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venerdì, Luglio 26, 2024

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Viaggio nelle canzoni: Generale di Francesco De Gregori

di Alberto Salerno

La canzone è tratta dall’album De Gregori ed anche la copertina del disco riproduce, in piccolo, quella dell’LP, una fotografia del cantautore mentre gioca con un pallone. La produzione e gli arrangiamenti delle due canzoni sono curati da De Gregori che è anche l’autore dei testi e delle musiche. Il disco ebbe un discreto successo, arrivando sino al secondo posto in hit parade. È una delle canzoni più note di De Gregori. Si tratta di una ballata introdotta da un riff di pianoforte di Alberto Visentin; il testo si riferisce al periodo del servizio militare prestato dal cantautore presso il Battaglione alpini “Tirano” di Malles Venosta. La collina è il Col di Tarces, la notte “crucca e assassina” cioè di lingua tedesca e intrisa del sangue versato dai terroristi indipendentisti altoatesini. Il treno “dietro la stazione” era ben visibile dai bagni della caserma Wackernell che sorgeva proprio in via della Stazione. La canzone nasce in seguito alla visita in caserma di un generale degli alpini e suscita i sentimenti pacifisti e nostalgici di chi si trova lontano da casa per fare il servizio militare e anela al ritorno e alla vita normale. (Fonte Wikipedia)

generale

Analisi del testo

Generale, dietro la collina
ci sta la notte crucca e assassina,
e in mezzo al prato c’è una contadina,
curva sul tramonto sembra una bambina,
di cinquant’anni e di cinque figli,
venuti al mondo come conigli,
partiti al mondo come soldati
e non ancora tornati.

Intanto stupenda l’idea di Francesco di scegliere come protagonista un Generale e di rivolgersi direttamente a lui. Personalmente immagino uno scenario da fine della prima guerra mondiale, anche se in realtà De Gregori si riferisce ad altro, ma in questo caso è semplicemente un mio desiderio di figurarmi lo scenario in questo modo. Infatti, la notte crucca e assassina potrebbe essere quella della parte degli austriaci. E che bella l’immagine della contadina curva sul tramonto, un vero dipinto, come del resto lo è tutto il testo.

Generale, dietro la stazione
lo vedi il treno che portava al sole,
non fa più fermate neanche per pisciare,
si va dritti a casa senza più pensare,
che la guerra è bella anche se fa male,
che torneremo ancora a cantare
e a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere.

Ed eccoci alla seconda strofa, dura e poetica nello stesso tempo, con quel treno che non si ferma nemmeno per “pisciare” e che si conclude con “fare l’amore dalle infermiere…

Generale, la guerra è finita,
il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
dietro la collina non c’è più nessuno,
solo aghi di pino e silenzio e funghi
buoni da mangiare, buoni da seccare,
da farci il sugo quando viene Natale,
quando i bambini piangono
e a dormire non ci vogliono andare.

Reputo veramente fantastica la stessa strofa. Un altro bellissimo dipinto di aghi di pino, silenzio e funghi… e poi il sugo per Natale e i bambini che piangono perché non vogliono andare a dormire. Ma la forza vera arriva dal fatto che la guerra sia finita e il nemico respinto.

Generale, queste cinque stelle,
queste cinque lacrime sulla mia pelle
che senso hanno dentro al rumore di questo treno,
che è mezzo vuoto e mezzo pieno
e va veloce verso il ritorno,
tra due minuti è quasi giorno,
è quasi casa, è quasi amore.”

Il gran finale colpisce il cuore. Con le cinque stelle che diventano lacrime, prive di qualsiasi senso ora che la tradotta corre più veloce verso casa dove questi soldati troveranno solo amore.

Credo che, grazie alla versione di Vasco Rossi, questa canzone sia entrata fra le più grandi della musica italiana, una ballad che, ogni volta che la si ascolta, provoca un brivido di emozione.

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