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giovedì, Marzo 23, 2023

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Stefano Bollani – una stella del jazz nel cielo delle Dolomiti

di Francesca De Luisi  e Mela Giannini

Stefano Bollani  è un “maestro” indiscusso del panorama musicale italiano, un artista poliedrico a cui piace sorprendere il pubblico, ma prima ancora sorprendere se stesso…e anche in alta quota non ci si annoia mai con lui.

Quando si siede davanti alla tastiera del pianoforte e inizia a suonare, comincia ad improvvisare suonando di tutto: jazz standards, vecchie canzoni italiane, brani pop, composizioni classiche.

E cosi mercoledi 3 agosto ha fatto godere con un suo concerto, per ben due ore, ben 4000 persone sulle Dolomiti: solo lui e il suo amato pianoforte adagiato in mezzo all’incantevole paesaggio alpino della Val Duròn in Val di Fassa.

Infatti Stefano è stato ospite del festival di musica in quotaI Suoni delle Dolomiti” nei pressi del rifugio Micheluzzi, facendo danzare le sue note tra le montagne, alternando immersioni sonore pensose, a tratti giocose, coinvolgendo spesso il pubblico sin dal sound check con la sua autoironia, fino a terminare con la solita raccolta di richieste musicali.

Bollani è un grande musicista, un vero vanto tutto italiano, che sa interagire con gli ascoltatori e trasportarli nelle sue maree sonore, come dimostra fare ogni volta nei suoi live: ha infatti iniziato con “Azzurro” per scioglierlo progressivamente in “Summertime“.

E forse è questo il tratto distintivo della musica di Bollani, che si trasforma in un fiume in piena, in intuizione, in sublimazione e cambio di direzione. Un gioco continuo che coinvolge il pubblico facendo magicamente riconoscere i brani e le melodie benché queste vengano avvolte da una festa di note varie e danzanti all’unisono.

In quel delle Dolomiti il “maestro” ha suonato pezzi del suo album “Arrivano gli alieni“, e mentre con il personaggio Duccio Vernacoli ha ironizzando sulle traduzioni in toscano di canzoni di successi internazionali, lui poi, a sua volta, sempre in toscano, ha cantato pezzi come Strangers in the night, I will survive, My way, Pretty Woman e addirittura Let it be. Inoltre, se ancora non bastasse, ha reiterpretato dei canti popolari, delle filastrocche e persino delle sigle di noti film, cartoni animati e serie televisive come Pinocchio o Ufo Robot.

Sommerso da un autentico mare di applausi, prima della fine del concerto, Bollani ha voluto congedarsi addirittura con “Matilda” di Harry Belafonte, “spegnendola” poi genialmente nelle note di “Per Elisa“.

Il bis non è stato da meno, dato che il pubblico ha assistito ad un travolgente medley di Frank Zappa, Bobby Brown, Estate e il tormentone di un fantasioso e inesistente brano dedicato a Giorgio del Lago Maggiore, che è emerso più volte durante il lungo pezzo finale.

Insomma di tutto e di più nel mondo dei balocchi di Bollani, fatto di note che ti piovono addosso come perle preziose e di cui non te ne scrolli più, nemmeno a concerto finito, mentre di ritorno a casa ripensi inevitabilmente allo stupendo spettacolo a cui hai assistito e sorridi ancora e ancora, sentendoti comunque “arricchito” di musica e cultura senza esserti annoiato neanche per un istante. E queste cose, questi “miracoli”, solo grandi come Bollani riescono a farle.

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