L’altro giorno ho letto un articolo di Claudio Ferrante – Presidente e fondatore di Artist First – che poneva la sua attenzione sugli italiani che fanno parlare di sé, nel mondo della musica.
Leggendo avidamente il suo articolo, mi sono focalizzata su alcuni punti.
Perché i media in Italia non prestano la stessa dettagliata attenzione – ad esempio – ai Grammy, e ci “rompono i cabasisi” (come direbbe Montalbano) con estenuanti maratone su Sanremo?
Che in fondo di musica se ne occupa solo come di un accessorio di contorno, talvolta anche fastidioso, perché toglie l’attenzione al fulcro principale dello show.
Eppure i Grammy Awards – uno dei premi statunitensi più importanti al mondo per i risultati conseguiti nel settore della musica -, l’equivalente in musica dei ben più celebrati, dai media italiani, Oscar del cinema, meriterebbero la giusta rilevanza.
Nessun canale in Italia ha trasmesso l’evento, nemmeno in differita, anche se nella notte del 16 febbraio su quel palco hanno “trionfato” – tra gli altri – due connazionali.
Riccardo Damian – ingegnere del suono di Uptown Funk, di Mark Ronson feat. Bruno Mars – vincitore del Grammy come “Record of the Year” (uno dei quattro Grammy Award più prestigiosi, che premia l’artista e il suo team di realizzazione – del brano), e Tommaso Colliva – produttore dell’album dei Muse – “Drones” -insieme a Mutt Lange, che si è aggiudicato il premio come Best Rock Album.
Perché non citare due giovani italiani che arrivano ad aggiudicarsi un Grammy?
La risposta me l’ha data Ferrante – chiaramente – nel suo articolo. Perché nessuno – in Italia – pone la sua attenzione a tutti quei professionisti che lavorano nel mondo della musica, lavori che qui da noi non sono considerati nemmeno un lavoro. Spesso ci si sente dire: ”Sì, fai musica. Ok. Ma di lavoro, lavoro vero, che fai?”.
Non si ha la giusta percezione del “mestiere” musica. La musica che è al centro della vita di tutti, ma le cui professionalità non sono considerate come in tutti gli altri campi.
Questo per ignoranza culturale.
E quindi non c’è nemmeno da meravigliarsi se sul “famoso” Maestro Morricone si scriveranno – giustamente – fiumi di pagine per il suo Oscar – dopo quello alla carriera – finalmente conseguito, e due meno noti professionisti del settore, nonostante il prestigioso riconoscimento, passino in sordina, passino attraverso quel silenzio in cui operano tanti che fanno questo mestiere, schiacciati dall’ignoranza e dalla frustrazione, che vedono riconosciuti i propri meriti fuori dal confine italiano.
Eh già, perché Riccardo Damian e Tommaso Colliva, ad esempio, lavorano a Londra. Sono andati via da un Paese in cui se sei giovane di opportunità ne trovi con il lumicino, e se le trovi, gridi al miracolo.
Il mondo della musica ormai parla sempre meno italiano, perché non esportiamo quasi più nulla di nostro all’estero. E quando parla italiano, lo fa in silenzio.
Perché il nostro Paese è il primo a non “riconoscere” le sue eccellenze, e in alcuni casi la sua lingua stessa.
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