Guardando le classifiche di vendita degli album più venduti, possiamo appurare che tante posizioni sono occupate da ristampe di cd pubblicati solo un anno prima, oppure sono raccolte, album classici, e giù di lì.
Quello che salta però subito all’occhio per l’anno appena trascorso, in particolare per il mercato americano, è che per la prima volta nella storia, la vendita dei dischi “vecchi” (per “vecchi” s’intendono gli album che sono usciti da più di 18 mesi) ha superato quella delle nuove uscite.
Nel giro di pochi anni il distacco tra i dischi “vecchi” e quelli “nuovi” si è andato via via assottigliando, a vantaggio dei primi, fino a permettere loro di superare i secondi.
Se si guarda il numero di copie digitali vendute, i dischi “nuovi” superano ancora i “vecchi”, ma sommando la vendita di disco fisico e digitale, il risultato resta a vantaggio di quelli vecchi.
Adele, con il suo nuovo album, 25, ha da sola contribuito al 6,3% delle vendite dei dischi nuovi. Dato particolarmente significativo.
Se diamo poi un’occhiata alla classifica FIMI degli album più venduti dello scorso anno, le prime posizioni sono occupate da artisti che hanno consolidato il loro seguito. Nelle prime 10 posizioni troviamo: una raccolta, un album registrato dal vivo, un gruppo che canta canzoni “vecchie” (Il Volo), e un artista (Mengoni) con due album nella Top10. Come dire che spazio per il nuovo ce n’è poco.
Ma la colpa di chi è? Degli ascoltatori che non osano? O degli artisti che osano ancora meno?
Intanto Adele, unica non italiana nella Top10 della Fimi, si piazza appena fuori dal podio.
Forse quando un album è DAVVERO di qualità, si compra ancora (“Anche” se è “nuovo”)?
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