di Athos Enrile
Maurizio Bianchini, direttore d’orchestra, percussionista, compositore, arrangiatore e fonico, si inventa un nuovo percorso: realizzare importanti video-interviste ai grandi nomi dello spettacolo, della musica classica e del cabaret: Albano Carrisi, Amedeo Minghi, Mauro Pagani, Gianandrea Noseda, Mariella Devia, Pippo Franco, Cinzia Leone, Enrico Beruschi, Cristina D’Avena ecc…
Attualmente è anche il direttore artistico di Videoradio Channel, che è il canale web di Videoradio Edizioni Musicali.
Una delle sue recenti interviste realizzate, è quella con il regista Stefano Reali, autore della nuovissima fiction “Rimbocchiamoci le maniche“, in onda proprio in questi giorni sul Canale 5.
FMD lo ha incontrato per uno scambio di idee…
L’INTERVISTA
Leggendo la tua biografia appare complesso tirare le fila, per la quantità delle attività svolte: possibile sintetizzare gli elementi significativi, quelli che più ti hanno formato dal punto di vista professionale?
Sicuramente per me è stato importante aver incontrato il mio maestro di Conservatorio Franco Campioni, senza di lui forse non avrei continuato gli studi, è stato fra virgolette il classico amore a prima vista tra alunno e maestro. Devo veramente molto a lui, perché mi ha dato la possibilità di avviarmi alla mia carriera di musicista classico. Sul fronte della musica leggera, prog in particolare, il mio gruppo Maxophone è stato uno dei pochi gruppi italiani invitati al festival di Montreux, un’esperienza molto gratificante.
I tuoi ruoli sono stati molteplici – musicista, compositore, produttore, docente ecc. – ma qual è quello in cui hai sentito la piena realizzazione?
Fondamentalmente io sono un musicista, e ad un musicista piace suonare: ho suonato musica pop, progressive, jazz e classica. Il mio modo di pensare la musica mi ha portato a sviluppare interessi sempre diversi e questo mi ha permesso di trovarmi a mio agio con ogni genere musicale, per questo mi ritengo un musicista senza etichetta di genere. Quando però ho vinto il concorso per entrare nell’Orchestra Sinfonica della Rai ho trovato una dimensione per me ideale. Ho passato veramente degli anni stupendi, ho trovato tanti amici, oltre che colleghi, con cui ho condiviso moltissime soddisfazioni. L’orchestra è un microcosmo con una vita propria, e tutte le dinamiche di relazione proprie di una comunità. Ma vivere in questo microcosmo è sicuramente una fortuna e un privilegio. Con l’OSN ho fatto tournée in tutto il mondo, con direttori importanti come Sawallish, Prêtre, Sinopoli, Chailly, Inball, De Burgos e tanti altri, e artisti di alto livello. Personalmente ho avuto l’onore di suonare la Sonata di Bela Bartòk per due pianoforti e percussione, con Martha Argerich e Nelson Freire. E inoltre ho fondato un gruppo di soli strumenti a percussione con cui ho fatto tantissimi concerti.
Al di là dei tuoi studi classici, esiste un artista o una band che restano tuttora un punto di riferimento?
In assoluto i Beatles, perché hanno dato una svolta a tutto il sistema musica, a cominciare dalle rivoluzioni giovanili.
Come hai accennato, tra i tuoi trascorsi ne esiste anche uno prettamente prog, con i Maxophone: che ricordi hai di quei giorni?
Ricordo con grande piacere quel periodo che risale a molti anni fa, due anni di “cantina” come si dice in gergo, per creare il sound che cercavamo, la famosa gavetta che ci ha portato a un eccellente risultato. Praticamente passavo più tempo con loro che con la mia famiglia. Era il periodo della PFM e del Banco, e noi volevamo fare una sorta di musica totale, sfruttando anche le conoscenze musicali acquisite frequentando il conservatorio. A mio avviso c’eravamo riusciti, poi il destino ha voluto che ci perdessimo per strada.
Mi racconti un aneddoto – positivo o negativo – legato alle tue tante interviste realizzate?
Ricordo un episodio accaduto all’inizio di questa esperienza di intervistatore. Ero a Sanremo, il febbraio scorso, nella veste di direttore artistico di Videoradio Channel, in compagnia del mio editore Beppe Aleo; abbiamo incontrato per caso Pippo Franco e Beppe, con la sua proverbiale parlantina, ha organizzato un’intervista immediata. Mi ha messo il microfono in mano e mi ha detto: intervistalo tu al volo. Io ero terrorizzato e… da qui ho iniziato.
Come giudichi lo stato attuale della musica italiana?
Attualmente la discografia italiana e mondiale è in crisi. Di questo dobbiamo ringraziare le tecnologie digitali che nel tempo hanno affossato il mercato. Non c’è più l’attesa dell’uscita di un disco, i grandi artisti nazionali e internazionali si trovano ad avere il loro disco messo in vendita prima sui digital store e poi nei negozi, con la possibilità di acquistare un brano o solo alcuni brani dell’album, con conseguente calo delle vendite dei dischi. Personalmente penso che Spotify stia penalizzando le vendite digitali in generale. Le vendite dei musicisti italiani importanti sono ridotte notevolmente, i successi da un milione di copie sono ormai praticamente dimenticati. Oltretutto, in questo mondo, tutti sono diventati “artisti”, e queste disperde inevitabilmente l’attenzione del pubblico verso chi lo è veramente. Anche i talent influiscono su questo aspetto perché le persone che non passano da questi canali non vengono quasi considerate, sia dal pubblico, sia dagli addetti ai lavori.
La tecnologia: quanto ha inciso e quanto potrà ancora modificare il modo di fare – e pubblicizzare – la musica?
L’avvento del digitale ha in assoluto velocizzato la diffusione dell’informazione, pubblica e privata, e l’ha resa globale. Oggi, una qualunque proposta messa sul web è fruibile in tempo reale da tutti gli utenti di ogni parte del mondo. Questo però non ci dà il diritto di sottovalutare l’utente, buttando sul web prodotti mediocri, anzi, a mio avviso la potenza del mezzo deve essere stimolo per una proposta qualitativamente alta. Fare musica con la tecnologia ovviamente facilita la produzione, perché in studio si arriva già con le idee chiare e il pezzo preconfezionato. Oltretutto la tecnologia permette all’autore di fare molta sperimentazione.
Come è avvenuto il tuo incontro con Videoradio e come prosegue la collaborazione?
Parliamo di 15 anni fa. Beppe Aleo, editore di Videoradio Edizioni Musicali, viene contattato da un mio collega dell’OSN Rai per proporre la pubblicazione di alcuni cd di gruppi dell’orchestra. In quell’occasione ha inizio la mia collaborazione con Videoradio Classics e ne divento direttore artistico, registrando ben 18 Cd con l’OSN RAI. In seguito nasce Videoradio Channel da un’idea dello stesso Beppe Aleo che, terminato il mio rapporto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, mi ha spinto a intraprendere un’attività per me insolita e che non avrei mai immaginato di fare: creare un Web channel. Devo dire che in questa nuova veste oggi mi diverto molto.
Esiste un ruolo che ancora non hai ricoperto ma che ti piacerebbe approfondire?
Mi piacerebbe avere la possibilità di fare il sovrintendente di un’orchestra sinfonica; con un pochino di presunzione penso che potrei fare delle belle cose, ma si sa, i bei sogni non si avverano mai.
Cosa c’è nel futuro prossimo di Maurizio Bianchini?
Ho nel cassetto l’idea di registrare un nuovo Cd per Videoradio-Rai Com. con ospiti importanti che possano far competere il prodotto con quelli che abbiamo in catalogo e continuare con il canale web, che secondo me ha grandi potenzialità, per questo speriamo di continuare a incuriosire gli utenti di Videoradio Channel, con interviste esclusive e sempre più interessanti.
Biografia
Nato a Milano, studia al conservatorio della sua città, dove si diploma in “Strumenti a Percussione” e “Corno”.
Durante gli anni di studio svolge un’intensa attività concertistica e discografica nella musica Rock, Pop e Jazz.
Collabora con vari autori e importanti artisti, come Edoardo Bennato, Angelo Branduardi, Leo Ferrè, Milva, partecipando a tournée e registrazioni discografiche.
Nel 1976, approda al “Festival di Montreaux” con il gruppo rock progressive Maxophone, al quale l’anno precedente viene assegnato un premio dalla critica come miglior disco “Prog” dell’anno.
Nell’ambito classico ha collaborato con varie Orchestre come la Filarmonica della Scala, il Teatro alla Scala, il Teatro Regio di Torino , il Teatro Carlo Felice di Genova, l’Orchestra RSI di Lugano, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra dell’Angelicum di Milano, e vari altri enti.
L’anno successivo vince il concorso come “Percussionista” ed entrerà a far parte dell’Orchestra Sinfonica della Rai di Milano, che dal 1994 diventerà Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sino al 2015.
All’interno dell’OSN Rai, nel 1998 fonda il gruppo “I Percussionisti”.
Esegue la “Sonata” di BélaBartòk per due pianoforti e percussioni con Martha Argerich e Nelson Freire.
Fa inoltre parte del “New Art Ensemble” fondato da Maurizio Boriolo.
Non ha mai abbandonato la sua passione originaria per la batteria, infatti nel 1996 crea il gruppo jazz “Nylon Club”, con il quale ripropone la musica degli anni 30/40.
Contemporaneamente continua a coltivare l’attività di compositore e produttore.
Nel 2001 entra nel direttivo di Videoradio Edizioni Musicali come responsabile di VideoradioClassics e si occupa dell’editing e mastering dei dischi dell’OSN Rai, con edizione Videoradio / Rai Com.
Entra nel novero dei compositori di Rai Com.
Compone inoltre musica per Fiction, Cartoni animati e Pubblicità.
E’ stato per 10 anni docente presso l’Accademia Musicale Internazionale Fenaroli di Lanciano.
Per Mediaset presta la sua opera come Direttore d’Orchestra per Fiction e Library.
Tutt’ora è Direttore Artistico e Music & Art Interviewer di Videoradio Channel che è il nuovo canale web di Videoradio Edizioni Musicali.
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