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mercoledì, Giugno 7, 2023

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DURAN DURAN: Dietro le quinte di Paper Gods

di Antonella Ciaccio

Prendi un cd (o un vinile, o una cassetta) e mettilo nell’apposito supporto per l’ascolto…

Un mondo di note, di suoni, di voci si diffonde nell’ambiente e quell’insieme, se funziona, riesce a trasportarti per minuti incalcolabili in un’altra dimensione dove il quotidiano lascia il posto a luoghi senza tempo né spazio.

Il più delle volte poi prendi la cover e leggi nomi di collaborazioni, location degli studi, ringraziamenti, marche degli strumenti utilizzati. Tutto si ridimensiona ad un prodotto che viene fuori dal lavoro di un team, di ingegneri del suono, di musicisti e tutte le maestranze che possono far sì che un’idea possa essere racchiusa, anzi compattata, in un piccolo cerchio che è il nostro cd.

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Sicuramente il sogno di ogni fan che si rispetti sarebbe quello di essere una piccola mosca nella stanza dei bottoni, quella dove queste idee aleggiano ora nitide ora sbiadite, ora convinte ora non più. Dove i suoni a volte stridono, a volte sono proprio quella sequenza armonica che stavi cercando…
Dove fogli e fogli di testi si accumulano sulla scrivania o sul divanetto (perché c’è sempre un divanetto per prendere una pausa, fare cinque minuti di siesta) dove vedresti intere righe cancellate e poi riscritte, virgolette dove si inseriscono nuove parole, simboli strani scarabocchiati in attesa dell’ispirazione.

E poi sentiresti ore e ore di discussioni ora accese ora pacate, e tante risate e qualche aneddoto del passato ma anche propositi e speranze per quando questo lavoro sarà concluso e potrà girare nelle case di chi aspetta la tua nuova creatura da un bel po’.

Ecco, qualcosa del genere è quello che capita quando si decide di fare un disco e ci si riunisce finalmente in uno studio per realizzarlo.

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Durante le session di registrazione di “Paper Gods”, il 14esimo album in studio dei Duran Duran, la band ha realizzato, grazie a Live Nation, un “dietro le quinte” che è stato pubblicato e che nei suoi sei minuti di durata mostra un sunto di quello che è stato il processo di realizzazione di questo lavoro.
All’interno del video ci sono, oltre ai componenti della band, anche altri protagonisti che hanno collaborato al disco come Mark Ronson, Lindsay Lohan e Nile Rodgers.

Nel cortometraggio è interessante apprendere come la realizzazione del disco, sviluppata dal 2013 alla data di pubblicazione, sia stata frutto di un processo ragionevolmente lungo in cui le tante idee, la ricerca di un sound avvincente ma anche di collaborazioni interessanti hanno fatto sì che il prodotto venisse fuori con alti livelli di standard e senza le lunghe attese che invece avevano richiesto per la realizzazione del precedente “All You Need Is Now”.

Questo, a quanto detto da Simon e compagni, è sicuramente dovuto anche al fatto che ormai i componenti della band sono molto ben rodati, una famiglia per dirla in modo semplice, e il loro modo di lavorare è diventato più snello, più fluido e sincrono, senza incorrere negli attriti che sicuramente nei tempi passati (quelli ad esempio della scissione Arcadia/Power Station) avevano minato la solidità del gruppo.

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E quando una band è ben salda anche chi vi ruota intorno  di conseguenza riesce a lavorare con serenità. Conosciamo la predilezione di Mark Ronson per questa band ma quello che più fa piacere ascoltare nel video è l’affermazione di Nile Rodgers che sente i Duran Duran come la sua seconda band dopo che tutti i componenti che con lui formavano gli Chic sono ormai scomparsi.

Questo video non fa quindi che rinnovare la forza di questo gruppo, la loro capacità comunicativa, la loro disponibilità a porsi senza filtri nei confronti del loro pubblico ma soprattutto dimostra ancora una volta che un buon prodotto, un disco ben fatto per dirla tutta, non si costruisce a tavolino facendo venire fuori le note da un algoritmo che studia le preferenze degli ascoltatori, mette insieme le parole più familiari e tira fuori dal cilindro magico il successo assicurato.

Un buon disco è frutto di sudore, di esperienza, di capacità di suonare (e non è una cosa scontata oggigiorno…) e soprattutto di amore per un lavoro che sarà pure meno faticoso di una miniera,
ma ne tira fuori di diamanti…e questi sì che sono per sempre!

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