Qualche giorno fa ho raggiunto telefonicamente Stefano Cenci, musicista, compositore, arrangiatore, produttore, con un curriculum alle spalle da far invidia a chiunque (potendo annoverare – nel corso della sua lunga carriera – collaborazioni con grandi artisti italiani e internazionali, e composizione arrangiamento e produzione di colonne sonore per cinema e tv), da anni anche protagonista – con Luca Barbarossa e Andrea Perroni – della ormai celebre trasmissione di Radio2 –Radio2 Social Club.
L’intervista assume da subito i contorni di una chiacchierata informale, grazie alla disponibilità di Stefano nel raccontarsi senza riserva, svelando anche aneddoti, curiosità, e fornendo dritte preziose a chi (come me) vorrebbe fare della musica il proprio “mestiere”.
Intervista
Stefano… la passione per la musica è arrivata decisamente presto, catapultandoti in lezioni di piano e violoncello – al Conservatorio Morlacchi – in quel di Perugia, dove sei nato. Quindi… mi viene (quasi scontatamente) da chiederti: quando hai capito che avresti potuto “vivere di musica”?
E quali sono stati e sono i tuoi artisti di riferimento?
Ho capito presto che la musica sarebbe stata un elemento fondamentale nella mia vita, che sarebbe stata la mia strada.
Ho creduto fortemente che ce l’avrei fatta, perché sono convinto – citando una frase che ripeto spesso – che ”Tutto è impossibile finché non succede”.
E di cose “incredibili”, in questi anni, me ne sono successe davvero tante.
Ti rivelo un aneddoto che ti farà sorridere…
Essendo di famiglia molto religiosa, mia mamma da piccolo mi costringeva a imparare le preghiere e ripeterle prima di andare a letto.
Io ovviamente non ero entusiasta del compito – essendo piccino, un bambino insomma – ma lei si era inventata uno stratagemma molto efficace per farmi “capitolare”: chiedere a Dio cosa avrei voluto fare da grande (che è quello che fanno un po’ tutti i bambini).
Allora io la sera furbo furbo mi sbrigavo a recitare le preghiere e poi davo spazio alle mie richieste.
Ricordo che volevo scrivere una grande canzone per Mina (e l’ha scritta: Brivido Felino – ne parleremo più avanti nell’intervista), lavorare con Gianni Morandi (e anche questo “desiderio” si è avverato alla grande), e vivere in una casa nel bosco (anche questa richiesta è stata soddisfatta, vive a Perugia in una casa che si “annida”nel bosco).
E’ proprio il caso di ringraziare la mamma, sottolineo.
Certo, mi fa eco, ma la mamma è da ringraziare sempre, mi ha insegnato a vivere la vita con armonia.
Guarda – continua – di una cosa sono assolutamente convinto: siamo noi a scegliere il percorso della nostra vita, e sognando forte la realizzazione delle cose, ovviamente impegnandoci al massimo affinché si realizzino, alla fine queste arrivano.
La musica è uno stimolo grandissimo, e giunge con l’intensità di una palla di cannone. Ti travolge in un attimo, e ti ritrovi completamente in sua balia; una magia da cui non sono mai riuscito a sottrarmi.
Ho avuto, come tutti suppongo, tanti modelli di riferimento in campo musicale.
Per citarli tutti dovrei farti un elenco lungo un giorno, quindi mi limito a riportare quelli che è impossibile – per me – non menzionare: Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Renato Zero.
Con alcuni di loro ho avuto anche l’immenso piacere di poter suonare.
Credo che dietro grandi artisti si nascondano sempre grandi persone, e il privilegio più grande è stato sicuramente quello di entrare in punta di piedi nelle loro vite, conoscendone così le varie sfaccettature.
Debutti giovanissimo: a 21 anni il primo album in veste di arrangiatore e produttore, per Don Backy; dopo qualche anno appena passi all’allora RCA (BMG/SONY) sempre in qualità di arrangiatore e produttore, decidendo poi di dedicarti alla composizione di canzoni (e colonne sonore per cinema e tv), stringendo così proficue collaborazioni con grandissimi artisti italiani e internazionali: Mina, Celentano, Morandi, Morricone, Renato Zero, Sergio Endrigo, Donovan etc.
Hai un aneddoto particolare legato a uno di loro?
Alla RCA ho avuto il privilegio di concorrere a quello che è diventata oggi Giorgia, perché – devi sapere – non tutti credevano alle possibilità che una voce come la sua (alla Whitney Houston) avrebbe avuto in Italia.
Io invece ci ho creduto da subito, e la mia previsione si è rivelata veritiera.
Oggi Giorgia brilla nel firmamento degli artisti italiani, con una voce da esportazione in tutto il mondo.
L’aneddoto che ti voglio raccontare invece è legato alla canzone scritta per Mina – Brivido Felino – (dell’album “Mina e Celentano”, del 1998; a distanza di 18 anni è diventata un classico, un evergreen, canzone destinata a rimanere nella storia della musica italiana), perché è una miscela di combinazioni incredibili.
Proprio in quel periodo infatti avevo deciso di chiudere con tutte le furbizie, volevo fare una canzone che piacesse, che brillasse di luce propria, non che fosse “studiata” per piacere per forza.
Scrissi così una lunga lettera a Mina, spiegandole nel dettaglio come avevo scritto il pezzo, che doveva essere funzionale per la sua bellezza. Le lasciai anche il mio numero di cellulare, e come colto da una folgorazione improvvisa scrissi anche il numero dei miei genitori.
Fui giustamente lungimirante, perché il mio numero era finito nella piega della lettera, e venne logorato.
Mio padre rispose così a quella che è stata sicuramente una delle “chiamate” più importanti della mia carriera, e tenne Mina al telefono per venti minuti, riempiendola di chiacchiere sulla sua vita… perché non riusciva a trovare il mio numero!
Guarda – aggiunge – io amo molto gli aneddoti, e proprio lavorando con Franco Migliacci (paroliere e produttore discografico, autore tra le altre de “Nel blu dipinto di blu”) mi sono fatto raccontare tutti i retroscena delle canzoni, perché sono proprio affezionato alla genesi dei pezzi.
La tua musica per la pubblicità ha fatto il giro del mondo, e con la canzone “Volverè” hai raggiunto i 3 milioni di copie, hai scritto colonne sonore per il cinema (miglior canzone per film “Mystery Angel” con Pino Donaggio) e tv (“Piper”, “I liceali”, “Anna e i cinque” etc.).
Sei stato produttore e arrangiatore per trasmissioni tv (“Furore”, “Amici”, “Buona Domenica”, “Il bivio” etc.), e hai partecipato sei volte come compositore e direttore d’orchestra al Festival di Sanremo.
A tal proposito ti chiedo: qual è il tuo ricordo di Sanremo?
Di cui proprio in questi giorni si stanno decidendo le sorti per quanto riguarda la Sezione Giovani.
Sono stato a Sanremo quasi sempre coi giovani, e ne conservo un ricordo bellissimo.
Tutti mi dicevano che per andare a Sanremo ci voleva la spinta; io ci sono andato con giovani sconosciuti, e ci siamo anche classificati bene (Adriana Ruocco ed Elena Cataneo – 2a classificate rispettivamente nel ’95 e ’96).
Avevamo dei pezzi che piacevano a noi ed evidentemente piacevano anche agli altri.
Sanremo è un palco importante per chi vuole fare musica – risponde alla mia domanda circa l’importanza che conserva ancora il palco dell’Ariston.
Bisogna rispettare i palchi in cui si fa musica. Sempre.
Dal 2010 sei direttore musicale e musicista nella trasmissione radiofonica di Radio2, Radio 2 Social Club, condotta da Luca Barbarossa e Andrea Perroni.
Trasmissione ormai cult della programmazione radiofonica Rai, dove sono passati grandi artisti, non solo italiani.
Come definiresti i tuoi compagni di viaggio, se dovessi usare una sola parola?
E quali sono gli ospiti che vorreste avere in trasmissione e che ancora non avete avuto il piacere di ospitare?
Una sola parola per definire i miei compagni di viaggio – sorride –
Direi senza dubbio preziosi: sono grandissimi professionisti.
La passione è la formula vincente del programma. Realizziamo – credo – un bel programma, divertendoci e improvvisando insieme, viaggiando ad ali spiegate sulla scia della nostra passione per la musica.
Gli artisti che vengono da noi accettano le sfide, cimentandosi in cose insolite per loro.
Lunedì 14 novembre – ad esempio – avremo Fiorella Mannoia. Ti rivelo cosa farà, ma prima di quella data non devi dirlo, mi raccomando (e noi di Fmd abbiamo mantenuto ovviamente la parola).
Fiorella si esibirà in una versione inedita di “Tanti auguri”, famosa canzone di Raffaella Carrà. Le stiamo preparando un arrangiamento unico: la canzone della Carrà con lo stile della Mannoia.
(potete trovare la puntata sul sito di Radio2 Social Club )
Gli artisti che vengono – anche quelli internazionali – si trovano così bene, che poi vogliono tornare.
Ormai li abbiamo ospitati quasi tutti, ma alcuni mancano all’appello: Tiziano Ferro (lo aspettiamo all’uscita del prossimo album, se vorrà) Jovanotti, Vasco Rossi.
Fiorello ci ha fatto sapere che ci segue spesso.
E non possiamo che esserne orgogliosi.
A Radio2 Social Club date la possibilità ad artisti emergenti di far ascoltare la propria musica, in un momento in cui la musica emergente arranca a fatica: questo vi fa sicuramente onore.
Mi viene quindi da chiederti, a proposito di emergenti, cosa pensi dei talent.
Ho fatto Amici per 5 anni, come produttore musicale, dalla seconda edizione – per cinque edizioni consecutive.
I reality all’inizio mi incuriosivano, ma poi mi sono chiesto: che realtà c’è in un programma simile?
La vera realtà è la spontaneità, non quello che ti “obbligano” a cantare.
Vedi… da noi sono venuti cantanti passati a Tvoi (The voice), e si sono presentati con un altro genere, diverso da quello “imposto” spesso dal programma.
Dopo i talent è dura, perché non tutti ce la fanno.
La passione è l’unico motore che ti porta avanti, nel cercare di trovare la tua strada. E con passione intendo anche la sana gavetta, il sacrificio.
Per riallacciarmi alla domanda di sopra, cosa consiglieresti a chi vuol fare musica, oggi, in Italia…
Bisogna credere in quello che si fa, e avere un’idea precisa di quello che si vuole diventare, senza ascoltare troppe campane, che rischiano di disorientare.
Conservare ovviamente il coraggio di quello che si è, che si vuole “raccontare”, e perseguire l’obiettivo. Crederci sempre, come dicevo prima; la passione è il motore che muove tutto. E con passione intendo anche il lavoro che c’è dietro.
Vedi… il problema della musica in questo momento è che “dura poco”, non c’è grande attenzione in quello che si scrive. Ci troviamo di fronte a una sorta di canzoni usa e getta, a riciclo continuo…
Mi viene spontaneo allora chiederti come si scrive una canzone “bella”, destinata a durare nel tempo.
Sorride – Non c’è una formula matematica, ovviamente.
Diciamo che le canzoni belle si scrivono velocemente, come suggerite dal fato.
Sono l’amplificazione di grandi sensazioni.
Bisogna ascoltare i momenti, i “sussurri” che viviamo, e cercare di ritagliarci uno spazio tutto nostro, in cui essere in contatto con noi stessi, con l’armonia, lontano dalla confusione, dalle cose urlate.
Proprio quest’oggi è scomparso un grandissimo artista, Leonard Cohen, in un 2016 decisamente infausto per la musica.
C’è una canzone di Cohen a cui sei legato particolarmente?
Sospira malinconico – Ce ne sono varie; la prima assolutamente, è la più famosa, Hallelujah, poi mi viene da dirti Famous blue raincoat e Song of Bernadette, che amo particolarmente.
Siamo quasi a fine anno. Se dovessi fare un bilancio personale del 2016, cosa diresti?
Sono soddisfattissimo, faccio della mia passione il mio lavoro; scrivo canzoni che non devono piacere per forza, riuscendo a ritagliarmi una totale libertà nello scegliere quello che voglio fare, provando ovviamente a proporre sempre cose che abbiano una qualità.
Scegli insomma di fare quello che vuoi, non quello che devi – suggerisco.
Esatto, è la giusta definizione.
Per chiudere, ringraziandoti per la lunga e piacevole chiacchierata, ti chiederei di racchiudere l’intervista in sola una frase.
Una bella e sana chiacchierata. E’ stato un vero piacere.
Il piacere è stato ovviamente mio, nello scoprire il lato umano di un artista con un carnet così ricco di soddisfazioni.
Vi ricordo inoltre l’appuntamento con Radio2 Social Club, dal lunedì al venerdì – alle 14:30, e ovviamente vi invito a non perdere d’occhio il nostro blog, per prossime interviste in esclusiva.
A presto.
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