di Giò Allegri
La grande guerra, viene chiamata (1914-1918).
Come se fosse possibile che ne esistessero di “minime“, ma in realtà c’è una ragione.
Per la prima volta nella storia, un impressionante numero di giovani fu falciato, annientato, cancellato, in nome di un conflitto che ebbe estensione imponente e disastrosa. Una guerra di trincea, con una coda di perdite inutili e spaventose sofferenze che lasciò impronta profonda, ma evidentemente non bastevole, considerando che di lì a breve un’ altra guerra si sarebbe scatenata, nei medesimi luoghi, dando origine ad una distruzione anche maggiore.
Cosa ci resta oggi? Commemorazioni (poche e sempre più circoscritte), qualche discorso, pochi ricordi personali a causa della ormai lontananza temporale. Fotografie sbiadite in luoghi pubblici, dediti al ricordo, oppure in chiese dove la pietà popolare non osa rimuovere quei volti scoloriti e talvolta rosicchiati da muffe e tempo trascorso.
Lo scorso anno mi trovavo nel Regno Unito, in ottobre, ed ebbi modo di vedere, presso la Torre di Londra, un’installazione temporanea in memoria della Grande Guerra: la realizzazione era dell’artista Paul Cummings, (coadiuvato dal designer Tom Piper) in occasione del centenario dell’avvenimento storico, ed aveva per titolo “Blood swept land and seas of reds”.
Ne fui molto colpita.
Nelle giornate precedenti l’inaugurazione, una squadra di giovani posizionava nel prato un immenso numero di papaveri rossi in ceramica, che simboleggiavano i soldati inglesi morti durante quegli anni, più di 888.000, ed il colore rosso serviva a ricordare lo spargimento di quel sangue. Fui incantata dai gesti, lenti e continui, di quella gioventù al lavoro.
Mi chiesi se si rendessero conto che quei fiori erano icona del male di un secolo precedente. Mi domandai se stessero pensando a quante guerre popolano, ancora e tuttora, il nostro pianeta. E quando ritornai, dopo qualche giorno, a vedere la mostra, dopo l’inaugurazione, pensai che raramente un’ installazione contemporanea mi aveva fatto riflettere così tanto per la sua bellezza e per la sua verità.
Nella Prima Guerra Mondiale persero la vita oltre 37 milioni di persone. L’installazione, al termine dell’esposizione, è stata messa all’asta. I fiori sono stati venduti per raccogliere fondi, destinati, in parte, ad opere di bene
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