma ogni giorno usiamo tutti quei prodotti digitali destinati a comunicare le emozioni. Prodotti come le “emoticon”, l’evoluzione della faccina smiley, creato nel 1963 dall’artista statunitense Harvey Ball. Le odiose faccine che postiamo ogni giorno a decorazione di commenti e pensieri, dovrebbero indurci alla facile traduzione emotiva di ogni comunicazione scritta.

Tanto per essere più chiari, non basta scrivere : “Il tuo post mi ha fatto morire dal ridere“, no, bisogna per forza aggiungerci l’emoticon di un sorriso a 32 denti. Se esprimi un parere concorde a un post di un tuo amico, mica c’è bisogno di argomentare…. Basta aggiungere l’emoticon del pollice blu alzato. Tutto ciò viene considerato uno strumento innovativo, perché di grande facilità, di grande immediatezza e comprensibile a tutti, praticamente a prova di scemo.

Sui Social le emoticon impazzano, se non le usi sei vecchio, fuori epoca, ma ciò che è ancora più insidioso, è che risulti incomprensibile.  Se sei un tipo che usa l’ironia ma non usi le emoticon, vieni facilmente frainteso. Un tuo commento sarcastico o satirico, se non accompagnato da una faccina esplicativa, viene inevitabilmente scambiato per un atto offensivo e polemico, o nel migliore dei casi inopportuno. Quante volte avete dovuto spiegare nei post che stavate scherzando o che la vostra vis polemica era solo uno strumento per approfondire il tema del dibattito ? Chi non l’ha mai fatto, alzi la mano, anzi il pollice blu.

Tutto ciò può sembrare di scarsa importanza, ma non lo è. Se comunichiamo con i nostri simili, attraverso simboli, icone e rappresentazioni grafiche pre-confezionate, stiamo svalutando la nostra capacità di comprensione e la nostra fantasia creativa. Se ogni gesto, emozione o pensiero lo trovi al supermarket digitale, allora vuol dire che siamo fottuti. La de-evoluzione ha già vinto. L’uomo patata è pronto per il packaging, e da consumatore agisce contemporaneamente da  produttore. Qualcosa di simile a aberrante è accaduto anche nella musica e per giunta dal vivo.

L’esempio più clamoroso e a mio avviso, davvero allucinante, è il caso di Hatsune Miku, la pop star virtuale giapponese creata da un software che si esibisce dal vivo , sotto forma di ologramma. E’ un Vocaloid, voce creata dalla Crypton Future Media, a cui si è aggiunta l’immagine di una ragazza, a metà tra un manga e Lady Gaga. Fin qui niente di imbarazzante, se non fosse che dal 2007 ad oggi, Miku ha venduto milioni di copie sintetizzate, in tutto il mondo e cosa ancor più raccapricciante è andata in tour persino negli Stati Uniti.

Hatsune-Miku-Virtual-Star
Hatsune Miku, Virtual Pop Star

Andate a vedere i video su Youtube. Lei appare sul palco come ologramma, con tanto di presentazioni, ringraziamenti, e commenti sulla sua vita da star. Il pubblico l’ascolta in adorazione. Dietro al palco, nascosti, quattro bravissimi musicisti giapponesi sudano come pazzi per accompagnare la diva virtuale. Hatsune Miku è talmente stronza, che manco li nomina. Quando partono i pezzi, insopportabili sotto ogni punto di “ascolto”, il pubblico canta i testi a memoria in estasi. Pare che a fine concerto, qualche fan de-evoluto, provi a sfidare la security nel tentativo di raggiungere i camerini dell’ ologramma per chiederle un autografo. Siamo alla follia. Si potrebbe dire che è solo un gioco, ma non lo è. Vedere per credere.

So già cosa state pensando. Sono troppo vintage per quest’epoca. Può darsi, ma se l’innovazione è questa roba qui, ragazzi, vorrei “vedervi tra cent’anni”, a chiedere l’autografo a un robot, a comprare degli ormoni on-line, a ordinare una pizza a un drone, a esprimere le emozioni tramite l’ iPhone 107 capace di leggere i vostri pensieri e diffonderli simultaneamente, così se gli partirà un “vaffanculo” destinato a chi vi starà di fronte, dovrete dirgli : “Scusa…non è quello che penso, è che devo portarlo a riparare…

Quando poi gli artisti saranno tutti ologrammi, potrete anche acquistare i biglietti  dei loro concerti con il Secondary Ticket, investendo il vostro fatturato di un anno. Nessun problema, tanto il denaro non ci sarà più da un pezzo.

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